L’inchiostro e brevi tratti di pennino moltiplicano sulla carta punti e linee, tratti e segni in grande varietà fino a completare le invenzioni di Matteo Robino. I fogli variano nell’allargare una galleria di figure femminili inserite nel mondo della Belle Epoque, arricchite da un ventaglio di motivi che trasmettono l’interesse di Robino per un tempo di eleganze e galanterie. Il pennino traccia concentrati motivi di segni e punti a fissare la resa di bustini, gonne volant e cappellini che mutano nel rendere con la leggerezza anche il movimento.
L’inchiostro scorre veloce e articola rapporti fitti tra minuti cerchi, piccoli segni ad arco, minuscole frotte di x, accenti circonflessi organizzati che nell’intenso accostarsi rendono nelle immagini la vitalità e sostengono lo stile personale. Il pennino traccia volti risolti in esito schematico, evidenzia i tratti somatici con il rapido variare dei segni, sommuove la rappresentazione mentre dilaga nella rincorsa attraverso l’attento concentrato dei neri contrapposti al bianco. Robino allarga a immagini di facciate di palazzi, tratti di strade del territorio vicentino con l’inchiostro, la china, mutando l’intensità dei neri fino all’oscurità profonda, intensifica l’oscurità di scale, atri e facciate attraverso il transito di ombre diverse. Apre poi a nuove trame di linee, motivi sovrapposti che contengono l’energia delle diagonali, segnate dal fluire di brevi tratti simili a fasciami di motivi che scorrono.
Inoltre l’inchiostro, all’apparire del colore, cede in forme geometriche e astratte, si inserisce in più motivi espansi in zone centrali di ovali e cerchi, partecipa all’articolarsi delle forme e alla loro energia, nel costruire una trama, nell’intensità del colore steso in forma piatta, opposto, nelle ultime opere, all’alternarsi del bianco e del nero.