In ogni appuntamento espositivo di Miraldo Beghini ritorna in piena luce l’attività complessa e ampiamente riconosciuta d’incisore, ceramista e pittore, tenute unite dalla sua padronanza nei diversi mezzi espressivi, dalla sua esperienza e dalla precisa formazione, che avvenne a Venezia sotto la guida di Miro Romagna e di Santomaso. Quindi l’incontro con i maestri Oskar Kokoscka a Salisburgo, all’Accademia Internazionale e con Emilio Vedova che lo volle come assistente all’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Se si può considerare unita l’intera opera di Beghini nella varietà dei temi e nel loro avanzare, i dipinti anche nell’affinarsi dello stile negli anni, tracciano un filo conduttore con le immagini precedenti, e da queste a quelle attuali come un percorso di un unico ciclo.
Nelle composizioni dalle forme “disarticolate” Beghini mira ad uno spazio che nel raccoglierle le mantiene unite, anche nello sviluppo verso l’alto e il basso, negando a loro una separazione. Le immagini conservano lontane memorie di figure, forme tridimensionali, sagome e volumi in percorsi lineari e curvilinei. Alcuni elementi memori di appartenere ad una figura nel convivere si scontrano con l’esito di un campo visivo di continue relazioni: concentrano un’energia che influenza dinamicamente lo spazio rendendolo mobile. Beghini assicura un cromatismo leggero alle forme negli accordi tra l’azzurro e il rosa, e gialli teneri, ed accorda l’intensità del blu nell’accendere il rosso con un’evidenza intensa da protagonismo assoluto.