NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Medea e la magia del teatro

Intervista a Barbara De Rossi e al regista Francesco Branchetti che hanno portato in scena a Lonigo uno dei testi classici della drammaturgia

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Medea

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

Medea (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La stagione della prosa del Teatro Comunale di Lonigo si è conclusa con un testo classico, la tragedia “Medea”, nella versione del drammaturgo francese Jean Anouilh. Protagonista Barbara De Rossi che ha coinvolto il pubblico in una convincente interpretazione. Sul palco con lei anche Lorenzo Costa nella parte del re di Corinto, Creonte, Tatiana Winteler in quella della nutrice di Medea e il regista Francesco Branchetti che ha vestito i panni di un intenso Giasone.

 

 

La musica di fondo è molto inquietante, anche se si continua a parlare di rumori di festa e sensazioni di gioia. Abbiamo l’angoscia e l’odio di Medea che sono già predetti dall’inizio.

Francesco Branchetti: “Le musiche sono originali e sono state composte da Pino Cangialosi e hanno un doppio significato: accompagnamento a ciò che accade e musica dell’anima del personaggio di Medea, come se ci fossero due partiture. Quella di Medea è una musica che viene dal dolore, l’inquietudine della maga, Medea è una maga straordinaria e selvaggia: molti riti richiamano ai riti magici della Colchide, di amore e di sventura. Abbiamo fatto una grossissima ricerca anche dal punto di vista della magia tra tutte le medee che esistono, non solo in drammaturgia: ha scritto di Medea chiunque, da Marguerite Yourcenar,  esistono romanzi, poesia, esiste un dato storico e uno leggendario. È chiaro che la Medea di Anouilh riprende quella di Euripide però ho cercato di infondere in questa Medea il significato del suo mito e accorpare la magia, l’origine barbara e straniera, in contrapposizione con Corinto, che è la città delle regole, delle leggi, i suoi motori di convenienza: Creonte vede Giasone come un disertore e uno scompaginature di un ordine costituito che, chiaramente, non prevede una storia d’amore con la regina della Colchide, che per i Greci era quel nulla, un magma indistinto, che circondava la Grecia”.

Questa straniera caucasica che comunque rappresenta una forma di razzismo tutt’oggi esistente: penso anche a Nikita Michalkov che fece il film “12”, remake di “La parola ai giurati” di Sidney Lumet con Peter Fonda. Nella versione di Michalkov il presunto colpevole era un ragazzino ceceno: Quanto il pregiudizio può influire.

Michalkov è anche un grandissimo regista teatrale, io ho calcato molto anche sul rapporto Creonte- Medea, l’autodifesa che ha il mondo nei confronti di ciò che non conosce, che vede con diffidenza e paura. Ho tentato di rendere, questa è la sfida più grossa, il personaggio di Medea il più umano e vicino possibile: questo straniero è altro ma è anche uguale, ha le stesse emozioni”.

Barbara De Rossi: “Alcuni storici dicono che i figli li hanno uccisi i corinzi e non Medea ma che nella leggenda è raccontata così e tutti l’abbiamo abbracciata così”.

Nel secondo atto c’è questa lunga lite tra marito e moglie in cui si dicono delle cose terribili, effettivamente i sentimenti sono gli stessi.

Medea (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)FB:“Ho cercato di portarlo il più vicino possibile alla situazione dell’uomo e della donna oggi: un uomo estremamente in difficoltà e in fuga. Quasi tutti i miei spettacoli sono sulle donne: ho fatto il “Girotondo” di Schnitzler qualche anno fa, che ha vinto il premio come miglior spettacolo dell’anno, interpretato da una sola attrice e tantissimi uomini: la storia di una specie di vivisezione di tutto quello che gli uomini fanno alle donne. A me piace molto indagare la donna che tenta di fare dei passi e l’uomo che la frena e la blocca, pieno di paure e secondi fini”.

 Le cose che si dicono sono delle verità. La verità la percepiamo come qualcosa di salvifico, qui invece abbiamo la sensazione che faccia parte di una specie di arsenale di artiglieria pesante.

BDR: “Hanno goduto del male insieme però poi alla fine, come tanti maschi, dice “la colpa è tua, tu volevi uccidere, tu sei sbagliata”. Non è così perché lei è una vergine della Colchide che lui ha preso e che per amore ha truffato mentito e ucciso e che poi però non va più bene. Quindi la verità che si sputano in faccia è la verità della storia, perché non è che lei è cattiva ed è nata cattiva”.

Tornando al discorso sul “diverso” e sull’ “estraneo da noi”: un uomo e una donna sono diversi, si dicono praticamente le stesse cose. Come è possibile che mostrando questa uguaglianza dell’essere umano si crei comunque un pregiudizio che allontana?

FB: “Nella scena ho tentato di suscitare nel pubblico il pensiero che possano abbracciarsi in ogni momento ma non è possibile, come se ci fossero delle regole preesistenti ai sentimenti. Io dico sempre che è un miracoloso sfiorarsi e poi siamo campioni del mondo nel perdersi”.

Come se la società avesse dei sistemi di autoconservazione che però porta alla separazione.

FB: “Al dolore, alla separazione, ai conflitti ecc ecc ecc”.

 

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