Ecco Bassano che, da Cenerentola quale pareva fosse diventata, dopo lo “scippo” della Provincia, torna ad essere al centro di nuovi interessi compositi, al centro di un “rinascimento” come lo ha voluto titolare il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia a cominciare dalla sanità con la salvaguardia dell’Azienda sanitaria che pareva dovesse sparire per passare al nuovo assalto al Tribunale al fine di tornare a farlo rivivere e per la Pedemontana che s’ha da fare (“sono 96 chilometri che uniranno 36 Comuni e che inaugureremo fra due anni e mezzo dopo una spesa di due miliardi e 380 milioni”) e, come corollario, per il passaggio del Giro d’Italia 2017, fortemente voluto dalla Regione, sui luoghi storici della Grande guerra.
Tutto questo è venuto alla luce, per bocca di Zaia, durante la presentazione di un nuovo soggetto collaborativo che vede unito un nugolo di imprenditori bassanesi, deciso ad aiutare il nostro ospedale per rendere sempre più eccellenti le strutture, volte a produrre un risultato oltremodo benefico a favore dei pazienti che ad esso si rivolgono. “Sanità e Impresa” è il titolo del nuovo sodalizio che ha visto assieme imprenditori e sanitari ospedalieri per il varo di una progettazione ad ampio respiro bene illustrata dal dott. Antonio Celia, direttore del Dipartimento chirurgico dell’Ulss 3.
Prima di lui ha parlato di questa nuova realtà, il Direttore generale dell’Azienda sanitaria bassanese, dott. Giorgio Roberti. Dopo il grazie alla disponibilità del gruppo di imprenditori, per una crescente eccellenza della sanità bassanese, Roberti ha evidenziato i due punti focali di questa nuova strada che si vuole percorrere. Due le parole sottolineate dal direttore generale: Innovazione e Territorio. Innovazione come elemento di crescita quanto mai importante per offrire ai pazienti strumenti sempre più all’avanguardia per la cura di malattie varie; Territorio perché la disponibilità degli imprenditori renderà possibile il percorso innovativo della sanità locale.
“In questi dieci mesi del mio mandato – ha ricordato Roberti – sono di quasi dieci milioni di euro gli interventi realizzati nel 2016 o da realizzare nel 2017 per implementare risorse e strutture dell’ospedale, a cominciare dal Robot Da Vinci (è costato due milioni 171 mila euro n.d.r.) che va a sostituire quello precedente. Per l’anno prossimo ci sono nuovi progetti da realizzare, dalla sostituzione della Tac ( un milione di euro n.d.r.) alla sistemazione del Pronto soccorso che costerà due milioni e mezzo fra la parte edilizia e la centrale di monitoraggio, alla piastra endoscopica”.
Il dott. Celia ha riassunto brevemente i principi di questa innovazione. Una serie di progetti e “progettino” saranno individuati al fine di favorire una multidisciplinarità dell’utilizzo di nuove tecnologie. Non sarà privilegiato soltanto il settore della chirurgia (sarà digitalizzata la sala operatoria), ma saranno molti altri i reparti che beneficeranno del nuovo percorso, dal radiologo, all’oncologo, al radioterapista e via dicendo. Di centomila euro dovrebbe essere la spesa da affrontare per questo importante obiettivo tecnologico ed ecco che una valida mano verrebbe tesa dal nuovo gruppo di imprenditori locali.
“Noi veniamo da un’esperienza lunga un anno a favore dell’ospedale San Bassiano – ha spiegato quindi il portavoce degli imprenditori, Carlo Marostica - e vogliamo continuare su questa strada. Ci siamo posti l’obiettivo di mettere a disposizione le nostre risorse per i prossimi cinque anni. Noi, ovviamente, non interferiremo certo nella valutazione dei progetti che i professionisti della sanità sceglieranno, vogliamo soltanto seguire la parte finale di questa loro progettazione trattando l’acquisto delle strumentazioni individuate di volta in volta”.
Da guascone qual è Renzo Rosso ha spiegato, con molta schiettezza, prima di tutto che non aveva nessuna voglia di partecipare a quell’incontro ed in secondo luogo che lui ha accettato di partecipare con la sua Fondazione “Only the brave”, soltanto dopo aver parlato direttamente con il dott. Celia. “Sono venuto qui- ha sottolineato – solo perché la mia notorietà può far più presa sul progetto. Devo aggiungere poi che io ho tante persone che mi chiedono di aiutarle, ma prima di metterci dei soldi voglio capire che fine faranno, così come sto facendo con i terremotati del Centro Italia, onde evitare sprechi e corruzione. Parlando con Celia ho capito che avevo a che fare con un “best in class” e, anzitutto, gli ho chiesto se pensava di rimanere per tanto tempo all’ospedale di Bassano o se fosse in partenza. Lui mi ha assicurato che resterà e questo mi ha convinto ad accettare la richiesta degli altri imprenditori”.
“Noi, dalla comunità nella quale viviamo – ha concluso Rosso – riceviamo molto e trovo quindi giusto che, da parte nostra, si debba ritornare qualcosa in termini di strutture a beneficio dei nostri concittadini”.
L’intervento di Zaia è valso ad evidenziare l’ottima salute della sanità veneta, grazie anche ad una serie di iniziative che indicano un cambiamento radicale del modo di pensarla rispetto al passato. Ha elogiato la nascita dell’”Azienda 0”, in tema di sanità, che permetterà alle varie aziende di dialogare fra di loro evitando sprechi inutili e velocizzando gli interventi nei diversi settori. “I direttori generali – ha aggiunto – devono essere sempre più manager, così come lo sono nelle aziende qui rappresentate da tanti imprenditori. Vogliamo rivoluzionare l’operativià della Aziende sanitarie con un obiettivo importante e cioè quello di far stare il malato a casa propria il più possibile ed il meno possibile all’ospedale. C’è chi pensa ancora che la forza di un’Azienda sanitaria sia il numero di letti disponibili, è sbagliato. Il futuro, anche nella sanità è nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Grazie a queste, ad esempio, oggi il 95 per cento dei tumori al seno viene guarito”.
“La nostra Regione – ha concluso il presidente veneto – ha investito 70 milioni l’anno nelle nuove tecnologie. Dobbiamo ricordare una cosa e cioè che se i cittadini del Veneto vivono meno e vivono male vuol dire che chi è preposto alla loro cura nelle strutture sanitarie ha fallito”.
nr. 38 anno XXI del 29 ottobre 2016