Difficile recuperare la vita nelle immagini dedicate alla Grande Guerra, che ne esprimono il senso più drammatico. Risvegliano la memoria le foto di Giuliano Francesconi attraverso i materiali bellici che diventano il legame con quella atroce e assurda realtà nella mostra “Ferro, Fuoco e Sangue! Vivere la Grande Guerra” a Palazzo Chiericati. Una finissima sensibilità fotografica trasforma gli oggetti recuperati dopo quarantun mesi e tre rigidissimi inverni sui monti vicentini, sepolti con la vita nella terra in un poetico itinerario d’immagini. L’immane tragedia, dal fronte dolomitico e alpino, che ha coinvolto un territorio ad alta quota tra lo Stelvio e la Marmolada, dall’Ortles al Pasubio, comprendendo l’Adamello, dall’Ortigara alle Tofane fino al Cristallo ed il Monte Nero, attraverso 650 chilometri di territorio d’alta montagna, tra i duemila e i tremila metri, ha trasformato lo scenario montano nella novità del fronte alpino. Dopo un secolo la tragedia filtra ancora integra, attraverso abbandonati resti e frammenti di scarpe chiodate, di fucili e reticolati, elmetti e maschere antigas, pinze tagliafili, borracce e proiettili. Corrosi dal tempo ed arrugginiti, i materiali si trasformano in composizioni che senza intaccare il loro terribile destino lo mutano in valori estetici. Francesconi osserva da vicino la loro forza vitale e trasforma gli oggetti sensibili alla luce, il loro patos iconografico in monumenti del quotidiano, composizioni emergenti cariche di una loro vita. «È una mostra che nasce dal fango ma che interroga la nostra mente» chiarisce Passarin, conservatore del Museo del Risorgimento e della Resistenza, appassionato della montagna che nell’incontro con Francesconi ha portato al percorso artistico, germogliato tra fili spinati e reperti di ferro. Sono note dei soldati la paura della sete e della fame, testimoniata dalle gavette e dalle posate, con i resti delle scatolette di manzo salato e i biscotti alternativi alla carne indurita.
La mostra si sviluppa su un percorso in 11 sale e dieci temi: freddo, fuoco, attesa, fango, sete, riparo, brutalità, paura, fame, rumore, lungo le gigantografie di Giuliano Francesconi, fotografo vicentino che viene dal mondo aziendale e studioso di storia ed arte. Sono 75 le immagini esposte, alcune di formato sorprendente, lunghe fino ai cinque metri.
Mostra e catalogo a cura di Mauro Passarin. Il coinvolgente allestimento è di Mauro Zocchetta.