Dalle letture incrociate di “ Le città invisibili” di Calvino e di “Le pietre di Venezia” di Ruskin, Saul Costa estrae l’ispirazione. L’indicazione è essenziale per comprendere l’arricchirsi nelle opere pittoriche di nuovi elementi, che vanno ad ampliare lavori dedicati nel tempo allo spazio sacro tra l’oriente e l’occidente. È noto come la personalità creativa di Costa interpreti e indaghi la realtà storica, trasformando nella pittura interni soffusi da una luce aurea capace di far lievitare possenti forme architettoniche immerse nell’ombra, dove luminosità preziose, ricche di tonalità, attraversano le facciate di chiese millenarie. Costa estende i suoi taccuini di viaggio all’interno della città e dipinge, attratto da una Venezia “gotica ed anche immaginifica”, Ca’ reali e fantastiche, sempre misteriose e sorprendenti nell’accrescere della sua immaginazione. Le teste dei cavalli della Basilica di San Marco, appaiono possenti e solide nella loro trionfale vitalità come le trame della Ca’ d’Oro già elevata su una base azzurrata. Le frontali trame architettoniche lagunari risaltano in bianco nero sullo sfondo dalle tonalità corrusche di una luce ambrata. Affiorano le solide architetture anche fantastiche da una superficie cromatica sempre più elevata, sottolineata nei colori vividi e da geometrici tracciati di segni diagonali talvolta sciolti e svaporanti. Potenzia le immagini un colore prezioso, fisso e uguale. Costa ha ottenuto importanti riconoscimenti a livello nazionale come artista emergente nel concorso nazionale RAI- “Supergiovani Arte” -1999.