NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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La gatta sul tetto è… un dramma familiare

In scena a Thiene un classico del ‘900, che porta in primo piano ipocrisia, omosessualità e alcolismo. Se nella pellicola i protagonisti furono Paul Newman e Liz Taylor, al Comunale applausi Vittoria Puccini e Vinicio Marchioni. È lui ad attraversare con noi l’intensità del testo di Tennesse Williams

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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La gatta sul tetto è… un dramma familiare

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

La gatta sul tetto è… un dramma familiare (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)La stagione della prosa al Teatro Comunale di Thiene è proseguita con un grande classico del teatro del ‘900, “La gatta sul tetto che scotta” di Tennessee Williams. Opera teatrale in 3 atti (qui allestito come atto unico), il testo viene scritto nel 1954, debutta nel ’55 e nello stesso anno vince il Premio Pulitzer, il secondo per l’autore, dopo “Un tram che si chiama Desiderio”. Dramma familiare fondato sui temi dei falsi equilibri interpersonali, ipocrisia, omosessualità, alcolismo, il testo viene riproposto al cinema nel ’58 con la regia di Richard Brooks (che sempre nel ’58 firma anche “Karamazof”) con protagonisti Paul Newman nella parte di Brick e Liz Taylor in quella di Maggie. In questa versione italiana Maggie è interpretata da Vittoria Puccini e Brick da Vinicio Marchioni.

 

Il testo teatrale differisce abbastanza dalla versione cinematografica con Paul Newman e Liz Taylor, per via delle censure e del codice Hays a cui il cinema americano era costretto. Nonostante il film sia un capolavoro la mia impressione è che non solo la forza del testo sia stata molto indebolita nel film ma anche la carica della dinamica tra i personaggi, che invece nella versione teatrale è davvero molto più densa. Quando hai affrontato il testo qual è stata la cosa che più ti ha colpito rispetto al film?

La gatta sul tetto è… un dramma familiare (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Vinicio Marchioni: “Che non c’entrava niente! Noi siamo andati a riprendere proprio la versione teatrale di Tennesee Williams e ci ha colpito molto il fatto che avesse messo questo protagonista con la gruccia, con questo handicap fisico, questo incidente che ci è procurato la notte prima. Abbiamo fatto sì che questa immobilità fisica fosse un’immobilità dell’anima, da questo abbiamo cercato di costruire quest’uomo che veramente non vuole fare niente; ecco io ho sempre pensato che questo sia un protagonista che non vuole fare lo spettacolo, se fosse per lui se ne starebbe sdraiato sulla chaise-longue a ubriacarsi per tutto il tempo finché non arriva il “click” per non pensare più. E invece gli piombano tutti dentro la camera".

Tennessee Williams è sempre ricchissimo di sottotesto, usa le parole e il contesto in cui le mette in un modo che possono essere usate e riutilizzate per creare situazioni sia drammatiche che grottesche: certe volte veramente basta un’intonazione per cambiarne completamente il significato. Immagino che sia per i registi che per voi attori sia un’occasione continua di rinnovamento e ribaltamento del registro perché veramente è molto versatile.

“È un autore che dopo aver fatto “Un tram che si chiama desiderio ” con Latella un po’ lo conosco e devi avere una fortissima idea di regia per metterlo in scena perché sennò lui ti mangia proprio, è più forte di tutto. Le ambientazioni che lui fa, il sud America, il blues, le colonne sonore e i rumori forse sono l’unica cosa in cui i suoi testi sono un pochino datati, ecco perché credo sia fondamentale avere un’idea forte di regia: per rispolverare tutta la grandissima contemporaneità e universalità. È meraviglioso avere la possibilità, come attore, di ritornare in scena sera per sera e riscoprire alcune cose solo alla 50°o 60° replica perché non finisci mai con lui".

La gatta sul tetto è… un dramma familiare (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ci sono altre pièce celeberrime di Tennessee Williams che raccontano in maniera spietata le dinamiche familiari nell’ambito della società americana: “Un tram che si chiama desiderio” o anche “Improvvisamente l’estate scorsa”. Lui rade al suolo ciò su cui si regge l’America, il valore della famiglia, senza inventarsi nulla però: l’ipocrisia che racconta è reale e concreta e proprio per questo è disturbante ma coinvolgente. Quali sono i commenti del pubblico che ricorrono di più?

“Rimangono molto colpiti dal fatto che sia estremamente contemporaneo perché, come dici tu, è uno di quegli autori che è riuscito a mettere a fuoco, anzi a ferro e fuoco, veramente, l’istituzione familiare e chiunque, in tutto il mondo, ci si ritrova o ritrova qualcosa nel padre, nel figlio o nella figlia. Il commento più ricorrente è questo. Poi durante lo spettacolo, ma da Nord a Sud proprio eh, è uguale, ti rendi conto che le persone entrano dentro. Io penso che il primo atto di questo spettacolo sia uno dei più difficili della storia del teatro; superato il primo quarto d’ora, uno riesce ad avere le coordinate a livello di pubblico e di quello che sta guardando e ti rendiconto che piano piano, come inizia il secondo atto, le persone ridono, riflettono, piangono, entrano dentro a 360°. È uno spettacolo che sta coinvolgendo e ha coinvolto veramente dagli universitari ai 70enni e colpisce tutti, questa cosa è meravigliosa ed è dovuta alla scrittura di Tennessee Williams".

La gatta sul tetto è… un dramma familiare (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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