NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Un bolognese sull’Altopiano

Enrico Brizzi ha scritto una guida che porta il lettore a girare da Valstagna a passo Vezzena fino ad Asiago accompagnandosi ai libri di Mario Rigorni Stern

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Il giro dell'Altipiano di Asiago

Di guide escursionistiche dedicate all'altopiano dei sette Comuni ne abbiamo viste e lette parecchie negli anni, ma mai prima ci era capitato di trovarne una scritta da un non vicentino che per giunta è anche uno scrittore affermato in tutta Italia e non solo.

Il giro dell'Altipiano di Asiago (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Così è stata tanta la curiosità nello sfogliare Il giro dell'Altipiano di Asiago - Tre giorni da Valstagna a Passo Vezzena per Asiago e Roana (Editore Giunti), scritto dal bolognese Enrico Brizzi, scrittore divenuto cult per il suo primo libro Jack Frusciante è uscito dal gruppo pubblicato negli anni '90. Il volume fa parte di una collana che ad oggi comprende altri due titoli, dedicati al Levante ligure e alla Toscana, e, nell’Anno Nazionale dei Cammini, inaugura una nuova iniziativa editoriale per appassionati di viaggi a piedi firmata da Brizzi. Scrittore errante, protagonista di autentiche imprese vissute a piedi in tutta Italia e narrate in alcune sue opere, Brizzi si cimenta per la prima volta con la guidistica e vi trasferisce con qualità letteraria la competenza maturata in anni di sperimentazioni personali. Nei volumi si ritrovano dati tecnici e informazioni geografico-turistiche aggiornate, coniugate a una narrazione appassionante. Con Brizzi si ritrova la gioia del cammino, si attraversano luoghi di grande bellezza e li si assapora fino in fondo grazie a un racconto ricco di esperienze personali e di reminiscenze storiche e letterarie. Ogni itinerario si svolge su 3 o 5 giorni ma un’appendice dà indicazioni a chi voglia prolungare il cammino, quasi a suggerire che ognuno dei percorsi è il tassello di un mosaico più ampio. Dopo un’introduzione generale che delinea l’area e l’itinerario, ogni giornata viene presentata con un apparato esaustivo di informazioni tecniche e pratiche: tavola altimetrica, cartine dettagliate, indicazioni su dislivelli e tempi di percorrenza cui si aggiungono consigli su dove pernottare e ristorarsi lungo il percorso e a fine tappa. L’Altopiano dei Sette Comuni, scenario della produzione letteraria di Mario Rigoni Stern, antica culla dei Cimbri, per secoli ha vissuto appartato dalle vicende della pianura ed è stato teatro delle battaglie più cruente della grande guerra.

Il giro dell'Altipiano di Asiago (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)A noi, che sentiamo fin da ragazzi il richiamo della strada e la gioia antica di percorrere il territorio a piedi, non resta che spiegare cosa ci porta a dedicare ogni scampolo di tempo libero a camminare con uno zaino in spalla - si legge nell'introduzione del libro - . Come mai ci piace così tanto stabilire una meta e guadagnarla a passo d’uomo? Perché è bello stare nella natura e condividere la strada fra amici, certo. Ma non solo. Amiamo i viaggi a piedi perché ci permettono di rompere l’assedio della millimetrata vita di città, ritrovare il tempo perduto e assaporare sensazioni genuine. Perché solo camminando riusciamo a tornare in contatto coi ragazzini curiosi che siamo stati, impazienti di sapere che aspetto avesse il mondo dietro le colline che ci sbarravano lo sguardo. Perché traversare un territorio a piedi – che sia una contrada, una regione o una nazione intera – ci mette in condizione di conoscerlo sul serio, apprezzandone le storie, le particolarità, i costumi e, perché no, la gastronomia. Lungo la strada ho visto amici maturare la decisione di cambiare lavoro, città, filosofia di vita. Ho visto rompersi coppie e ho visto sorgere nuovi amori. E nessuno, come ben sapevano gli antichi, è arrivato alla fine di un viaggio identico a com’era alla partenza. Accettare questo brivido sottile è forse la scommessa più bella che possiamo fare con noi stessi per vivere appieno la nostra esistenza. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese meraviglioso, solcato da migliaia di chilometri di sentieri e strade bianche adatti a camminatori d’ogni livello: possiamo leggerlo come un vivo libro di storia o un romanzo affascinante e, al tempo stesso, trasformarlo nel nostro sconfinato campo di gioco.

Così l'autore racconta nelle prime pagine, con toni evocativi e poetici, il primo incontro, da ragazzo, con l'Altopiano e i libri di Mario Rigoni Stern. La prima volta che mi sono imbattuto nel nome dell’Altipiano di Asiago era estate e io dovevo avere undici o dodici anni. Nel corso di quei tre lunghi mesi lontani dai banchi, l’unico legame con il mondo quadrettato delle verifiche e delle esercitazioni in classe, delle note disciplinari e delle pagelle, era costituito dai compiti delle vacanze. Era immancabile una lista di letture consigliate. Al solito si trattava di un elenco sterminato di romanzi, dal quale ognuno uno di noi era chiamato a scegliere due, tre o cinque titoli da leggere, riassumere e commentare. Fu in uno di quegli elenchi che trovai Il sergente nella neve. Da buon appassionato di battaglie da cortile, soldatini e film di guerra, decisi che sarebbe rientrato nel novero delle mie letture. Non ci fu nemmeno bisogno di comprarlo perché, guarda caso, era già presente in edizione economica nella biblioteca di famiglia. Il nome dell’autore, Mario Rigoni Stern, suonava al tempo stesso nobile e alpestre; mi faceva pensare, nell’afa padana che ci avvolgeva, a lunghi inverni rigidi e, insieme, al chiarore degli astri nei cieli tersi di un paese lontano. Le note biografiche spiegavano che era nato, il Mario, in questa terra sospesa fra la pianura e i contrafforti delle grandi montagne: l’Altipiano di Asiago, appunto. Quel libro raccontava una storia vera, vissuta dall’autore quand’era ragazzo. Vi si narrava dell’assurdità della guerra e di un gruppo di giovani, fratelli d’armi in ritirata attraverso la steppa con l’Armata rossa alle calcagna. “Ghe rivarem a baita?” si domandavano, laceri e feriti, semiassiderati e incalzati dal nemico, avvicinandosi un passo alla volta alla loro terra lontana. Era una storia in grado di tenerti sveglio la sera, di farti piangere e sognare. Quando finii il libro, da studente volonteroso qual ero, lo riassunsi e lo commentai come meglio riuscivo. Mi restò addosso la curiosità di sapere com’era, la baita tanto sospirata dai personaggi, e cos’avrebbero fatto una volta tornati laggiù. Così mi ripromisi di leggere altri libri pubblicati dal Mario. Fu meraviglioso scoprire, nel corso degli anni, che raccontavano altrettante storie vere, in buona parte ambientate sul suo Altipiano: ci trovai la gente comune e la grande Storia, ma anche la saggezza antica di chi vive attaccato alla terra e conosce il nome degli alberi, i costumi degli animali, il ciclo delle stagioni. In suoi libri erano diversi da tutti gli altri che ci fecero leggere al liceo. Altri autori erano senza dubbio più colti, politicizzati, impegnati nel dibattito fra intellettuali del proprio tempo. Nessuno, però, mi parve mai più uomo, forte e onesto, saggio e incorrotto. Solo con lui mi sarei addentrato senza timori in un bosco sconosciuto, o avrei imboccato un sentiero in salita che s’inerpicava verso le montagne, certo che non mi sarei annoiato né perduto.

A Brizzi abbiamo rivolto alcune domande.

Il giro dell'Altipiano di Asiago (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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