NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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La grande alluvione
cinquant'anni fa

di Gianni Celi

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Cinquant’anni fa la tragedia

Mezzo secolo fa, di questi giorni, si consumava una delle più terribili tragedie provocate dal maltempo, mai conosciute nella storia del Bassanese. Un’alluvione senza pari, a cominciare dalla città di Bassano, fin dentro la Valbrenta, portò distruzione e qualche morto. Ricordare quel IV Novembre del 1966 è un dovere nei confronti di quanti hanno vissuto momenti di disperazione, ma anche per capire cosa potrebbe succedere se il fiume Brenta tornasse nuovamente a gonfiarsi come in quei giorni. Sì, perché, in taluni tratti della Vallata pare proprio che la brentana di allora non abbia insegnato nulla.

Cinquant’anni fa la tragedia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)E allora, per ricordare quel drammatico evento naturale, partiamo dalle iniziative che l’Amministrazione comunale di Valstagna, in collaborazione con l’Unione montana Valbrenta ed il Bim Brenta, ha voluto proporre al fine di “non dimenticare” quel dramma. Le celebrazioni si apriranno venerdì 4, alle 16, con la deposizione di corone di alloro ai monumenti ai Caduti ed ai cippi delle frazioni; alle 18, a Palazzo Perli, sarà presentata la riedizione del libro, scritto nel 1967 dall’allora responsabile della redazione di Bassano de “Il Giornale di Vicenza”, Gianmauro Anni, principalmente sull’alluvione a Bassano, in Valbrenta e nel Vicentino. Sabato 5, sempre a Palazzo Perli, alle 9,30, inaugurazione della mostra di foto storiche; alle 10,30 messa nella chiesa parrocchiale e, subito dopo, corteo per la posa di una corona di allora al monumento ai Caduti del capoluogo; alle 16, al teatro Don Davide Paletti, incontro con “Gli angeli del fango”; alle 17,30 proiezione del filmato “…e che il presente abbracci il passato con il ricordo ed il futuro con l’attesa” a cura dell’Istituto comprensivo “Bombieri”. Domenica, alle 10, nella sala di Piazzetta Brotto, conferenza sul tema “La memoria dell’alluvione del ‘66”; alle 16 presentazione del restauro del ponte con discesa di una zattera storica; alle 18, nelle ex scuole elementari di Primolano, proiezione del filmato “…e che il presente abbracci il passato con il ricordo ed il futuro con l’attesa” a cura dell’Istituto comprensivo “Bombieri”; alle 20 cena conclusiva.

Cinquant’anni fa la tragedia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ma cosa significò per Bassano e la Vallata quel IV Novembre di cinquant’anni fa? Lasciate che porti la mia esperienza di, allora, apprendista giornalista de “Il Giornale di Vicenza”, sotto la guida dell’indimenticabile collega Gianmauro Anni, responsabile della redazione bssanese. Già al momento della celebrazioni del giorno della Vittoria si cominciarono a raccogliere le prime avvisaglie di un’alluvione che sarebbe passata alla storia. Il Brenta cresceva a dismisura e, in città, aveva già cominciato a coprire le prime vie e le prime case poste lungo il letto a sinistra e a destra del Ponte vecchio verso nord. Nella notte si parlava già di 2.300 metri di acqua al secondo, una follia pensando alla pacatezza del suo corso soltanto qualche settimana prima. Via Volpato e Via Pusterla erano già allagate, così pure la parte bassa delle case dei mulini e della bottiglieria Nardini. Il Ponte vecchio non vedeva tanta acqua almeno da quasi un secolo. Intanto il livello aumentava, al punto che l’acqua, sotto la spinta delle onde mosse anche da un vento assai forte, bagnava la parte di calpestio dello storico manufatto. Assieme a tanta gente ricordo che andai a seguire l’evolversi della situazione anche perché pareva che il Ponte, caro agli Alpini, dovesse decollare da un momento all’altro. La struttura, infatti, cominciava a scricchiolare e si stava creando una pericolosa piega verso il Ponte nuovo. Era successo ancora che il Brenta si portasse via quel Ponte nei secoli passati ed è sembrato molto strano, ad alluvione passata, che fosse riuscito a resistere alla forza, non soltanto dell’acqua, ma anche al continuo martellamento cui erano sottoposte le stilate da interi alberi che andavano a cozzare contro i legni indebolendoli sempre più.

E in Valle com’era la situazione? Oltremodo drammatica. A Solagna, la statale 47 della Valsugana era stata chiusa al traffico a cominciare da località Torre, appena all’inizio del paese. In destra Brenta una frana stava minacciando il dosso dell’abitato di Sarson che avrebbe interrotto il passaggio sulla Campesana. Altre frane si trovavano anche più avanti fra Campolongo ed Oliero.

Cinquant’anni fa la tragedia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ricordo ancora cos’era successo a Valstagna non soltanto per il fiume, che aveva invaso il lungobrenta, ma per la furia del Frenzela che, trasportando tonnellate di sassi e ghiaia, aveva finito con l’ostruire il ponticello a sud di quella valle, riversandosi sulla piazzetta centrale verso il municipio. Ho ancora nella mente la visione agghiacciante di quel tratto finale con la case sommerse da cumuli di ghiaia e fango.

E il resto della Valbrenta? C’era soltanto un modo per arrivare a San Marino, a Cismon, a Primolano e cioè la ferrovia con le sue gallerie. La linea era interrotta per i danni che i canaloni che scendevano dal massiccio del Grappa, avevano provocato. Ricordo Cismon isolata, ricordo la piana di Campagna, a nord di Primolano sommersa e dove un’anziana trovò la morte e ricordo il sopralluogo alla diga del Corlo che tanta apprensione aveva procurato ai valligiani. I carabinieri, infatti, nei giorni successivi, avevano fatto il giro della valle invitando le persone, che abitavano più in basso, di abbandonare le case perché pareva che la diga dovesse cedere (era ancora fresco il disastro del Vajont). C’era stato invece soltanto un equivoco perché il custode della diga aveva informato il capostazione di Cismon che si trovava costretto a far defluire dalla diga un quantitativo forte di acqua e questo annuncio era stato interpretato come la minaccia di un possibile crollo della diga. Tanti ancora sarebbero gli episodi da raccontare di quel tragico quattro Novembre, ma fermiamoci qui e tanto basta.

 

nr. 39 anno XXI del 5 novembre 2016

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