NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Vicenza, la città disvelata

Il libro di Eliana Biasiolo e Luca Rossetto ci rivela un aspetto di Vicenza finora inesplorato, vale a dire quello che si può dedurre percorrendo i meandri inesplorati della vasta documentazione giudiziaria del periodo asburgico

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Vicenza, la città disvelata

Immaginiamo di fare un salto temporale nel passato di giusto un paio di secoli... come nei migliori film fantasy, incapsulati all'interno di un'ideale macchina del tempo, ci ritroveremmo catapultati nella Vicenza ottocentesca. Se tutto ciò fosse possibile - e non è escluso che in un futuro lontano lo diventi - potremmo passeggiare per le vie e le piazze della città e ascoltare la gente che parla, discute, s'azzuffa e mercanteggia. E poi magari finisce anche in galera, o quanto meno sotto processo. È quanto hanno fatto, in maniera assai rigorosa e documentata, Eliana Biasiolo e Luca Rossetto, i due curatori del nuovo libro La città disvelata, luoghi e percorsi della giustizia nella Vicenza asburgica (Marsilio edizioni) che ci rivela un aspetto di Vicenza finora inesplorato, vale a dire quello che si può dedurre percorrendo i meandri inesplorati della vasta documentazione giudiziaria di allora.

Vicenza, la città disvelata (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Alla ricerca, innanzitutto, di personaggi indistinti, in attesa di essere individuati e riportati al di fuori delle secche del passato, inseguendoli attraverso le tracce esili, ma indelebili, da loro lasciate nel calpestio assordante della storia. Una città disvelata nei suoi luoghi più conosciuti, investiti nei secoli da una memoria consolidata e apparentemente inossidabile. Ma anche una città riscoperta nei suoi spazi più riposti, interstizi di una percezione storica in grado di svelare vicende segrete e ignote. Un gruppo di studiosi ha inteso ricostruire questi percorsi per offrire al lettore le immagini di una città sconosciuta, ma affascinante, accompagnandolo in una visita sorprendente ed inedita. Frutto della pregevole indagine culturale e storica dei due curatori vicentini sono le descrizioni dei luoghi processuali dal catasto ottocentesco, ma anche dei luoghi notturni, della torre civica, della storica Rua, e ancora della torre carceraria, dei vicoli e delle osterie della città, persino del cosiddetto patibolo di Vicenza.

Innanzitutto una doverosa premessa, che serve per inquadrare il contesto generale. Vicenza, all’interno dell’Archivio di Stato, custodisce un vero e proprio tesoro documentario per tutti coloro che vogliano occuparsi approfonditamente della storia della città, ma anche della relativa provincia, durante le cosiddette seconda e terza dominazione austriaca, e cioè nel periodo compreso tra il 1815 ed il 1866. Si tratta dell’imponente fondo processuale del tribunale asburgico che, per svariati motivi, non ultimi quelli di carattere conservativo legati ai numerosi passaggi di mano delle carte, non conosce eguali nel Veneto. In particolare, lo spoglio dei procedimenti penali a disposizione degli studiosi consente non solo di penetrare negli aspetti più ovvi di un’attività giudiziaria che in ogni caso incideva notevolmente sulla vita della comunità urbana attraverso arresti, perquisizioni, raccolta di informazioni sulla condotta dei suoi abitanti, anche mediante l’azione di confidenti. Ma, a ben vedere, contemporaneamente ed ancor più significativamente, agevola la comprensione della stessa configurazione istituzionale e formale del processo penale, che permette a sua volta di svelare il reale spessore delle tensioni in gioco nelle più disparate vicende, le gerarchie di potere realmente coinvolte e, in definitiva, la valenza politica del processo penale medesimo, assai più ricca di echi e di suggestioni rispetto alle formule ufficiali delle leggi e alle definizioni dei trattati giurisprudenziali che se ne occupavano. Una seconda importante dimensione che emerge dalla consultazione di un materiale archivistico così prezioso è poi appunto quella connessa ai rapporti tra la visione dotta e specialistica dell’ordine sociale, appartenente ai tribunali, ed una realtà comunitaria urbana nella sua componente popolare, che sconfinava talora nelle frange della marginalità, figlia e custode di un mondo che si avvaleva per lo più dell’oralità e della consuetudine per esprimere e trasmettere la propria cultura.

Vicenza, la città disvelata (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come si legge nelle pagine introduttive del volume, sono dieci le narrazioni che introducono il lettore nella Vicenza austriaca: il cuore della città, i suoi palazzi e le sue vie, ma anche ciò che stava fuori dalle mura, tra Monte Berico e Borgo San Felice, sono i luoghi principali attraversati da giudici, testimoni e imputati. Un’esplorazione che avviene seguendo i passi di un gruppetto di persone come di un singolo uomo che si muove furtivo, tra la folla o solo per le vie deserte; fermandosi attirati dalle imprecazioni di qualcuno, o dalle grida di un ferito, o dalle voci forti e alterate di due persone che si azzuffano; ascoltando i racconti dei protagonisti e le riflessioni degli autori. La dimensione giudiziaria circoscrive il concetto di luogo: le voci che attraverso le carte del fascicolo descrivono lo scenario in cui si è svolta la vicenda processuale, ricostruendola, offrono una visione guidata dell’evento e del luogo in cui si è svolto: dalle domande del giudice e dalla verità che gli attori del processo desiderano far emergere, seguendo una descrizione sempre condizionata dal contesto. Come sempre accade, punti di riferimento, distanze, percezione del tempo mutano a seconda di chi descrive l’accaduto. Dalla rappresentazione dei luoghi traspare il vissuto degli individui e della comunità che li abitano. I percorsi e i luoghi attraversati da queste narrazioni ci restituiscono la città, dal centro alla periferia, nella sua fisionomia e frequentazione ottocentesca.

Ai due curatori abbiamo rivolto alcune domande.

Vicenza, la città disvelata (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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