NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Bassano attende il suo teatro

L’ipotesi “Astra”. Le idee del Comune

di Gianni Celi

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Bassano attende il suo teatro

Passano gli anni, anzi, i decenni, e siamo qui ancora a parlare di una sala teatro che non esiste, che si auspica venga finalmente fatta, che non si sa dove possa trovare la giusta collocazione. È di questi giorni la notizia che l’attuale Amministrazione sta ripensando allo storico Teatro Astra di Viale dei Martiri per porre fine ad una carenza di spazi per spettacoli, incontri e manifestazioni di vario genere, che dura ormai da troppo tempo. Per finanziare l’acquisto dello stabile si torna a parlare della Fondazione Cariverona.

E allora, in attesa che si riesca a vedere uno spiraglio a questa lunghissima attesa, cerchiamo di riassumere la vita di un fabbricato scelto come sede di spettacoli teatrali fino alla alla scelta di un nome nuovo: Astra.

Bassano, ricordiamolo, ha una lunga tradizione teatrale. Le prime rappresentazioni che la storia della città ricordi, si tennero nel 1684 a Palazzo Pretorio fino al 1730 quando venne costruito il Teatro Brocchi, detto poi Teatro Vecchio (di quell’edificio rimane ora il nome della stradina che unisce Via Beata Giovanna con il Centro Giovanile). Nel 1800 sorse il Teatro Nuovo (il futuro Astra), poi Teatro Sociale e lo si inaugurò nel 1807 con un concerto dell’Accademia Filarmonica per l’onomastico di Napoleone e la visita in città di Giuseppe Casati, prefetto del Tagliamento. La storia di questo edificio narra di spettacoli di grande rilievo e la sua fama fece arrivare in città spettatori da ogni parte del Veneto. Dopo l’ultima guerra, ed esattamente nel ’49, ad opera dell’architetto Francesco Bonfanti, il Teatro Astra subì una trasformazione sostanziale. Vennero eliminate le quattro file di palchi, fu rifatto il palcoscenico e si ampliò la platea prolungando la galleria con la soppressione della sala delle riunioni a quattro colonne che era stata ricavata sopra l’atrio. Si volle in tal modo offrire la possibilità alla città di godere del doppio uso di questo storico edificio sia teatrale che cinematografico.

Bassano attende il suo teatro (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Per decenni il teatro vide la presenza di compagnie di un certo calibro, a cominciare dal grande attore veneto Cesco Baseggio.

Nel 2006 cominciò la svolta importante legata al futuro di questo edificio. La proprietà dell’Astra decise di chiudere l’attività e di mettere in vendita lo stabile per cui si fece urgente la necessità di ricercare muove soluzioni. L’Amministrazione, guidata allora dal sindaco Gianpaolo Bazzotto, pensò di trasferire il teatro nell’area dell’ex ospedale da poco diventata di proprietà del Comune. “Tutti i progetti degli studenti di architettura di Venezia che stanno proponendo il riutilizzo di quell’area– spiegava il sindaco Bizzotto - prevedono in quel comparto uno spazio per rappresentazioni teatrali, per la lirica e per altre manifestazioni artistiche”. L’Astra, di proprietà della “Zetafilm”, stava per salutare la plurisecolare attività, teatrale prima e cinematografica poi per lasciare spazio alla residenza o alle attività dei servizi e del commercio. “Che cosa si farà o si vorrà fare – diceva il sindaco – non lo si sa ancora. Certo che per intervenire occorrerà una variante al Piano regolatore. Per il momento sento tante idee, ma di concreto non vi è nulla”.

Il 30 aprile del 2006 cessava la convenzione con il Comune per l’uso dell’Astra che, allora, non era più adatto ad accogliere certi spettacoli. Manifestazioni di lirica, ad esempio, non si potevano più fare all’interno del teatro e poi l’intero edificio non rispettava più la normativa prevista dalle leggi vigenti in materia di stabili aperti alle pubbliche iniziative dello spettacolo. D’altro canto intervenire, allora, avrebbe significato sacrificare circa duecento dei settecento posti disponibili.

In attesa di un probabile trasferimento nell’area dell’ex ospedale gli spettacoli sarebbero stati trasferiti nello spazio riservato nel nuovo fabbricato costruito accanto al Palasport di Ca’ Dolfin. “La posizione è decentrata rispetto alla città – ammetteva il sindaco - ma d’altro canto dobbiamo pensare che si tratta di uno spostamento provvisorio”.

Nel settembre del 2006 a smuovere le acque per l’acquisto del teatro ed il ritorno al suo utilizzo storico, si mossero i responsabili di Italia Nostra e dell’Associazione “Bassano città murata”, vale a dire l’ing. Eugenio Rinaldi e il dott. Mario Baruchello. Questi due dirigenti raccolsero migliaia di firme per salvare il futuro dell’Astra.

“Risulta oggi che il Teatro, sia passato di mano tra privati senza che il Comune di Bassano abbia esercitato il diritto di prelazione- affermavano allora Rinaldi e Baruchello - anche se il sindaco ha dichiarato di aver ottenuto dai nuovi proprietari una proroga per un anno, con possibili successivi accordi. In questi giorni una civilissima campagna di stampa e la raccolta di migliaia di firme testimoniano l’amore dei bassanesi per il loro Teatro e la volontà di non vedere calare il sipario definitivamente. Il danno per la città non si limiterebbe, infatti, alla perdita del manufatto in sé, con il possibile improprio riuso che se ne vorrebbe fare, ma coinvolgerebbe l'intero centro storico e il suo tessuto sociale che così perderebbe un altro pezzo della sua memoria storica che verrà sacrificato nella quasi totale indifferenza invece di attendersi il giusto riconoscimento come valore della cultura bassanese”.

“Il Teatro infatti con i suoi duecento anni di storia – sottolineavano i due dirigenti - rappresenta un elemento determinante di quella complessità sociale che è la vita stessa del centro storico ed è un bene primario da tutelare e riportare agli antichi fasti, non solo per il piacere di assistere ad una buono spettacolo, ma anche per il piacere di godere delle bellezze della città nel raggiungerlo. Se è vero che la città necessita di uno spazio auditorium di maggiori dimensioni e se ne discute la collocazione nell'area ex Ospedale o nell'area Cimberle (ma in tempi evidentemente lunghi) è altrettanto vero che il nuovo spazio potrà affiancare, ma non sostituire il vecchio teatro che resta necessario e insostituibile. Salvare il Teatro Astra è ancora possibile. Nel 1802 il Baseggio, proprietario dello stabile, per 3000 ducati, trovò 29 sottoscrittori che garantirono al teatro 130 anni di gloria. È possibile immaginare oggi che una cordata di “ cittadini illustri “ o un finanziamento etico di una Fondazione bancaria voglia trovare una soluzione di civiltà, garantendo continuità alla attuale destinazione con un serio accordo tra pubblico e privato? Tutto questo per non doverlo aggiungere ai tanti spazi storici della città già persi o a rischio di scomparsa e un domani dover constatare: " qui c'era una volta un bellissimo teatro, un bellissimo caffè, un bellissimo brolo…".

Nel 2008 la sottoscrizione fra la cittadinanza per salvare l’Astra produsse effetti positivi. Il comitato, nato per questo scopo, era formato da un triumvirato composto dall’ing. Eugenio Rinaldi, dall’imprenditore orafo, nonché mente ed attore del Museo dell’automobile di Romano d’Ezzelino, Nino Balestra e dal dott. Paolo Sartori.

“Il lavoro che abbiamo svolto – affermava allora l’ing. Rinaldi – ci fa ben sperare sull’esito dell’operazione. Abbiamo cercato di coinvolgere più associazioni possibile, con risultati che ci soddisfano ed entro la fine del mese saremo in grado di presentare il progetto di acquisizione del teatro avviando una sottoscrizione aperta a tutta la cittadinanza”.

“Appena acquistato lo stabile – continuava il presidente di Italia Nostra – lo passeremo al Comune, ma a fronte di una convenzione in base alla quale, l’ente pubblico, si impegna a sostenere gli oneri di restauro”.

“Noi vogliamo che l’Astra venga riportato al suo antico splendore – sottolineava Rinaldi – con la struttura interna protrattasi fino al 1948, anno in cui, su progetto dell’architetto Francesco Bonaldi, vennero tolti palchi e soppalchi per lasciare il posto ad un modernissimo cinema. Il sindaco ci ha riferito che sembra esistere la possibilità, da parte del Comune, di acquistare una porzione di fabbricato attigua al teatro, ricavandone quindi quei servizi che ora vengono sacrificati”.

Il costo dell’immobile doveva aggirarsi attorno ai due milioni di euro ai quali, però, si dovevano aggiungere altri circa sei milioni per il restauro.

“A chi obietta che i soldi per il recupero originario della struttura interna dell’Astra sono troppi – replicava Rinaldi – ricordo che il nuovo teatro di Vicenza è costato trenta milioni di euro ed è stato ultimato dopo trent’anni di chiacchiere. Non solo, ma quando si esce da quel teatro ci si trova in mezzo al deserto. Io ritengo che sia molto più utile mantenere questa struttura fruibile in centro storico, con beneficio sia per gli esercenti che per quanti la frequentano. Un teatro nuovo ha un costo considerevole ed averne uno già bell’e fatto e di grande valenza storica quale il nostro e lasciarlo perdere è da sconsiderati”.

 

E veniamo al 2009. Con la nuova Amministrazione piovvero accuse all’ex sindaco di non aver fruito del diritto di prelazione nell’acquisto dell’Astra. Ecco la risposta di Bizzotto in questa intervista.

A proposito di cifre può dirci indicativamente di quali somme si parlasse per la stima del teatro?

Bassano attende il suo teatro (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Io avevo una perizia in mano sia dell’Agenzia delle entrate che del Demanio di Vicenza, lo stesso, ques’ultimo, che ci ha prodotto la perizia del vecchio ospedale, con un range dai tre milioni 400 mila euro ai tre milioni 800 mila”.

La proprietà era d’accordo su questa cifra.

“No, voleva una cifra più sostanziosa. È attorno a questo ostacolo che ci siano confrontati con una trattativa che durava da un paio d’anni e che s’è interrotta nel momento delle elezioni. Ai colleghi di Giunta ho sempre fatto conoscere i momenti di trattativa senza mai entrare nel merito delle somme richieste, né a loro ho mai parlato dell’imprenditore bassanese che era disposto a darci un aiuto particolare per l’acquisto e questo l’ho fatto semplicemente perché certe informazioni privatissime e delicate non andassero in pasto anzitempo all’opinione pubblica, il che avrebbe fatto fallire la trattativa”.

Come giudica le variazioni apportate dalla Giunta comunale, seguita alla sua, alla convenzione che lei ha sottoscritto con le Associazioni del comitato per la salvezza dell’Astra?

“Non capisco come abbia fatto un’Amministrazione a non mettere mano al portafoglio per l’acquisizione di un teatro che ha fatto la storia della città, che per decenni e decenni è rimasto nelle mani dei privati e che si sarebbe potuto ridonare alla cittadinanza. Per questo io in quella convenzione avevo scritto che il Comune avrebbe fatto la sua parte, ma non certo con una cifra simbolica, come è stato modificato. Quel comitato di associazioni e di persone volonterose che ho sempre stimolato a proseguire nell’azione, meritava un’attenzione particolare. Io ritenevo che, con la disponibilità del privato a rivedere la stima iniziale, con l’impegno del comitato e con l’aggiunta di un eventuale altro privato, la cifra che avrebbe dovuto sborsare il Comune sarebbe stata non esagerata. Avessimo dovuto versare anche un milione di euro non sarebbe stata una pazzia pensando che si sarebbe portato a casa un bene del valore di tre milioni e mezzo. È una questione di priorità, di sensibilità, di scelte strategiche”.

Ma se lei riteneva che fosse così importante acquisire il Teatro Astra per quale motivo, quando la precedente proprietà lo ha messo in vendita, la sua Amministrazione non ha pensato di far valere il diritto di prelazione?

“Le spiego come si sono svolti i fatti. Nel dicembre, se non erro, del 2005, ci è arrivata la segnalazione dalla Sovrintendenza ai beni storici vincolati del centro storico, con la quale ci si informava della possibilità di far valere il diritto di prelazione, allo stesso prezzo d’acquisto dell’eventuale privato, vale a dire due milioni 400 mila euro, diritto che abbiamo usato una sola volta per acquistare un negozietto sotto la sede municipale. La cosa era quantomai interessante, ma c’era un problema e cioè il fatto che la segnalazione quando ci è pervenuta ci dava meno di una settimana di tempo per decidere”.

Troppo poco?

“Lei capisce bene che se si tratta di prendere delle decisioni su duecentomila euro è una cosa, ma se la cifra è quella che le dicevo prima è un’altra, ci vuole un po’ di tempo per decidere. Non solo, ma essendo ormai agli inizi del nuovo anno avevamo ancora il bilancio di previsione da predisporre e non è certo facile reperire, fra le pieghe del documento finanziario una somma di questo genere”.

Per cui non avete colto l’occasione.

“Sì, anche perché, oltretutto, in quel periodo era nata l’idea di fare un teatro nuovo nell’area del vecchio ospedale ed era un’idea dovuta al fatto che, con le iniziative di Operaestatefestival e della lirica, si pensava ad un teatro di mille-millecento posti, mentre l’Astra ristrutturato, così com’è adesso, mettendolo a norma, ci avrebbe concesso non più di cinquecento posti”.

Idea che avete poi abbandonato?

“Sì, perché da delle stime che ci eravamo fatti fare, una struttura del genere ci sarebbe venuta a costare attorno ai venti-venticinque milioni di euro, cifra improponibile per il nostro Comune”.

Quindi siete tornati alla carica per l’acquisizione dell’Astra.

“Certamente, ma con l’intenzione di allargare gli spazi con altre proprietà contigue con cui ho portato avanti delle trattative al fine di arrivare ad assicurare qualcosa come 700-750 posti”

Nella convenzione da lei prodotta si diceva anche che il Comune avrebbe aperto un conto corrente per accogliere le sottoscrizioni dei bassanesi. L’Amministrazione Cimatti ha modificato questo assunto asserendo che il conto corrente lo deve aprire il comitato, non il Comune.

“A mio avviso è ben diverso che una sottoscrizione venga aperta dal Comune piuttosto che dai privati perché si dà maggiore visibilità all’iniziativa. Le faccio un esempio: un istituto di credito cittadino mi aveva già assicurato una somma di un certo spessore se il Comune avesse aperto un conto corrente lì, cosa che non avrebbe fatto con i privati”.

Intanto gli anni passano e, nel 2012, l’allora sindaco Stefano Cimatti lanciò l’idea di vendere Palazzo Pretorio o gli edifici interni al Castello degli Ezzelini, ove si trovano tuttora gli uffici tecnici, per poter acquistare l’Astra. Ricordava ancora che il vecchio teatro, per un preciso vincolo della Sovrintendenza, non poteva cambiare destinazione d’uso. Certo però che il prezzo d’acquisto presentato dalla nuova proprietà al Comune (quattro milioni di euro) era improponibile per l’Amministrazione che, al massimo, era disposta, allora, a sborsare due milioni e 400 mila euro.

 

Arriviamo ai giorni nostri. E ecco cosa dichiarava all’inizio di quest’anno l’assessore alla semplificazione, all’innovazione e alle attività economiche, Giovanni Cunico in merito alle nuove prospettive per l’utilizzo dell’Astra da parte del Comune: “Quest’anno il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha riconosciuto Operaestate come il terzo festival italiano, dopo il “Romaeuropa” di Roma e il “Festival Dei due Mondi” di Spoleto. Quando è arrivata la notizia del riconoscimento, e quindi del relativo finanziamento, la gioia e la soddisfazione di vedere Bassano tra le grandi città palcoscenico d’Italia è stata enorme. Però il retrogusto amaro in bocca c’è sempre, quando in città si parla di spettacolo, musica, danza. Perché molti come me hanno pensato: “Ma al Ministero lo sanno che non abbiamo un teatro?”. Si, può sembrare ridicolo, ma è così. A Bassano non c’è un teatro. Ci sono due sale parrocchiali, una da 592 (la Da Ponte) e una da 442 posti (Remondini), che suppliscono in maniera non sufficiente alle esigenze della città. Nel Palazzetto si fanno tre (quest’anno due…) opere liriche. Ma non c’è un teatro”.

Bassano attende il suo teatro (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“È arrivata l’ora di tirarsi su le maniche – continuava Cunico - Una nuova sfida ci attende, la strada è in salita e con vari ostacoli sul tragitto, ma ci siamo abituati a pedalare e schivare. Oggi il sindaco, finalmente, ha potuto parlare in maniera chiara delle prospettive che stiamo valutando da qualche tempo. Le carte sono sul tavolo: grazie all’apertura della Fondazione Cariverona possiamo finalmente vedere concretizzarsi la volontà di questa Amministrazione di reindirizzare i 7,5 milioni di euro di finanziamento stanziati per l’edificazione di un nuovo Polo museale, il Santa Chiara, verso la realizzazione di un nuovo teatro. Il Polo museale potrà diventare comunque realtà se una fondazione privata deciderà di investirci, con un piano di sviluppo e di gestione finanziata sostenibile e contando sul progetto esistente ed il terreno comunale, ma senza dover ricorrere a nuove risorse pubbliche. Perché un museo da rilanciare e far crescere la città ce lo ha già, si chiama Museo Civico. Bastano 7,5 milioni di euro per un nuovo teatro? Certamente no. Serviranno di certo nuovi finanziamenti pubblici e privati da reperire. Ma si tratta di una sfida assolutamente strategica per lo sviluppo culturale e turistico di Bassano. E i tempi sono, ancora, relativamente stretti”.

Da gennaio ad oggi le cose sono cambiate però. Che l’attuale Amministrazione sia particolarmente interessata all’acquisto dell’Astra lo afferma anche il sindaco Riccardo Poletto. S’era parlato della disponibilità della parrocchia di Santa Maria in Colle di vendere la sala Da Ponte, ma fra i due spazi, quello che fa più gola è sicuramente l’Astra per tutta una serie di motivi. Anzitutto basti guardare alla differenza di posti a sedere: 392 al Da Ponte, 700 all’Astra, senza contare la storicità di quest’ultimo teatro. Il problema maggiore però è quello economico. Per la sua cessione al Comune da parte dell’attuale proprietà si parla di una cifra di tre milioni e mezzo. A questa somma si dovrebbero però aggiungere altri sette milioni e mezzo circa per la sua sistemazione, secondo un ammirevole progetto redatto dall’architetto Antonio Guglielmini e dall’ing. Mario Zocca. La nuova struttura che ne uscirebbe porterebbe l’Astra ad avere un aspetto completamente diverso da quello attuale senza toccare, come s’era previsto in passato, proprietà contigue.

Adesso si torna a parlare della possibilità di un aiuto economico sostanziale da parte della Fondazione Cariverona. La cosa però non è semplice anche perché questo istituto deve accontentare tante altre richieste di Comuni dell’area di pertinenza. Una volta ancora chiudiamo con il dire: chi vivrà vedrà.

 

nr. 34 anno XXI del 1 ottobre 2016




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