NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Rainaldi Luciano

Professore di scuola media superiore, amministratore pubblico, comunista

di Mario Giulianati

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Rainaldi Luciano

Compagno comunista, insegnante di lettere in un istituto superiore, consigliere comunale per diversi anni, capogruppo del PCI, persona assai educata e per bene, sotto tutti i profili, privati e pubblici anche se con una discreta fama di dongiovanni, accusa mai provata seppur spesso raccontata.

Si narrava che i suoi studenti, specie le studentesse, lo avessero in grande considerazione e che le sue lezioni fossero seguite con il massimo interesse. Credo che dipendesse dal fatto che oltre una buona cultura e una notevole capacità illustrativa possedeva anche la attitudine a correlare gli avvenimenti diversi e offrire sempre la possibilità di attualizzare gli argomenti. Non mancava, in classe, di divulgare, seppur con discrezione, le sue idee politiche ma di questo non pare si lamentassero ne gli studenti ne i colleghi.

Rainaldi Luciano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Una moglie, un figlio che ebbi anche per allievo, con la passione del militaria, tanto da trasformare la casa in una specie di museo.

Colto e buon parlatore, teneva dotte dissertazioni in Consiglio e nelle assemblee pubbliche ed ebbi con lui anche l’occasione di commemorare il 25 aprile in una contrada della lontana periferia vicentina, sotto una pioggia battente e riparandoci l’un l’altro con l’unico ombrello in nostro possesso. Nella più completa apparente solitudine perché dai balconi accostai intravvedevi volti di donne e di uomini che ascoltavano ma non si affacciavano.

Stimato da tanti avversari forse ancor più di quanto fosse amato dai suoi compagni che appena poterono lo pensionarono. Proprio su di un tema che per decenni aveva fatto scoppiar guerre e guerricciole in Consiglio, in Giunta, nei salotti e nelle osterie vicentine: il teatro.

Una sua firma di avvallo e condivisione ad un ordine del giorno, concordato con tutti, ricordo, oltre la mia firma e quella di Bandini, di Foletto, di Collese, di altri ancora e la sua, per dar il via ad una proposta di collaborazione “pubblico e privato “ per un concorso “progetto e impresa” per la costruzione del teatro, proposta avanzata dall’ing. Ingui ed estesa a tutto il mondo, scatenò l’ira dei duri e puri suoi compagni di partito cosa che lo obbligò a ritirare la firma e, successivamente a prendersi una vacanza politica.

Aveva una visione del comunismo molto più avanzata dei suoi colleghi, per nulla settaria, aperto sempre al dialogo, disponibile a trovare onesti compromessi, per nulla fazioso, con qualche giusta ambizione che, purtroppo, rimase senza realizzazione e con la sotterranea contrarietà dell’apparato che lo tenne inchiodato al suolo vicentino privilegiando figure assai meno preparate e con valori e dignità più modesti delle sua. Forse pesava su di lui una provenienza giovanile non certo resistenziale.

Ero a Viareggio con alcuni consiglieri per l’annuale convegno dell’Anci, quando ci giunse, verso sera, la notizia della sua morte. Facemmo le valige e tornammo nella notte a Vicenza, sfidando una bufera che fece disastri lungo la strada. Dal porticato del Chiericati, il mattino dopo, ci giunsero le parole di addio pronunciate dai dirigenti del PCI al compagno Luciano e mi commossi ma anche feci un pensiero maligno: forse per qualcuno aveva tolto il disturbo.



nr. 29 anno XXI del 30 luglio 2016

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