Un progetto condiviso di Canadian Centre for Architecture e CISA Andrea Palladio, in collaborazione con Stiftung Bibliothek Werner Oechslin nel quattrocentesimo anniversario della morte di Vincenzo Scamozzi (1616-2016).
«Laonde da coteste autorità di Vitruvio, di Platone, d’Aristotele, di Gemino. di Pappo, e d’altri molti, che non adduciamo, si vede, che l’Architettura indubitatamente, e scientia speculativa, e precellente nelle dottrine, e nelle eruditoni, e tanto nobile, e singulare investigando le cause, e le ragioni delle cose à Lei attinenti.»Vincenzo Scamozzi, L’Idea della Architettura Universale, Venezia 1615, I, I, p. 6
La mostra ha il suo incipit nell’intento dell’insigne professor Franco Barbieri, recentemente scomparso, di avere proposto, verso la metà degli anni Quaranta all’incredulo titolare della cattedra di storia dell’arte a Padova, Giuseppe Fiocco, la sua tesi di laurea sulla figura di Vincenzo Scamozzi (1548- 1616) facendolo risaltare come architetto innovativo.
In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte di Scamozzi, avvenuta a Venezia nel 1616, il Palladio Museum e il Canadian Centre for Architecture di Montreal, in collaborazione con Stiftung Bibliothek Werner Oechslin di Zurigo, gli dedicano la mostra “Nella mente di Vincenzo Scamozzi”. L’attenzione verso Scamozzi, ultimo fra i grandi architetti del Rinascimento proiettato verso il secolo delle scienze nel mondo nuovo di Galileo Galilei, conduce alle sue architetture in una trionfale Vicenza palladiana e lo rivede alla luce dei suoi edifici: i capolavori della Rocca Pisana di Lonigo, il teatro di Sabbioneta, le Procuratie Nuove in piazza San Marco a Venezia. Dall’“ingegno tormentato e scontroso” (Irace) è un protagonista totale, spiega Barbieri cavandolo fuori dal passato, diverso da Palladio (1508-1580) per generazione, studi e vicende familiari. Lo distingue la nascita in una famiglia benestante lombarda, figlio di un impresario edile facoltoso arriva a Vicenza dalla nativa Valtellina a sette anni, nel 1533. Si dedica, secondo l’indicazione paterna, allo studio “della geometria e delle matematiche” presso l’Accademia Olimpica di Vicenza e sulla biblioteca personale, impreziosita dai testi di Platone, Alberti, Aristotele, Vitruvio e Galeno. Possiede una mentalità razionale, altra, riprende Barbieri, portata a meno fantasie sull’antico e viaggia, da Parigi a Venezia, per arrivare all’Ungheria. Si interessa del paesaggio e della natura: Scamozzi è attentissimo, aperto e curioso nei confronti di come si costruisce in Europa, includendo le nuove conoscenze a partire dalla tradizione del gotico europeo e dallo stimolo delle nuove scienze. Frase profetica.: mi misi a viaggiare, volli viaggiare perché volli diventare cittadino del mondo. Un mondo da tolemaico a copernicano. I libri saranno i mattoni del suo progetto di realizzare architetture fondate su una visione teorica rigorosa nella ricerca di una fusione tra sapere ed esperienza.
La mostra al Palladio Museum propone un viaggio attraverso i volumi della biblioteca personale di Scamozzi, ritrovati in biblioteche e collezioni italiane ed europee con un lungo lavoro di ricerca da parte della studiosa americana Katherine Isard ed i suoi affascinanti disegni di architetture. Fra questi si trova il celebre foglio con il progetto del duomo di Salisburgo (1607), che rientra per la prima volta in Italia dalle collezioni del Canadian Centre for Architecture di Montreal e l’album di disegni di cattedrali gotiche francesi che Scamozzi, per primo fra tutti gli architetti rinascimentali, realizzò tra Parigi e Venezia nell’anno 1600. L’esposizione si arricchisce, per un pubblico di non specialisti, di materiali originali accostati ad un ricco apparato di modelli tridimensionali e di animazioni video prodotte per l’occasione da Palladio Museum.
In occasione della mostra vengono editi da Marsilio la raccolta di studi e il catalogo a cura di Franco Barbieri, Guido Beltramini, Katherine Isard, Werner Oechslin con studi tra gli altri, di Hubertus Günther, Mario Piana, Margaret Daly Davis, Wolfgang Lippmann, Fernando Marías, José Riello, Massimo Bulgarelli, Konrad Ottenheym e Deborah Howard.