NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ci dà speranza sapere che… Schio c’è

Ancora un libro che Stefano Tomasoni ha dedicato alla sua città. Una serie di riflessioni su passato, presente e futuro del centro laniero

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Finché c'è Schio c'è speranza

Credere che Schio sia una piccola cittadina di provincia, pedemontana e chiusa dai monti che la dividono dal Trentino, rustica di carattere e lontana dai crocevia delle reti di comunicazione sarebbe, secondo l'opinione di Stefano Tomasoni, una fesseria bella e buona. È questa la tesi dalla quale l'autore scledense è partito per dare alle stampe la sua nuova uscita in libreria dal titolo vagamente ironico Finché c'è Schio c'è speranza (Edizioni Rumor), nella quale racconta le proprie riflessioni sul presente, passato e futuro di un centro di grande importanza per tutta la provincia. La città di oggi è molto diversa da quella di una o due generazioni fa: sempre di più sono gli scledensi acquisiti, arrivati da altre parti del Veneto, d'Italia o del mondo. Gli stranieri sono il 12 per cento della popolazione. E i giovani di oggi viaggiano di più, vanno a studiare all'estero, quasi tutti hanno reti di amicizie e di relazioni estese in tutto il mondo. E poi c'è la storia a testimoniarlo: basta dire Alessandro Rossi.

Finché c'è Schio c'è speranza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Più in piccolo, a livello di curiosità, si può ricordare il figlio Gaetano, che nel 1893 portò a Schio la prima automobile entrata in Italia, acquistata direttamente a Parigi da monsieur Peugeot. O, tornando in tutti i sensi a volare alto, si può ricordare il conte Almerico che nel 1905 fece alzare a Schio il primo dirigibile italiano. In tempi più vicini, a metà anni Settanta fu qui che la Dc locale, capendo che i tempi stavano cambiando, aprì in modo inedito a socialisti, liberali e repubblicani e fece partire una prima esperienza di quel quadripartito che dopo poco sarebbe diventata soluzione gettonata a livello nazionale per tutta l'ultima fase della Prima Repubblica. E nel 2014 è sempre qui che si è registrata la prima storica sconfitta del centrosinistra nel cuore vicentino del centrosinistra, per di più a opera di un sindaco e di una coalizione civica, senza riferimenti diretti a partiti. Sul versante sportivo la squadra di basket femminile più forte d'Italia, capace di collezionare scudetti e coppe e di vincere da trent'anni grazie a Marcello Cestaro che riesce a tenere il Famila ai vertici italici di questo sport. Vogliamo parlare di religione e spirito, visto che in fondo siamo sempre in provincia di Vicenza? Un giovane prete passa in trent'anni da una parrocchia di Schio al Vaticano, Segretario di Stato e uomo di fiducia del Papa, pensando al fatto che a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta a Schio c'era il futuro cardinale Pietro Parolin, oggi effettivo numero 2 della gerarchia ecclesiastica e con qualche possibilità di salire al soglio pontificio se il prossimo Papa tornasse a essere italiano.

Prendiamo la Schio degli ultimi tre anni - scrive Tomasoni nella lunga introduzione del libro, suddiviso in brevi capitoli che poi sono null'altro che la riproposta degli articolo già comparsi sul mensile - . Sono stati tre anni densi di fatti e di novità. Anni tosti. Che potrebbero essere divisi in due parti uguali: diciotto mesi da una parte e diciotto dall'altra. In mezzo, il momento topico delle elezioni Amministrative, nella primavera del 2014, quelle che hanno consegnato alla città un risultato storico: la sconfitta del centrosinistra e la vittoria dell'alleanza civica guidata da Valter Orsi. Tre anni che, dal punto di vista politico, hanno segnato l'ultima fase di una lunga, lunghissima stagione di governo e la prima fase di un nuovo corso, ancora in divenire e dunque impossibile da valutare. In tutti i casi, un cambio di direzione radicale. Una scossa che ha prodotto una mezza rivoluzione negli equilibri di potere locali. Nel 2014, invece, è successo l'imprevisto: dopo un primo turno nel quale il centrosinistra aveva chiuso con il candidato sindaco Dario Tomasi abbondantemente in vantaggio con il candidato sul secondo arrivato Valter Orsi, al ballottaggio si è verificato l'inatteso sorpasso da parte dell'avversario, autore di un recupero che ha lasciato tutti sorpresi, compresi gli stessi sostenitori del vincitore. E ha lasciato completamente basiti quelli della maggioranza uscente. Una piccola rivoluzione, sotto tutti i punti di vista. Un cambiamento a 180 gradi (nel senso che chi stava sopra è finito sotto e viceversa), verificatosi in curiosa coincidenza con la Schio di un secolo fa, di quell'inizio di Novecento già citato sopra.

Finché c'è Schio c'è speranza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Nel 1908 un'alleanza fra le forze democratico-radicali e socialiste aveva portato al governo della città lo schieramento dei cosiddetti bloccardi, chiamati così perché espressione di un blocco politico che si opponeva ai moderati, tradizionalmente prevalenti a Schio. Per capirsi, i bloccardi sarebbero il centrosinistra di oggi e i moderati il centrodestra. Nel 1913 le divergenze ideologiche sulla guerra di Libia intrapresa dall'Italia due anni prima avevano causato la rottura dell'alleanza radical-socialista e i moderati erano tornati al potere, alleati con i cattolici. L'anno dopo - appunto nel 1914 come adesso nel 2014 – alle elezioni amministrative il voto degli scledensi aveva confermato la sconfitta del centrosinistra dell'epoca e la vittoria di moderati e cattolici. Che governarono la città con un programma che aveva priorità di questo tenore: costruzione di nuovi impianti scolastici, risanamento dell'acquedotto, sistemazione definitiva del piano regolatore, istituzione di ambulatori medici nelle frazioni, riforme igieniche per le abitazioni, impianto del servizio del gas, creazione di un dispensario per la lotta alla tubercolosi.

Ma in questi ultimi tre anni non si sono soltanto preparate e realizzate le grandi novità politiche. Si sono prodotti anche altri fatti importanti per la vita di Schio. Ci sono state le questioni legate al centro storico, i problemi del commercio che in città ha sentito gli effetti della lunga crisi mostrando molte vetrine chiuse, il tema scottante dell'immigrazione con l'arrivo di quote di migranti e con il caso dell'imam espulso dal paese per posizioni ritenute vicine all'estremismo islamico, la riapertura del Teatro Civico, altro passaggio a suo modo storico atteso da decenni. Tre anni ricchi di carne al fuoco, insomma. Per tenerli insieme e dare un piccolo contributo alla loro memoria, li ho ripercorsi sotto forma di diario mensile, attraverso una selezione di articoli che ho scritto in questi tre anni sul mensile SchioMese, periodico che esce allegato a Lira&Lira. I capitoli vanno dunque letti nella logica del diario, ossia tenendo conto del periodo a cui si riferiscono. In alcuni casi i contenuti sono stati ritoccati per aggiornare situazioni in qualche modo evolute ed evitare malintesi a eventuali lettori che non abbiano seguito l'evoluzione cittadina di questi ultimi anni, ma in altri casi si sono mantenuti riferimenti a situazioni poi cambiate (ad esempio a maggio 2013 la chiusura domenicale decisa dai supermercati Famila, poi ritirata per mancanza di epigoni), per non compromettere proprio la scelta di fondo del diario. Quello che in questo modo il libro cerca di ricostruire è una piccola storia non convenzionale della Schio di questi tre anni densi di cose e di fatti che meritano di essere ricordati. Perché - come dimostrano le vicende storiche ricordate all'inizio e più in piccolo i fatti di questi ultimi tre anni - finché c'è Schio c'è speranza.

Al collega Tomasoni abbiamo rivolto alcune domande sul libro e su Schio.



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