NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Quella centralina
non s'ha da fare

Il Comune di Bassano scrive alla Regione

di Gianni Celi

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No a quella centralina

E torna alla ribalta la vicenda della centralina idroelettrica che dovrebbe sorgere a nord del Ponte Vecchio, nella riva sinistra del Brenta. È di questi giorni la nuova presa di posizione del Comune contrario a quest’opera.
L’Amministrazione comunale scriverà alla Regione del Veneto per segnalare ancora una volta, oltre al proprio dissenso in merito alla realizzazione di questa centralina idroelettrica a meno di cento metri dal Ponte degli Alpini e in prossimità del terrapieno sul quale poggia il Castello medievale della città, la propria preoccupazione per la salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale della città.
No a quella centralina (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“La nostra posizione è supportata da voci di autorevoli professionisti che destano preoccupazione – sottolinea l’assessore alla pianificazione urbana sostenibile e al patrimonio e verde pubblico Linda Munari – quindi oltre al corretto svolgimento dell'iter procedurale chiediamo la completezza di contenuto delle valutazioni effettuate in seno alle commissioni tecniche competenti. In realtà la Regione del Veneto sembra non volere sottoporre al vaglio di queste le relazioni tecniche statica e idrogeologica le quali, pur essendo state recapitate agli enti interessati al di fuori dell'iter procedimentale, sollevano dubbi su possibili gravi conseguenze all'ambiente e al patrimonio culturale, e sono pertanto all'origine della nostra apprensione”.
“Chiediamo anche rassicurazioni – precisa al riguardo il sindaco Riccardo Poletto - sul fatto che le verifiche di stabilità indicate dalla Soprintendenza nello scorso mese di luglio siano state acquisite dagli uffici competenti della Regione del Veneto, dato che sono di grande importanza per dirimere eventuali problematiche di carattere geotecnico e fondazionale attraverso verifiche di stabilità, a tutela della salvaguardia di tutto l'ambito paesaggistico". 
No a quella centralina (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)A quando risale la richiesta di realizzare una centralina lungo Via Pusterla? Al febbraio del 2000, anno in cui la società Belfiore ’90, di Bortoli Antonio &C, di Nove, presenta al Genio Civile di Vicenza una domanda di concessione di derivazione d'acqua dal fiume Brenta a nord del Ponte Vecchio. Dodici anni più tardi arriva il sì a questa richiesta. “La Regione, come spiegava una relazione tecnica dello studio di architettura Piercarlo Comacchio, per conto della ditta, “ha riconosciuto, con decreto n. 34 del 17 febbraio 2012, di derivare dal fiume Brenta, in località Ponte Vecchio, moduli medi 80 (8000 litri al secondo) d’acqua ad uso forza motrice per produrre, con un salto utile di due metri, la potenza nominale media di 156,86 Kw”.
“L’impianto – continuava la nota tecnica – è stato inoltre oggetto di Via (valutazione di impatto ambientale n.d.r.) con giudizio favorevole di compatibilità ambientale con delibera regionale che recepisce i precedenti pareri favorevoli dell’Autorità di bacino, dell’Ufficio Natura, della Direzione urbanistica sulla relazione paesaggistica”.
Era poi arrivato anche il benestare della Giunta comunale con una sola clausola, vale a dire la precedenza da dare al cantiere che sarà allestito per i lavori di risistemazione del Ponte Vecchio.
Contro questa richiesta era sorto un movimento piuttosto deciso, sotto la bandiera di Italia nostra, per il no alla centralina. Il risultato conseguito fu lo stop decretato dal presidente della Regione, Luca Zaia. La procedura, infatti, venne sospesa per dare modo alla Soprintendenza archeologica del Veneto, di effettuare un supplemento di analisi della situazione sul posto. Anche il Comune di Bassano, ripensandoci, aveva espresso delle perplessità circa la collocazione della centralina stessa sostenendo la contrarietà all’opera.
Ecco, al riguardo, le dichiarazioni rilasciateci, allora, da Italia Nostra e dal Comitato per la salvaguardia del Ponte degli Alpini. “La Soprintendenza Archeologica del Veneto – ci spiegavano – ha annullato il parere favorevole della Conferenza dei Servizi di Venezia alla realizzazione dell’impianto e ne vincola la fattibilità a ulteriori sondaggi archeologici preventivi. Lo fa con una lettera, un documento ufficiale con l’intestazione del Ministero dei Beni e le Attività Culturali inviato il 19 ottobre 2015 al presidente della Conferenza dei Servizi del Veneto Doriano Zanette e, per conoscenza, al presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Già in settembre il Ministero per i Beni e le Attività Culturali aveva vincolato la fattibilità del progetto a ulteriori saggi archeologici preventivi, precisando che solo all’esito di tali indagini si sarebbe espressa. Allora perché la Conferenza dei Servizi del Veneto ha interpretato quelle parole come un "via libera"?”.
No a quella centralina (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Italia Nostra, sezione di Bassano, e il Comitato di Salvaguardia del Ponte degli Alpini e del fiume Brenta, che da mesi si battono per scongiurare l’attuazione di quello che definiscono un ‘piano scellerato’ – insistevano i promotori della lotta contro quest’opera - registrano un punto a loro favore, a favore del territorio. E, documenti alla mano, rivelano la posizione ufficiale del Ministero, contro l’interpretazione della Conferenza dei Servizi di Venezia. Ma non è tutto: una lettera del Ministero - Soprintendenza Archeologia afferma anche di aver individuato nel sottosuolo del luogo ‘deputato’ alla centralina una struttura tutta da studiare: “Si ritiene – recitava la lettera – che per l’espressione di un parere compiutamente informato sia necessaria l’esecuzione di trincee preventive volte ad appurare cronologia e stato di conservazione della struttura individuata nel sottosuolo dalle prospezioni geofisiche a cura della scrivente. Allo stato attuale, la documentazione presentata non può dunque ritenersi completa. Tutto ciò considerato, si ribadisce che il parere unico di questo Ministero è da ritenersi sospeso in quanto subordinato ai risultati delle indagini prescritte”. La struttura individuata nel sottosuolo sarebbe una traccia del Ponte fatto costruire nel 1402 da Gian Galeazzo, signore di Milano, durante la guerra contro i Carraresi”. Con quell’intervento si voleva deviare il corso del Brenta verso Sandrigo per privare d’acqua la città di Padova.
“Il piano dell’azienda proponente, la ditta che vorrebbe realizzare la centralina idroelettrica a un passo da quel ‘gioiellino’ in legno che è il Ponte degli Alpini- affermavano i ricorrenti - è considerato non solo rischioso, ma del tutto inutile da molti, inanellando il ‘no’ del sindaco Riccardo Poletto, la denuncia di Italia Nostra, l’opposizione delle associazioni ambientaliste, di alcuni parlamentari e soprattutto del Comitato di cittadini bassanesi che ha raccolto a oggi 10.222 firme per chiedere alla Regione Veneto di bloccare l’opera. Bassano del Grappa è una comunità di 43mila abitanti e in ‘quel’ ponte, antico e fragile, ‘degli alpini e degli innamorati’ si identifica. Da un lato l’architettura con la A maiuscola, quella di Andrea Palladio che quel passaggio da una sponda all’altra del fiume Brenta l’ha disegnato nel 1569; dall’altro gli interessi di un’azienda che ha aperto l’offensiva in una sorta di campagna di conquista per ricavare dal fiume Brenta, a ridosso del basamento di un delicatissimo torrione medievale, una, peraltro irrisoria, quantità di energia elettrica (soddisferebbe le esigenze di poche decine di famiglie)”.
Il segretario di Italia Nostra, sezione di Bassano, Carmine Abate, la presidente del Comitato per la Salvaguardia del Ponte degli Alpini, Barbara Vettori, l’avvocato Gianluigi Ceruti (che da anni combatte a tutela dell’integrità ambientale e che ora assiste alcuni privati bassanesi e Italia Nostra) e il professor Renato Vitaliani, ordinario di Tecnica delle Costruzioni della facoltà di Ingegneria all’Università di Padova, sono stati tra i più strenui oppositori alla centralina.
“Con l’escavazione in adiacenza all’edificio – concludevano - si ritiene che il rischio di produrre cedimenti fondazionali sia estremamente elevato. Tanto da compromettere irrimediabilmente la stabilità del manufatto, fino al collasso, come dichiara il prof. Vitaliani. Si ritiene che un’opera di questo genere, posta a 150 metri dal Ponte degli Alpini, opera di importanza storico-architettonica inestimabile, senza entrare nel merito del deturpamento paesaggistico, possa creare motivi di rischio per il ponte stesso”.
Ma quali erano le proposte del progetto presentato dalla ditta Belfiore ’90, giusto per conoscere le voci delle due “campane...”. “Il sito – spiegava lo studio di architettura della proprietà – è individuato in sinistra orografica del fiume Brenta, nelle adiacenze di Via Pusterla…ed il progetto riguarda l’utilizzo, a scopo idroelettrico, di una parte delle acque a circa 400 metri dal Ponte vecchio dove esistono ancora oggi le opere di presa costituire dalla traversa di sbarramento, denominata dell’Arcon, ed un canale di derivazione della lunghezza di circa 270 metri. A tutt’oggi la presa di derivazione ed il relativo canale versano in uno stato di abbandono e di degrado. Il proponente intende procedere al ripristino dei luoghi e del canale demaniale di derivazione al fine di potervi installare all’interno, una nuova minicentrale idroelettrica”.
La nota faceva quindi un excursus storico dei molini posti lungo il fiume in quel tratto e ricordava che “i censimenti del ‘700 registrano ben diciotto ruote in funzione contro le trenta dell’intero distretto”.
Ed ecco che cosa rispondevano i tecnici alle proteste di Italia Nostra: “La portata totale è di molto inferiore al deflusso totale, garantendo così il DMV (deflusso minimo vitale) richiesto. A fronte del minimo normativo di 4,7 metri cubi al secondo, in considerazione del pregio paesaggistico e ambientale dell’area, il progetto prevede prudenzialmente la taratura della strumentazione per una portata minima di deflusso pari a circa sei metri cubi al secondo”.
No a quella centralina (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“La continuità dell’ittiofauna – aggiungevano – sarà garantita dalla traversa esistente che permette il superamento del piccolo dislivello. I rumori poi vengono contenuti con accorgimenti tecnici quali l’impiego di componenti elettromeccanici sommersi e l’utilizzo di opportuni materiali insonorizzanti interni ai locali”.
Oltre ad altri accorgimenti, per quanto concerne le opere murarie, i tecnici spiegavano che “il progetto prevede misure compensative a favore del Comune di Bassano per la riqualificazione ecologica dell’area riparia che affianca l’impianto lungo la riva sinistra del fiume”.
Ed ecco, per finire, i dati relativi alla concessione dell’impianto, in base al decreto regionale del febbraio 2012: “La derivazione media sarà di 80 moduli (ottomila litri al secondo); il salto utile, di due metri; la potenza nominale media di 156,86 Kw; la durata della concessione è di vent’anni ed il canone annuo è di 6.041,30 euro”.
“Ma perché – si sono chiesti i maggiorenti di Italia Nostra - si vuole costruire una, fra l’altro modesta, centralina idroelettrica, proprio a due passi dal Ponte Vecchio, con tutti i posti che ci sono sia a monte che a valle?”.
“Quanto ad utilità pubblica (cioè fornitura di energia elettrica da fonte rinnovabile) di questa centralina – aggiunge Italia Nostra - va ricordato che a circa 1800 metri a nord di Bassano e quindi a circa 1650 dalla posizione della costruenda centralina, si trova la centrale dell’Enel Green Power spa denominata “Barzizza” che viene sottoutilizzata al 50% di produzione, per cui basterebbe tenerla in funzione qualche ora di più al giorno per ottenere la produzione di energia realizzata da quella proposta vicino al Ponte (circa 125 kW ora media). Inoltre, a pochi chilometri a nord ne esiste un’altra in località Campolongo che produce 213 kw (decreto di utilizzo fino al 2029)”.
Dopo sedici anni si attende ancora il responso della Regione per un sì o per un no a questo manufatto e intanto la Società Belfiore 90 minaccia di chiedere i danni per questa vicenda, ricordando che da anni essa paga al Genio civile, un canone di locazione del canale esistente lungo Via Pusterla. In questa attesa si inserisce l’invito del Comune di Bassano alla Regione perché ascolti la voce contraria dell’Amministrazione alla centralina.

 

nr. 37 anno XXI del 22 ottobre 2016

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