NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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L'ultima anguana
di Umberto Matino

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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L'ultima anguana<br>
di Umberto Matino

Dopo il grande successo dei suoi romanzi, lo scledense Umberto Matino aggiunge un'altra soddisfazione al proprio lavoro con una nuova edizione de L'ultima anguana che viene ripubblicato dall'editore friulano Biblioteca dell'Immagine così come gli altri due - La valle dell'orco e Tutto è notte nera - a formare quella che è stata definita la Grande Trilogia Cimbra. Alla nuova edizione sono state aggiunte un ventina di immagini della Val Posina negli anni '40 e '50 e una sessantina di note a piè pagina che puntualizzano le parti storiche. Infine, a corredo del libro c'è un piccolo "sillabario pedemontano", cioè una serie di microsaggi storico-antropologici sul nostro Pedemonte, con argomenti che spaziano dalle anguane alle streghe, dal tarassaco alla tromba idroeolica e altro - per fare solo qualche esempio citiamo A come Antifascismo; F come Fame; S come Streghe - . Facendo leva sulla tradizione popolare veneta e vicentina e in particolare sulle figure delle anguane, sospese tra mito e fiaba, il romanzo racconta, con una trama avvincente e a tratti scanzonata, una storia si svolge fra Vicenza, Schio, Arsiero e le contrade della piccola Pòsina, che sorgono isolate in una valle appartata e selvaggia delle Prealpi vicentine. Ma la leggerezza di alcuni passagi della storia non tragga in inganno: quella che si narra è una storia seria e in certi passaggi anche inquietante, una storia che nasconde verità celate in un lontano passato difficile da indagare. È il 22 giugno del 1968, e una lieve scossa di terremoto provoca il crollo di un antico mulino. Fra le sue macerie vengono rinvenuti casualmente tre scheletri.

L'ultima anguana<br>di Umberto Matino (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Da questa insolita scoperta, parte l’indagine del maresciallo Baldelli, ex comandante della locale stazione dei carabinieri, che viene richiamato urgentemente dalla Calabria per investigare. Per dipanare il filo che unisce la macabra scoperta con i misteriosi avvenimenti del passato a cui sembrano connessi, Baldelli dovrà ripercorrere con la memoria l’estate del ’5S. Allora era un giovane brigadiere pieno di belle speranze e per far luce su una drammatica vicenda, si avvalse dell’aiuto di un estemporaneo cappellano che insegnava latino al liceo del capoluogo. Quell’anno, tre fratellini di Vicenza, Vito, Marilù e Pino, stavano trascorrendo le loro vacanze estive lassù, ospiti di una solida e vigorosa signorina che li accudiva con un piglio da governante teutonica: d’improvviso, l’atmosfera bucolica dei loro passatempi infantili si fece però cupa e minacciosa. La valle, i boschi ed i monti, che agli occhi dei bambini parevano magici e fatati, si riempirono di presenze malefiche e rivelarono tracce di esseri ostili. Erano i segni inequivocabili delle Anguàne, le mitiche ed ambigue ninfe delle fonti. In quelle avventurose vacanze i giochi infantili si fecero via via più imprudenti mettendo inconsapevolmente allo scoperto i segni di un passato inquietante. La vacanza dei bambini verrà interrotta in maniera repentina ed imprevista. Toccherà a Baldelli ricostruire le tante verità nascoste, ripercorrendo a ritroso gli aspetti più sinistri della storia della contrada e dei suoi abitanti.

L'autore racconta che da bambino nell'estate del '58 andò un mese Posina in vacanza con due fratellini. E anch'egli, come nella trama, conosceva un ragazzino del posto che aveva un deposito di ferrovecchio e materiale bellico, che in quella zona si trovava con molta frequenza visti i trascorsi storici delle due guerre mondiali che avevano toccato quel territorio nei decenni precedenti. Così aveva tratto ispirazione anche da questi particolari per riallacciarsi al mondo fiabesco dei bambini, che è uno dei temi portanti della trama, e raccontare una storia e non una fiaba. Agganciandosi però a dei fatti realistici che conosceva, senza inventare tutto di sana pianta se non la trama degli eventi puramente romanzeschi. Attenzione però a non catalogare il romanzo come un semplice giallo. Matino non racconta solo una storia, ma cerca di richiamare l'attenzione sui problemi della montagna e di chi ci vive. In particolare, la val Posina ha vissuto negli ultimi decenni uno spopolamento drammatico che la vede oggi quasi in stato di abbandono. Una disgregazione della comunità, un disagio esistenziale che si può capire solo vivendoci, non certo andandoci come turisti.

L'ultima anguana<br>di Umberto Matino (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Tra le righe il lettore può rintracciare un piccolo mondo che oggi non esiste più, travolto dalla modernità che ne ha cancellato quasi ogni traccia. E da certe leggi che, pur nella buona fede, hanno di fatto peggiorato la situazione». Alla lettera S del sillabario, ad esempio, si legge sulle Streghe che le Anguàne sono figure mitologiche che appartengono al folclore delle popolazioni alpine e che sono rintracciabili, con poche variazioni, in quasi tutte le culture europee e mediterranee. In quanto "miti" esse hanno una presa limitata sugli avvenimenti reali della vita quotidiana e infatti la loro presenza è da molto tempo ormai confinata nel mondo della fantasia, delle leggende e delle fiabe da raccontare ai bambini. Come molti altri miti che affondano le loro radici in culture pagane o primitive, le Anguàne sono state via via scalzate dall'immaginario della gente con l'affermarsi del cristianesimo e con la conseguente condanna d'ogni essere sovrannaturale estraneo al messaggio religioso. É stato soprattutto dopo il Concilio di Trento (1545-1563) che la Chiesa ha condotto una battaglia "culturale" contro le credenze precristiane e le superstizioni ed è probabilmente in quella occasione che alle Anguàne sono stati attribuiti dei connotati esplicitamente demoniaci (il piede di capra, ad esempio) che le marchiasse indelebilmente come figure malvage da rifuggire. L'Anguàna è un personaggio della cultura e della mitologia alpina, non solo italiana, che sopravvive ancora oggi nei racconti e nelle leggende delle nostre valli. Personifica il magico, ma anche la paura. Ha a che fare con l'acqua e come l'acqua rappresenta da una parte l'utilità e la freschezza, ma dall'altra anche il pericolo e la profondità dei torrenti e dei fiumi. E, come l'acqua, se non viene rispettata e trattata con cura diventa micidiale.

A Umberto Matino abbiamo rivolto qualche domande sui suoi libri di successo

L'ultima anguana<br>di Umberto Matino (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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