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Interventi

Il sogno infranto e il coraggio che non c’è

di Mario Giulianati
28 maggio 2016

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Interventi

Il sogno infranto e il coraggio che non c'è

 

ZANETTI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Il Vice Ministro Enrico Zanetti che, pur rappresentando, politicamente, un esiguo drappello di aderenti e sostenitori del suo Movimento, Scelta Civica, entra, da qualche tempo, spesso nella vicenda delle Banche Venete, e una buona ragione per via del fatto che veneto lo è anche lui. Ed è anche socio di Veneto Banca. Va anche detto che ben pochi politici, veneti e non veneti, si sono interessati alla sorte di queste due banche e l’interesse, a livello superiore si è rivelato all’or quando, con manovra ardita, non si sa bene da chi orchestrata, Atlante, questo straordinario e altrettanto misterioso, almeno per me, strumento finanziario, si è fatto promotore, extra Borsa, della acquisizione della Banca Popolare di Vicenza, senza colpo mancare, e tutta in un solo boccone. Del disinteresse del Ministro Padoan si possono capire le ragioni: la Germania non lo permette e lui nulla ci può fare. E queste sono le regole. Ma il buon senso consigliava anche di non agevolare operazioni come quella di Atlante senza un minimo di garanzie verso i 120.000, o poco meno, soci della ex Banca Popolare vicentina in modo che questi potessero almeno limitare le loro perdite di un qualche cosina. Ma, al contrario, nulla di nulla e Atlante, con dieci centesimi di euro per azione, si è presa il 99.33% della Banca. Scrive su VVOX Enrico Zanetti «Esprimo il più vivo apprezzamento per la decisione assunta sull’azione di responsabilità dal nuovo consiglio di amministrazione di Veneto Banca che nell’ultima assemblea ho concorso ad eleggere insieme a tanti altri piccoli azionisti». Così, con una sua nota, il segretario di Scelta Civica e viceministro all’Economia, Enrico Zanetti.

ZONIN (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Rinnovo sconcerto e indignazione per l’opposto atteggiamento del consiglio di amministrazione di Banca Popolare di Vicenza. Due storie simili, due comportamenti diversi, a riprova una volta di più del fatto che la differenza, come sempre, la fa il coraggio, la trasparenza e la qualità delle persone». Mi pare proprio che il Vice Ministro abbia ragione. In tutta la vicenda relativa alla banca vicentina, vi è un filo – il colore non conta assolutamente - che lega fatto dietro fatto ma tutti questi conducono inesorabilmente alla presa di possesso praticamente totale, di una banca fino a poco tempo prima ritenuta la decima banca italiana. Dalle garanzie inviate a tutti soci dove veniva affermato che l’azione valeva veramente 62,50 € l’una, e non era vero, al momento in cui una assemblea veniva praticamente obbligata, mica con i mitra ma con la velata minaccia di una catastrofe, ad accettare che l’azione fosse ridotta a 48€, alle dimissioni di un presidente il cav. del lav. Dott. Gianni Zonin che però indicava l’uomo nuovo e il salvatore nella persona del dott. Dolcetta, a un Consiglio di Amministrazione che faticosamente sostituiva, lentissimamente, qualche componente della vecchia squadra, al cambio del CD dopo la “cacciata” del Direttore Generale Sorato, con il dott. Iorio, venuto da lontano a mettere mano alle faccende vicentine, l’uomo del passaggio in Borsa ma mai giunto a portare la Banca in Borsa, al valore fissato per il recesso, in 6,30 € all’azione comunque dichiarando che la banca non avrebbe sborsato un centesimo per comperarle, fino alla indicazione incomprensibile della “forchetta” fissata tra 0,10 e 3 €, accompagnata dal rifiuto, da parte della presidenza, di procedere, prima della ricapitalizzazione, con l’azione di responsabilità verso il vecchio vertice bancario, facendo così crollare l’ultimo barlume di fiducia, tutto questo e altro ancora è servito solo a distruggere il tessuto societario e ad aprire la strada, maestra, ad Atlante. Il tutto in poco più di un anno senza mai che fossero chiamati in causa i controllori dei bilanci e delle attività finanziarie della Banca.

IORIO_E_DOLCETTA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Cioè i Revisori dei Conti. Nonostante le ripetute dichiarazioni del duo Dolcetta - Iorio che un lumino in fondo al tunnel c’era nessuno parve accorgersene. Ma in realtà se vi era vi fu anche chi si occupò di spegnerlo del tutto. Di sicuro vi è che i “nuovi” vertici e i “vecchi “ vertici le prebende sostanziose se le sono prese o se le stanno prendendo. Nella piena, o quasi, indifferenza del mondo politico veneto e in buona parte anche nazionale. Con qualche lodevole eccezione.

donazzan (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)L’Assessore Elena Donazzan (FI) che si fa portavoce presso il Presidente Zaia delle istanze dei soci della Popolare, oppure il Vice Ministro Enrico Zanetti quando dice “la differenza, come sempre, la fa il coraggio, la trasparenza e la qualità delle persone” pronuncia una sacrosanta sentenza: il coraggio dei soci ingannati che non si è rivelato se non minimamente; la trasparenza negli atti degli amministratori, quelli di prima e quelli di oggi, che non pare essere esistita e che ho l’impressione che ora non esista per nulla; la qualità di quanti avevano responsabilità e l’hanno ora che appare assai modesta rispetto il livello dei ruolo, e delle prebende, che ricoprivano e ricoprono.

CAPPELLETTI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Oppure il Senatore Enrico Cappelletti del M5S quando scrive (VVOX) «Il Governo non può continuare ad ignorare i 118 mila soci di BpVi e gli oltre 80 mila di Veneto che hanno perso tutti i loro risparmi, gli unici al momento a pagare lo scotto degli scandali finanziari di Consigli d’Amministrazione senza scrupoli e di organi di garanzia che hanno abdicato alle loro funzioni». Questo 2016 doveva essere l’anno dei festeggiamenti per il 150° anniversario della “nostra” banca. Invece è l’anno di un funerale e della nascita di un’altra banca, che non è più la nostra ma non si sa bene nemmeno di chi è o di chi sarà. Non si usano più le colonne della vergogna ma in tantissimi cuori e cervelli di veneti e anche di altre genti, vi è scolpita una lapide della infamia, invisibile ma reale, con uno dietro l’altro incisi i nomi di coloro che per imperizia o per malizia hanno distrutto il sogno di tantissime persone per bene. 

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