NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Due Cilindri, che passione

Il libro di Portinari

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Guido Portinari

Il vicentino Guido Portinari, appassionato di motociclette da sempre, dà alle stampe in proprio 2 cilindri, 2 ruote 600 cc. di passione, un libro in cui rievoca, con la semplicità dei fatti realmente accaduti, la propria passione per le due ruote e in particolare per quelle con lo storico marchio tedesco BMW, che si accinge a festeggiare l'anno prossimo il centenario di nascita della nota azienda motoristica bavarese. Nato e cresciuto a Vicenza, l'autore dalla fine degli anni ’60 si interessa di motociclette Bmw, quelle che, fissate da due viti, hanno applicate sul serbatoio due placchette metalliche smaltate con due spicchi bianchi e due azzurri e le lettere che stanno per Bayerische Motoren Werke. Era nata come fabbrica di propulsori per aeromobili tedeschi e quello stemma rappresentava un’elica che gira. Un’altra versione verosimile è quella che il logo, registrato nel 1917 (anno di fondazione del marchio bavarese), fosse ispirato alla bandiera bavarese, bianco-azzurra. La particolare opposizione della colorazione bianco-azzurra, in realtà serviva per aggirare una legge tedesca dell’epoca, che vietava di usare i simboli nazionali in un marchio commerciale. Il libro sarà presentato venerdì 18 novembre alle 18 nella concessionaria Bmw Motorrad Bellan e Giardina di Torri di Quartesolo, nel complesso del centro Le Piramidi. Sarà presente Graziano Mantiloni, autore della prefazione, e i due fratelli Armando e Gianni Bellan, figli di Ubaldo, ispiratore del libro. Parteciperanno anche Roberto Dalla Vecchia, noto chitarrista vicentino che suonerà alcuni brani, e l'attore e regista Roberto Cuppone con letture dal libro.

Guido Portinari (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Chi scrive non è un filogermanico – si legge nelle notte dell’autore - ma quando si parla di motori che dovevano garantire la sicurezza in volo, non posso non associare la proverbiale precisione e affidabilità tedesca anche alle motociclette. Sono due caratteristiche che si traducono in un bel “Non mi ha mai lasciato a piedi una volta”. Per cui scelgo la prima versione. A dire il vero c’è stata una volta in cui mi ha lasciato a piedi, ma era la mia prima volta allorché mi ritrovai apparentemente in panne con quella che ancora oggi conservo gelosamente, meravigliosa R 60/2 del 1965. Rappresenta un aneddoto che mi piace raccontare e che troverete in un capitolo dedicato, lasciandomi trasportare dal delizioso ricordo di un tempo in cui il casco non era ancora obbligatorio. Infatti lo indossavi perché costituiva equipaggiamento consigliato nei lunghi viaggi e veniva considerato, sì una protezione, ma più che dai possibili danni da caduta, dalla frizzante aria mattutina che avrebbe altrimenti provocato inevitabili sinusiti. A capo scoperto, assaporavi tutta la bellezza della natura circostante, con i suoi profumi, con l’aria tersa del primo mattino. Silenziosa, con le sue due marmitte con anima di maiolica, che tutto emettevano fuorché rumore, la bicilindrica dai cilindri in ghisa produceva musica stereofonica. E tu che la cavalchi, assapori uno strano senso di libertà che ti fa scordare tutto: le preoccupazioni per i figli, le tensioni sul lavoro, le tasse da pagare, la protesta studentesca, l’inadeguatezza della politica, i dispetti del vicino di casa, e, persino la pioggia.

Una delle passioni che ho scoperto di avere in comune con Guido è quella della moto - scrive Graziano Mantiloni nella prefazione - . Quando mi ha fatto leggere queste sue “memorie” devo dire che mi sono anche commosso. Talmente piena era la forza del racconto e delle descrizioni che mi sono trovato d’incanto ad evocare con nostalgia le mie esperienze giovanili di motociclista. Il rumore della moto, il viaggio, gli incontri, per un appassionato sono un suono magico e quando un libro ha il potere di coinvolgere il lettore, anche nella sua sfera personale, credo che abbia raggiunto e centrato l’obiettivo. La microstoria di Guido si fonda su gesti quotidiani, sguardi, sapori, desideri e ambizioni di un mondo tutto personale e la sua apertura all’altro è un gesto ambizioso e generoso insieme. La semplicità narrativa è simile ad una bella chiacchierata davanti al focolare, sorseggiando tra le mani un bicchiere di vino.

Guido Portinari (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Una lettura in cui molti vicentini si riconosceranno, in special modo quelli che amano cavalcare le loro moto, e riconosceranno alcuni luoghi della città e dintorni, alcuni dei quali oggi non ci sono più: lo storico negozio di motociclette di via Firenze, luogo dei sogni per tanti ragazzi vicentini speranzosi di cavalcare, come lo stesso autore, la prima due ruote a motore; l'officina di riparazione per biciclette di via IV Novembre; il negozio di strumenti musicali di viale Milano. Ma anche luoghi di grande bellezza naturale meta di raid per Portinari e amici, come l'altopiano di Pinè e il lago di Tovel in Trentino, la riviera ligure. Avvenimenti, piccoli aneddoti, testimonianze di quei valori che ci hanno trasmesso i nostri nonni ed i nostri padri, in cui il filo conduttore è quello dell’amore per le cose fatte bene, con passione, con buon senso ma anche con quel pizzico di incoscienza che mantiene giovani. Sentimentalismi d’altri tempi, si chiede l'autore? Forse. Ma - fa notare Portinari - in un mondo concentrato ormai sulla corsa al primo posto, non importa se sgomitando e calpestando, purché si arrivi primi, dove l’egoismo prevale e non importa se la fame dilaga o se il fenomeno dell’immigrazione, dalla stessa guerra provocato, diviene una tragedia universale, dove i disastri idrogeologici non sono mai abbastanza per indurre a cementificare meno, ebbene, mi piace pensarmi fuori moda se questo può portare al benessere dell’anima e della mente.

Abbiamo incontrato l'autore e dialogato con lui.

Guido Portinari (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)





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