NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Tribunale della Pedemontana "I parlamentari facciano squadra"

Il convegno di Asolo e le sollecitazioni del Governatore

di Gianni Celi

facebookStampa la pagina invia la pagina

Tribunale della Pedemontana

Dopo tanti anni di lotte, di proposte, di sollecitazioni, di prese di posizione, di promesse e di tanto altro ancora, è attuale più che mai l’ennesimo tentativo di far tornare in città il tribunale con gli uffici di competenza. Per far cambiare strada al Governo si sta portando avanti il progetto di un “Tribunale della Pedemontana” che raggruppi un numero notevole di Comuni del Vicentino, ma anche di altre province vicine, nonché dell’Altopiano di Asiago.

L’ultimo intervento, in ordine di tempo, è della settimana scorsa quando, ad Asolo, si sono dati appuntamento amministratori, politici, rappresentanti delle categorie economiche, dei sindacati e della società civile per un convegno promosso proprio con l’intento di dare voce a quanti operano quotidianamente in un territorio quanto mai vasto e che avrebbe tutte le carte in regola per ambire alla presenza di un tribunale che, fra l’altro, è nuovo di zecca, ma buttato alle ortiche prima ancora di vederne il completamento.

“Questo tribunale non è una farsa come lo sono taluni individuati in altre parti del territorio nazionale che pure rimangono aperti: dispone di una struttura nuova, già pronta, costata una dozzina di milioni di euro; gravita in una delle zone più produttive del Veneto, regione che ha un residuo fiscale di 20 miliardi di euro, garantendo un servizio prezioso, capace di favorire un ulteriore sviluppo e maggior competitività all’economia di quest’area. Se si mette in discussione la presenza del tribunale in un territorio come questo, li devi mettere in discussione tutti”. 

Lo ha detto il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, intervenendo al Teatro Duse di Asolo, al convegno intitolato “Un nuovo tribunale per lo sviluppo di una delle aree più produttive del Paese”, ultimo appuntamento di una iniziativa itinerante a sostegno della realizzazione di questo nuovo tribunale. 

Tribunale della Pedemontana (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Stiamo parlando di un tribunale che impiegava due anni e mezzo per chiudere una causa civile contro una media di sette anni nel resto del Veneto – ha aggiunto Zaia –. Ora dobbiamo irrobustire ulteriormente le fila del fronte impegnato a ottenere un presidio di giustizia buona e rapida, dobbiamo acquisire più forza anche sul piano numerico. A cominciare dai parlamentari veneti che mi auguro vogliano fare squadra, togliendosi le casacche di partito e sostenendo trasversalmente questa partita in maniera visibile e forte a livello nazionale. Lo possono fare nell’ambito della legge di stabilità e dato che molte delle leggi vengono approvate con la fiducia, se i parlamentari veneti, insieme e uniti, come fanno quelli di altri territori, cominciassero a dire che non la votano se non viene riconosciuto il tribunale della Pedemontana, probabilmente otterremmo il risultato tanto atteso”.

Il nuovo tribunale dovrebbe servire ben 56 Comuni che hanno già aderito al progetto per un totale di abitanti che si aggira attorno al mezzo milione e con un Prodotto interno lordo sui quindici miliardi di euro. Molti sono stati gli interventi a sostegno di questo progetto a cominciare dal sindaco di Bassano, Riccardo Poletto il quale ha commentato che, se fosse per i bassanesi e per i residenti del circondario, questo tribunale sarebbe già attivo, ma che, purtroppo, sono i Governi a cambiare, non la politica fatta di tagli.

Il convegno s’è aperto con la relazione di alcuni esperti che hanno evidenziato la necessità di un istituto del genere nel territorio. L’avv.Francesco Savio ha ricordato la genesi del tribunale della Pedemontana; Maris Teresa Coronella, direttrice del sistema statistico regionale, ha svolto un’analisi socioeconomica del territorio; l’avvocato Giuseppe Maiolino ha parlato di una giustizia efficiente e Luca Romano di Local area network dell’importanza di un nuovo tribunale per le imprese della Pedemontana veneta.

Dopo la pausa dei lavori s’è svolta la tavola rotonda aperta agli amministratori, ai professionisti e ai rappresentanti delle categorie economiche e degli enti pubblici del territorio coinvolti dal progetto. Tra i bassanesi hanno fatto sentire la loro voce William Beozzo, già presidente di Apindustria Bassano e Sandro Venzo che rappresenta il comparto dell’artigianato del mandamento. Questi hanno annunciato di avere invitato gli associati ad inserire, nei loro contratti, la clausola che individui il foro di Trento come competente in materia di lavoro. Per i commercianti del mandamento ha parlato Teresa Cadore evidenziando quanto sia deleterio lo stallo della Giustizia quando vengono ampliati ancor più i confini territoriali di competenza. Per i notati ed i commercialisti erano presenti Sandro Grispigni Manetti e Amedeo Busnardo e per la Comunità montana del Brenta, il presidente Luca Ferazzoli. C’era pure una rappresentanza politica con le onorevoli Rosanna Filippin e Laura Puppato, per il Pd ed Erika Stefani per la Lega.

Tagliente, al riguardo, l’affondo del senatore pentastellato Enrico Cappelletti, assieme (a distanza) a Jacopo Berti, Erika Baldin, Simone Scarabel e Manuel Brusco: “Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia chiede l'istituzione del Tribunale della Pedemontana, ma nel 2011 è stata proprio la "sua" Lega Nord a contribuire alla chiusura del tribunale di Bassano, che copriva lo stesso territorio. Allora la legge È stata votata all'unanimità dalla Lega Nord. Non sarebbe stato più facile non decretarne la chiusura?".

Ma come si è arrivati alla morte di questo importante istituto giudiziario presente in città dai tempi della Serenissima, della dominazione austriaca, all’arrivo del Regno d’Italia? Solo nel 1923 il tribunale di Bassano venne soppresso ed accorpato a quello di Vicenza, ma ritornò in città il 29 settembre del 1947, con la prima udienza che s’è svolta il 18 dicembre dello stesso anno.

S’è cominciato a parlare della chiusura del tribunale cittadino nei primi anni del Duemila quando si ipotizzò la presenza di una istituzione del genere soltanto nei capoluoghi di provincia.

Fu in quel periodo che tornò alla ribalta l’antico progetto di “Bassano Provincia” con tanto di proposte di legge avanzate da vari parlamentari del territorio e del Vicentino. Quel riconoscimento, si diceva, sarebbe valso ad annullare ogni dubbio sulla chiusura del tribunale di Via Marinali. C’era, però, chi asseriva il contrario e cioè che non serviva la nuova Provincia per salvare il tribunale. Ecco cosa diceva allora, al riguardo, l’on. Luigi D’Agrò. 

Onorevole, che cosa pensa della paura, che serpeggia da diverso tempo, circa l’eventualità, senza la nuova provincia, che spariscano da Bassano il tribunale e tutti gli uffici giudiziari?

Tribunale della Pedemontana (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Ma no, ma no, ad ogni legislatura riappare questo problema perché ogni ministro che cambia ha la convinzione che basti accorpare tali istituti la fine di far risparmiare soldi allo Stato. Per Bassano è molto difficile che questo avvenga dal momento che c’è stato un così forte investimento in chiave di risorse immobiliari. Mi pare poi che accampare tesi di questo tipo o meglio giustificare sempre la richiesta di una nuova provincia con il punto di non ritorno del mantenimento di alcuni servizi è un po’ esagerato. Queste cose si contrattano senza per forza volere la provincia. Qui si tratta di difendere il tribunale, non di costituire un nuovo ente. Il problema è questo: se andiamo a raccontare che solo con la provincia avremo il tribunale c’è il rischio che questo vada a farsi sfottere sul serio. Bisogna cambiare mentalità. Se c’è una cosa da difendere la si difende. Se la si vuol difendere chiedendo la provincia è il momento in cui cade il palco”

Ma lei sta facendo qualche cosa per fermare questa proposta? È stato l’autorevole “Sole 24 ore” a scrivere che fra i 36 tribunali in Italia che dovrebbero essere accorpati c’è anche quello di Bassano.

“È un problema questo che stiamo analizzando con attenzione. So che Bassano ha i requisiti prevista per l’accorpamento del proprio tribunale, ma so anche che questo non basta a stabilire fin da ora un principio di sicurezza per la sua chiusura. Posso garantire che il tribunale di Bassano prima di essere accorpato dovrà passare non sul mio corpo, perché non serve, ma sulle scelte che sono state fatte in precedenza con un grosso investimento infrastrutturale. Prossimamente ci sarà un intervento al riguardo in Parlamento.

Lei pensa di presentare una interpellanza al ministro?

“La faremo collegialmente in un quadro generale che coinvolga le 36 località interessate da questa proposta, ma inseriremo anche delle richieste di precisazione sugli investimenti effettuati al fine di capire che cosa abbia davvero intenzione di fare il ministro, ma stia tranquillo che il tribunale e gli altri uffici giudiziari non si sposteranno dalla città”.

Eravamo nell’ottobre del 2006.

Nell’ottobre dell’anno successivo, il ministro di Grazia e Giustizia, Clemente Mastella, veniva ad inaugurare Palazzo Cerato, ex sede del liceo classico Brocchi, trasformato per accogliere i nuovi uffici della Procura della Repubblica. Nel contempo continuavano i lavori per la “Cittadella della giustizia”, laddove sorgeva il carcere cittadino, grazie all’assegnazione al Comune, da parte del Ministero, di una disponibilità economica di euro 11.312.744,00 (pari a circa 22 miliardi di vecchie lire).

Intanto continuavano a circolare con sempre maggiore frequenza le voci della chiusura del tribunale. Nel settembre del 2008, l’allora sindaco, Gianpaolo Bizzotto ha chiamato a raccolta parlamentari, avvocati e categorie economiche al fine di redigere una nota da inviare al Ministro della giustizia, on. Alfano ed al suo sottosegretario, sen. Casellati, per invitarli a prendere in considerazione l’importanza di una struttura del genere per il mandamento. “Non vorremmo – lamentava il sindaco – che venissero distratte risorse già assegnateci per altre strutture lontane da noi. Il ministro deve sapere quanto questo Tribunale lavori e quanto di più potrebbe lavorare se fossero potenziati gli organici. Purtroppo ci rendiamo conto, nel paragone con altre realtà del Paese, che si adottano pesi e misure differenti che vanno a scapito di un mandamento, quale il nostro, che ha bisogno del buon funzionamento della giustizia”.

“Non credo che a fronte di un impegno di spesa già in atto – commentava – il Governo accetti di chiudere un tribunale tanto importante e per il quale ci stiamo battendo da anni sotto tutti gli aspetti”.

Nel febbraio del 2009 la sottosegretaria alla Giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, parlando nella sala del Consiglio comunale di Bassano, a sindaci, a politici, ad amministratori, a magistrati e a rappresentanti dell’ordine forense, assicurava che il tribunale non sarebbe stato eliminato. Ad onor del vero quella frase non era nuova. L’avevano ripetuta, prima della Casellati, i ministri Castelli e Mastella.

Anche l’allora senatore Zanettin, aveva chiesto lumi al ministro precedente sul futuro del tribunale bassanese con un’interrogazione seguita ad una notizia apparsa sul quotidiano economico “il Sole 24 ore”. L’on. Mastella, nella sua visita bassanese, aveva garantito che non si sarebbe toccato il tribunale cittadino specialmente a fronte di una spesa di oltre undici milioni di euro per la costruzione della Cittadella della giustizia. “Sarebbe assurdo – aveva sottolineato il ministro – che lo Stato buttasse al vento una cifra del genere per una struttura che è di vitale importanza per la giustizia del territorio”.

Il 14 settembre del 2011, Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, con Tremonti, Ministro dell’economia e delle finanze, la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica, approvavano la legge n.148 in base alla quale il tribunale bassanese avrebbe dovuto chiudere. Ed infatti, il sei luglio del 2012, il Consiglio dei Ministri approvava all’unanimità il decreto legislativo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, elaborato dal ministro della Giustizia Paola Severino e l’allora Presidente della Repubblica, Napoletano, apponeva la sua firma. Erano 37, oltre a 220 sedi distaccate, i tribunali destinati a scomparire e, fra questi, c’era proprio anche Bassano del Grappa.

Gli avvocati bassanesi, con in testa il combattivo Nereo Merlo, non hanno però tolto le barricate contro questo maldestro intervento. “Abbiamo perso una battaglia – sottolineava Merlo – ma non la guerra”. Ed infatti la guerra è continuata con tutta una serie di azioni che ancora non si fermano.

L’iter della nuova geografia giudiziaria, partito con la legge n.148 del 14 settembre 2011, sotto il Governo Berlusconi e poi avviato alla sua realizzazione con il Governo Monti, grazie ai decreti legislativi 155 e 156 del sette settembre 2012, è arrivato al capolinea. Dovevano essere 37 i tribunali da chiudere. Ne sono rimasti trenta (Acqui Terme; Alba; Ariano Irpino; Avezzano; Bassano del Grappa; Camerino; Casale Monferrato; Chiavari; Crema; Lanciano; Lucera; Melfi; Mistretta; Modica; Mondovì; Montepulciano; Nicosia; Orvieto; Pinerolo; Rossano; Sala Consilina; Saluzzo; Sanremo; Sant’Angelo dei Lombardi;Sulmona; Tolmezzo; Tortona; Vasto: Vigevano; Voghera).

Riuscirà l’impresa di far decollare il nuovo tribunale della Pedemontana Veneta nella nuovissima struttura di Via Marinali? È ancor presto per potersi illudere.

 

nr. 35 anno XXI dell'8 ottobre 2016

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar