NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Imprenditori verso la scuola: tentativo di formare

Sia Confindustria che Confartigianato, per vie diverse e però con le stesse finalità, lavorano per prospettare agli studenti un futuro realistico scandito da quella che dovrebbe essere la preparazione migliore – Risposte solo parziali anche se la materia è fondamentale – Il preside del Brocchi: “La prima formazione? per gli insegnanti…”

di Giulio Ardinghi

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Imprenditori verso la scuola: tentativo di formare

A fine mese si esaurisce anche il conto alla rovescia per le iscrizioni alla scuola superiore, appuntamento cruciale per le migliaia di ragazzi che escono dalla media anche perché la prospettiva sul futuro continua ad essere troppo spesso per tutte le famiglie una specie di rebus che si tenta di risolvere il più delle volte non tanto tenendo conto delle previsioni di lavoro future quanto dell’aspettativa individuale: se c’è una strada già tracciata che si può tentare di perseguire, si va in quella direzione. Né si può dire che contribuisca molto alla chiarezza delle decisioni quel parere di collegio che la scuola fornisce ai genitori per ciascun ragazzo: la tendenza rimane comunque quella appena descritta: decidere qualcosa di diverso.

Quello dell’orientamento è un tema tanto serio da indurre le associazioni produttive come industriali e artigiani a produrre un programma di promozione molto intenso rivolto appunto a prospettare il futuro vicino per ciascuna possibile aspirazione di lavoro. Questa attività consiste in centinaia di persone coinvolte, un calendario di incontri fittissimo, nel caso della scuola media anche i genitori coinvolti, nel caso degli insegnanti sempre di questo livello veri e propri corsi di formazione, e in fondo a tutto un disegno preciso che viene offerto: la simulazione delle più varie situazioni imprenditoriali e di lavoro con il prospettare come e con quali mezzi un’azienda può nascere e poi svilupparsi. È un provare e riprovare come allo specchio tutti i parametri che presumibilmente pesano sulle scelte di un imprenditore e su quelle di un giovane che si avvicina al mondo del lavoro avendo come prospettiva, comunque, quella di un possibile accesso agli studi universitari non più scanditi a diversa velocità dal tipo di indirizzo della scuola superiore di provenienza. Il che vuol dire che non esiste più quel fossato così accentuato in passato che voleva nettamente divisi nel rendimento presumibile gli studenti delle scuole tecniche da quelli dei licei. Le cose non stanno più così, è evidente, ma se continuiamo a parlare di scuola superiore la risposta prevalente all’offerta di formazione proveniente dal mondo produttivo non arriva dai licei, ma dalla scuola tecnica.

In tutto questo si inserisce un problema di non lieve entità che è quello degli insegnanti disposti o non disposti ad accogliere queste esperienze esterne alla scuola come una opportunità preziosa. Non è un caso se Gianni Zen, il preside del liceo Brocchi, punta la maggiore attenzione proprio su questo tema: le iniziative delle associazioni produttive sono interessanti e stimolanti, ma è certo che per avere effetto bisogna allargare il concetto al fatto che la scuola e gli insegnanti hanno bisogno di formazione e informazione -dice- e il crollo delle iscrizioni universitarie dimostra che è il sistema complessivamente a chiedere interventi e rimedi adeguati.

Imprenditori verso la scuola: tentativo di formare (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)IL CONCETTO DI EDUCAZIONE- Forse ne siamo ancora lontani, forse la scuola continua a camminare lungo un binario più inerziale che di costruzione e non c’è da stupirsi se i passi che vengono mossi nella sua direzione rimangono troppo di frequente senza molti ritorni di… ascolto. È un fatto, e lo testimonia Cristian Zoppini responsabile del settore per la giunta di Confindustria Vicenza, che l’ascolto rivolto dal mondo della scuola alle iniziative degli imprenditori è ancora di minoranza. Minoranza di nicchia, sia ben chiaro, perché le scuole tecniche e quei pochi licei che si sono fatti coinvolgere dal progetto hanno mostrato un interesse molto alto ed una forte disponibilità a collaborare e imparare. Indubbiamente in gioco ancora una volta c’è il capitolo inevaso e insoluto dell’educazione, concetto che dovrebbe essere alla base dell’istruzione. Ne siamo ancora lontani. Vero è che tutto il ragionamento non si fa se non considerando la necessità di correzione che è il sistema scolastico a sentire per primo come un’esigenza a cui però non trova risposte. Se è vero come è vero che il sistema delle nomine si è ingessato al punto da portare l’insegnante nominato alla cattedra designata oltre due mesi dopo l’inizio dell’anno scolastico. Non ci si può non chiedere perché questa tendenza aumenti invece di diminuire e anche perché non si trovi il capo della intricatissima matassa identificando magari con nome e cognome chi non fa il proprio dovere e dove si annida. Troppo facile la non identificazione dovuta al fatto che le regole sono amministrate dal governo. Cristian Zoppini, che è imprenditore di ruolo, questa domanda se la fa, ovviamente, e si domanda anche se sarebbe necessario introdurre nella scuola quello che in una qualsiasi azienda è presente per definizione: il premio di produzione. Indubbiamente qualcosa va fatto sotto questo aspetto e l’apertura alla soluzione premiale di certe fasi del lavoro pubblico -e non solo nella scuola- sicuramente contribuirebbe a migliorare la situazione. Per quanto riguarda il progetto di Confindustria, come vediamo qui di seguito, trova la maggiore accoglienza dove? Dal punto di vista del territorio prima di tutto a Schio/Thiene e Bassano, tradizionali punti produttivi importanti; dal punto di vista della tipologia scolastica, più istituti tecnici che licei. E anche qui bisogna dire che il concetto di educazione/scuola va richiamato con una certa convinzione: partendo dalla formazione, di famiglie, insegnanti, ragazzi, si arriva immediatamente alle scelte di vita e in questo ambito all’equivoco ancora permanente di considerare i licei come strada certa per l’università. A parte il fiato grosso che l’università sta manifestando in questi anni perdendo iscritti in continuità, continua a prevalere per le famiglie l’aspettativa, la prospettiva che si ritiene tradizionalmente più affidabile. Ma il mondo è cambiato, non ci sono più limiti di accesso alle facoltà universitarie ed il mondo dell’imprenditoria ha capito tutto questo in anticipo impegnandosi proprio per questa ragione in una offerta di informazione, formazione e aggiornamento che ha un grande valore. Peccato che a capirlo sia una fetta ancora minoritaria del mondo della scuola vicentina. Concetti come motivazione, responsabilizzazione, voglia di confronto sono sicuramente quelli che compongono la migliore ricetta per scongiurare il letargo mentale nel quale sembriamo precipitati da anni.



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