NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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I custodi della memoria

Nel libro vengono presentati il restauro sugli affreschi del Sacrario del Pasubio e nel sepolcreto che contiene i resti di oltre 5.000 caduti italiani e austriaci e l'ammodernamento del museo della I Armata

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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I custodi della memoria

Nelle celebrazioni del centenario della Grande Gerra, un posto importante per Vicenza spetta senza dubbio al libro I custodi della memoria - 100 anni dalla Grande Guerra, edito dalla Fondazione 3 Novembre 1918 e presentato nella sala degli Stucchi di palazzo Trissino, alla presenza delle autorità comunali. L'occasione di parlare di questa opera è particolarmente propizia anche perché proprio in questo weekend sul Pasubio si terrà, tra sabato 3 e domenica 4 settembre, il pellegrinaggio della sezione Alpini di Vicenza a ricordo dei caduti, evento che toccherà sia la chiesetta di S. Maria del Pasubio che l'Ossario sul Colle Bellavista.

Copertina_Custodi. (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) Il libro esce a 40 anni dall'edizione curata dal senatore Giorgio Oliva, già presidente della fondazione, e in concomitanza con il 90° anniversario dalla inaugurazione del Sacrario del monte Pasubio. Nel libro vengono presentati il restauro compiuto in questi ultimi due anni sugli affreschi del Sacrario e nel sepolcreto che contiene i resti di oltre 5.000 caduti italiani e austriaci e l'ammodernamento del museo della I Armata, che è stato rivisitato nei contenuti e nell'esposizione. L'opera è stata realizzata con il contributo della Regione Veneto, del Comune di Vicenza e della Cassa rurale e artigiana di Brendola nell'ambito del progetto Museo diffuso. Il volume, che raccoglie i testi di Daniele Andreose, Fabrizio Dilda, Domenico Innecco, Antonio Marangoni, Gianni Pieropan e alcuni allievi delle scuole secondarie di primo grado del Vicentino, è un'opera pregiata e ricchissima di immagini accattivanti, che è stata realizzata - come tengono a sottolineare i curatori - non per fini di vendita o lucro, ma soltanto per scopi culturali e conoscitivi.

I custodi della memoria (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Questa presentazione - si legge nelle note introduttive a firma di Innecco - segue di 40 anni quella apposta dal senatore Oliva, su una pubblicazione scritta dal compianto Gianni Pieropan, sulle vicende storico ambientali che ebbero come scenario il Massiccio del Pasubio. L’occasione del centenario dello scoppio della Grande Guerra ha indotto la Fondazione 3 novembre a dare una veste nuova alla brochure con particolare riguardo agli avvenimenti attinenti alla battaglia primaverile d’arresto, più nota come Strafexpedition avvenuta esattamente cent'anni fa. Infatti, era il 15 maggio 1916 allorché un uragano di fuoco si abbatté sulle nostre poco consistenti trincee avanzate del saliente trentino. L’azione, condotta da soverchianti truppe austro-ungariche, ruppe le nostre difese dando inizio alla prima fase della più grande battaglia condotta, in tutti i tempi, in terreno montano. L’obiettivo era lo sbocco nella pianura veneta finalizzato ad aggirare il grosso dell’esercito schierato sull’Isonzo per determinare il collasso militare dell’Italia. Ma sul Passo Buole, come sul Pasubio, l’Ortigara e il Grappa, i nostri soldati compirono un capolavoro di eroismo, arrestando la minaccia allorché questa era ormai in vista di Vicenza. Migliaia furono i Caduti da entrambe le parti e le loro ossa biancheggiarono nelle buche e nei calanchi del campo di battaglia per lunghi anni. Solo nei primi anni venti si riaprì la montagna e la pietà dei sopravvissuti raccolse e ricompose i poveri resti e li inumò nel costruendo Ossario del Pasubio che da allora divenne la culla amorosa del loro ultimo sonno. La Fondazione, gelosa custode dei valori che la zona sacra compendia e valorizza, in questi ultimi dieci anni ha potenziato e ammodernato le strutture. E’ stato ideato e costruito un museo multimediale che richiama l’attenzione del visitatore sulle ambientazioni e sugli apprestamenti del teatro bellico. Inoltre, a distanza di 90 anni dalla sua edificazione si è intrapresa una manutenzione straordinaria dell’Ossario che denunciava all’interno e all’esterno gli insulti del tempo. Sono stati riportati all’antica dignità gli affreschi della Cappella e dei piani superiori, rifatti gli antichi decori e ornamenti e resi leggibili i nome dei Caduti. All’impegno di spesa ha concorso la generosa comunità vicentina particolarmente legata alle vicende terribili ed eroiche che ebbero per protagonisti quei giovani soldati caduti per difendere la nostra terra.

Il sacrario del Monte Pasubio ha le sue origini nel 1917, quando i soldati italiani della Prima Armata, sopravvissuti alla Strafexpedition, vollero costruire un’edicola in onore della Madonna Immacolata col permesso del vescovo di Vicenza Ferdinando Rodolfi, il quale fin da subito prese a cuore l’iniziativa. Fu costituito un Comitato vicentino, presieduto dal vescovo, che maturò l’idea di edificare anche un sacrario-ossario sul Pasubio. Per il progetto si offrì spontaneamente l’architetto vicentino Ferruccio Chemello che lavorò gratuitamente per onorare la memoria del figlio alpino ucciso sull’Ortigara. In un primo momento fu costruita una cappella, benedetta nel Natale del 1917, in cui fu riprodotta in miniatura la grotta di Lourdes. L’anno dopo a dicembre, il comandante della Prima Armata gen. Guglielmo Pecori Giraldi, d’accordo con il Comando Supremo, aderì all’impresa già in atto, ottenendo che il Comitato divenisse nazionale: il generale ne fu nominato presidente, mentre al vescovo andò la vice-presidenza. Nel 1920 furono eseguiti i primi sopralluoghi per scegliere il posto su cui innalzare il monumento, e finalmente fu scelto il Colle di Bellavista perché più accessibile, ma soprattutto per la posizione incantevole, a 1265 metri di altezza. Il terreno venne offerto dal Comune di Valli del Pasubio e i lavori iniziarono subito, sotto la direzione di Chemello, il cui disegno fu approvato dagli organi civili e militari competenti il 20 febbraio di quell’anno. Il primo intervento fu di realizzare una strada che collegasse il luogo con Pian delle Fugazze, e quindi si procedette a spianare il colmo del colle sul quale si dovevano scavare le fondamenta. La Fondazione 3 novembre 1918, fin dagli anni ‘60 aveva predisposto nella casa della 1° Armata nei pressi del Sacello Ossario, uno spazio adibito a piccolo museo dove erano esposti vari reperti bellici provenienti dai campi di battaglia del Pasubio, che negli anni seguenti la Grande guerra, erano stati raccolti durante le escursioni dai reduci e visitatori. Nella prima metà degli anni duemila, tutto l’edificio aveva necessità di un restauro completo della struttura muraria, messa a norma dei vari impianti e un ampliamento per ottenere maggiori spazi, sia per il custode sia per altri usi, il progetto è stato affidato agli architetti Emilio e Stefano Mengato. A restauro ultimato, disponendo di locali più ampi si pensò di utilizzarne una parte da dedicare alla realizzazione di un vero museo didattico, totalmente nuovo e in linea con le esigenze più attuali di proposta dei fatti storici, di comunicazione dei contenuti e di fruizione, avvalendosi anche della multimedialità. La Fondazione 3 Novembre 1918 nasce nel 1921 a Firenze, grazie alla lungimiranza del Generale Guglielmo Pecori Giraldi, che ne ideò il nome, in ricordo e a suggello del suo ingresso a Trento il 3 novembre 1918, al comando della 1° Armata italiana. Viene eretta in Ente Morale, su precisa volontà dello Stato italiano, con Regio Decreto del 23 gennaio 1921. Il terreno della parte sommitale del colle Bellavista fu acquisito dal Comune di Valli del Pasubio per una cifra simbolica. Posto di fronte al Massiccio del Pasubio e affacciato sulla pianura vicentina, il Sacello Ossario contiene le spoglie dei Caduti della 1° Armata che sul Pasubio diedero la vita. Il Sacrario del Pasubio, fu dunque il primo ad essere edificato, nei luoghi teatro della Grande Guerra e ancora oggi è proprietà della Fondazione che lo gestisce dal 1926, data dell’inaugurazione.

I custodi della memoria (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

Abbiamo incontrato Fabrizio Dilda e gli abbiamo rivolto alcune domande.



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