NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Danza e canto, la magia dell’Olimpico

In scena la compagnia Sakurama-kai. Spettacolo nell’ambito dei 150 anni dei rapporti bilaterali Giappone-Italia

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Danza e canto, la magia dell’Olimpico

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

Il festival “Conversazioni- il teatro e le Arti- LXIX ciclo di spettacoli classici al Teatro Olimpico e alla Basilica Palladiana” procede con un interessantissimo spettacolo di teatro giapponese andato in scena questa settimana all’Olimpico per opera della compagnia nipponica Sakurama-Kai. Suddiviso in due momenti completamente diversi, lo spettacolo principale, intitolato “L’ambasceria dell’era Tensho” racconta la vicenda di 4 giovani giapponesi che con i padri gesuiti, nel 1582, partono da Nagasaki per un lungo viaggio in Europa, in rappresentanza di feudatari orientali convertiti al cattolicesimo. I ragazzi arrivano a Lisbona nel 1584 poi in Spagna e a Roma dal papa nel 1585 che li accoglie con grande onore. Proseguendo per Napoli, i giovani e la loro delegazione si dirigono a Nord per arrivare fino a Vicenza dove vengono ricevuti proprio al Teatro Olimpico appena costruito. In onore di questo evento venne realizzato un affresco che può essere ammirato entrando nell’antiodeo dell’Olimpico, in alto a destra, dove si vede l’Accademia Olimpia che rende onore ai giovani ospiti. Tornati poi in patria, i ragazzi vennero ostracizzati dal nuovo sovrano contrario alla religione cattolica e costretti al suicidio.

Danza e canto, la magia dell’Olimpico (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il più famoso dei ragazzi si chiamava Ito Mancio e proprio recentemente è stato scoperto un suo ritratto attribuito a Domenico Tintoretto, realizzato durante la visita della delegazione a Venezia. lo spettacolo rientra nelle celebrazioni dei 150 anni dei rapporti bilaterali tra Giappone e Italia ed è stato realizzato come progetto speciale per il Teatro Olimpico dalla compagnia Sakurama-Kai diretta dal M° Sakurama Ujin che abbiamo incontrato insieme alla Prof.ssa Mariko Bando, docente di Lettere all’Università giapponese di Showa.

 

Il teatro Noh necessita di una struttura molto precisa e molto simbolica: come vi siete trovati qui, al Teatro Olimpico, che è una struttura intoccabile?

Sakurama Ujin: “Naturalmente è molto diverso dal nostro teatro abituale in cui noi facciamo lo spettacolo, però in questa situazione, in questo teatro magnifico, pur essendo diverso ci siamo trovati molto bene. Anche per fare i movimenti, danza e canto e spostamento di vari oggetti abbiamo sentito anche il potere particolare di questo spazio quindi ne siamo stati felici”.

Danza e canto, la magia dell’Olimpico (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Visto che il Teatro Noh è molto incentrato sulla bellezza, cosa vi è piaciuto del Teatro Olimpico? Com’è la bellezza dell’Olimpico, dell’Italia e dell’Europa rispetto al concetto di bellezza che avete in Giappone?

“Domanda alla quale è un po’ difficile rispondere. È la quarta volta che vengo in Italia per recitare e ho sempre trovato grande concentrazione, partecipazione ed entusiasmo da parte del pubblico nel vedere lo spettacolo. In questo caso, naturalmente, il palcoscenico è molto diverso: in Giappone l’attore è al centro, come se fosse circondato dal pubblico, invece in questa situazione è come se ci fosse una linea che divide l’attore e il pubblico e nonostante la diversità della struttura ci si sente circondati dal pubblico grazie alla sua partecipazione”.

Danza e canto, la magia dell’Olimpico (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Mariko Bando: “La differenza in questa situazione viene anche da sopra: questo non accade nel teatro Noh, è abbastanza piatto, e negli accorgimenti che ci sono, nel teatro Noh, non si può fare qualcosa appositamente per le persone che stanno su e questo è un peccato. Però si sente anche una grande partecipazione del pubblico”.

Il fatto che ci sia la gente in alto a voi cosa comporta?

S.U.: “L’attenzione che viene da sopra è molto diversa e non si può fare qualcosa per il pubblico che sta su, in Italia e anche in altri paesi accade questo però sono felice di sentire l’attenzione che arriva da tutte le parti”.

Lo spettacolo è stato diviso in due parti: nella prima parte c’è una farsa comica sul sakè, teatro Kyogen, farsa in dialoghi, e poi c’è il dramma dei quattro ragazzi. Come mai, prima del dramma dei ragazzi che arrivano in Italia, ha voluto fare questa farsa comica sul sakè, che è abbastanza lunga?

“Ci sono due motivi: questo è il modello di rappresentazione del teatro Noh: se è composto da due pezzi allora viene presentato prima il Kyogen e poi il Noh altrimenti, se sono tre pezzi, prima il Noh poi il Kyogen e poi conclude il Noh. In questo caso ho voluto mantenere questa forma di due pezzi, Kyogen- Noh: siccome c’è questo tema dei quattro ragazzi dell’ambasceria che ebbero un grande ricevimento e un tempo glorioso in Europa e poi tornando in patria ognuno ha concluso la sua vita in immensa tristezza, anche per contrastare le due atmosfere e psicologie, ho scelto questo Kyogen di comica sul sakè”.



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