NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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L’occhio della civetta

di Italo Francesco Baldo

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L’occhio della civetta

“Il mondo è tondo” può significare anche che cammina..cammina, ti ritrovi sempre al punto di partenza”

È questo uno degli aforismi che Laura Trevisan ci “regala” nella sua nuova pubblicazione (Este Edition-Ferrara, 2015) L’occhio della civetta (ma solo perché non conosco il rigogolo. Un piccolo libretto, ma che, come sempre non va giudicato dal dal numero di pagine ma dalla facilità con il quale lo si può intendere. Questo è il primo pregio del testo di Laura Trevisan: è facile, ma di quella facilità che con l’aforisma invita ad una complessità d’analisi e di riflessione che diventa man mano sempre più complessa. Il mondo è tondo, diceva il filosofo I. Kant nel suo Progetto per la pace perpetua e dobbiamo sempre considerare che per quanto soli, incontreremo sempre un altro uomo, per questo egli deve essere cosmopolita, ma senza l’eccesso di un dovere assoluto di ospitalità. Laura ci indica invece, che torniamo sempre al punto di partenza. Quale sia per l’aforistica scrittrice non ci è dato sapere, ma se ognuno di noi ben s’interroga, ben conosce se stesso direbbe Socrate, allora con facilità individuerebbe che il punto di partenza è sempre e costantemente quello di dare “senso” alla propria vita e trasmetterlo a chi ci circonda. Questo inizio: il giorno natale? per cui dobbiamo, nella vita anche quella quotidiana, sempre essere neonati, ovvero capaci di cogliere con disponibilità quello che vivremo? Questo inizio: la creazione? e quindi comprendere che il nostro mondo è eccezionale e che dobbiamo conservarlo, pregando, come faceva San Francesco d’Assisi, oggi troppo citato ad usum deplhini? Questo inizio, il matrimonio, la laurea, il sesso, un bimbo che sta per nascere? Sempre ci troviamo ad un punto iniziale e proprio per questo il grande Aristotele aveva parlato di un Motore Immobile alla base di tutto ciò che esiste, questo motore che è da contemplare, è letto da San Tommaso d’Aquino come il Dio cristiano, quello che il lume natural sempre intende e che la fede discopre come creatore e Colui che, rivelandosi, ha portato l’umanità a comprendere che può salvarsi, ma deve sempre tornare al punto di partenza, quello del fondamento stesso della vita.

Poche righe di Laura Trevisan suscitano pensieri diversi, colgono della realtà che viviamo e che ci circonda il senso, talora anche con una staffilata di chi, con cuore ferito, ma indomito, continua la sua ricerca.

L’occhio della civetta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La donna e lei vive la condizione di donna, ma senza quel piagnucoloso femminismo che si considera sempre e comunque frustrato dai maschi e che cerca la redance: “La maggior parte delle donne che si lamentano non sono vittime che di se stesse e della loro inerzia mentale”. Ci ricorda a p.17 Laura Trevisan e molto ci sarebbe da dire su questa inerzia, che si trasforma in violenza, quando si affermano diritti che tali non sono o quando tutto deve solo ruotare attorno a se stessi, dimenticando il mondo. Ma, soggiunge Laura: “Non fate mai arrabbiare una madre. O preparatevi a subirne le conseguenze” e questo dovrebbero comprendere i mariti, i Kompagni quando girovagano in cerca di novità.

L’occhio della civetta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)L’aforisma ci desta con le sue parole, che compaiono spesso quando si è soli nella notte a guardare dentro di sé e dentro il mondo ed è un pensiero, quello che ci illumina, anche senza tante digressioni e annotazioni, basta uno sguardo alla notte stellata per comprendere il senso dell’uomo, che non si potrà mai dire del tutto, ma è tutta la nostra saggezza: “La saggezza è non dover più fare i conti con tuo passato, né col tuo futuro, ma solo col tuo presente”. E allora la storia … le storie? Tutte inutili se non danno saggezza, in altre parole non sono realtà viva in noi. La storia è vita della memoria, attualità del passato e coscienza del futuro non le troppe pagine scritte dagli intellettuali che premettono la loro idea e guardano il mondo, anche quello passato e futuro, come se fosse fatto a loro immagine e somiglianza. Novelli demoni di un sapere che non serve altro che a far carriera, quando va bene o a illudersi di essere appunto degli intellettuali, capaci di decidere come debba essere il mondo e spesso non governano nemmeno se stessi, figuriamoci una famiglia o peggio una società? Così: “Viviamo in un’epoca in cui le parole hanno sostituito la vita, sommergendoci”. Mai che sia sufficiente un silenzio o poche parole, un pensiero, che se colto, diviene aforisma della vita. Certo siamo più attratti dal rigogolo uno dei più belli tra gli uccelli e il cui canto può incantare, ma il rigogolo è la moda, noi abbisognano “di trasmettere ciò che siamo, non ciò che diciamo”.

L’occhio della civetta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Per questo alla sera compare la civetta e non il rigogolo, e ci invita alla saggezza, perché il suo occhio penetra la notte, la notte in cui l’uomo è quasi costantemente avvolto, quando non sa cogliere quel lumicino che dentro di lui gli fa considerare che la vita è ricerca della felicità, ma questa “non ha parole per esprimersi”.

 

L’occhio della civetta (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Laura, L’occhio della civetta, Ferrara, Este-Edition, 2015

Laura, La ragazza che rincorreva i sogni, Vicenza, Editrice Veneta, 2014

 

nr. 04 anno XXI del 6 febbraio 2016



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