NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Storia e Leggenda
dell'eremo di San Cassiano

Il libro del Club Speleologico Proteo di Vicenza

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Storia e Leggenda<br>
dell'eremo di San Cassiano

Storia e leggenda dell'eremo di San Cassiano di Luca Dal Molin, Enrico Gleria e Gianluigi Rossettini è un bel volume pubblicato di recente dal Club Speleologico Proteo di Vicenza per ricostruire la storia di uno dei siti più affascinanti del territorio vicentino. La sua lunga storia e la peculiarità dell'ambiente che lo circonda, creano un contesto unico. Il colpo d'occhio è suggestivo: abbarbicato a metà della collina è incastonato in una cornice di pietra bianca calcarea lavorata dall'erosione del mare tropicale che verso la fine dell'epoca Oligocenica (37.5-23 milioni di anni) cominciò a modellare la roccia. Oltre all'edificio e ai "covoli", la flora e la fauna presenti sono particolari, se non in alcuni casi, uniche. Lungo il sentiero si osserva un ambiente boscoso e rupestre con un microclima di tipo mediterraneo. È facile notare la presenza di carpini neri, di castagni, di querce e di robinie. Si trova inoltre vegetazione non autoctona come l'ulivo, il cipresso nero, il fico, l'oleandro, con alcuni esemplari di circa trecento anni perfettamente sani. Un altro aspetto interessante è la presenza di alcuni rapaci diurni che sono riusciti a nidificare fra le rocce dell'eremo come il gheppio e il corvo imperiale. È stato avvistato anche il falco pellegrino. Un luogo antichissimo, un patrimonio vicentino da conservare scrupolosamente, visto che il primo documento trovato sulla presenza dell'eremo risale al 1164 e vi si legge che l'allora Vescovo di Padova lo concesse come feudo a un certo Uguccione Conte dei Maltraversi (famiglia vicentina con simpatie padovane) con l'obbligo di porre sopra l'altare ogni anno 12 denari nel giorno della sua festa e di far ufficiare messa da un prete.

Storia e Leggenda<br>dell'eremo di San Cassiano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il libro dunque è stato ideato e realizzato dal Club Speleologico Proteo, custode da quasi un quarantennio di questo straordinario luogo vicentino e Anna Steiner da Schio, l'attuale proprietaria, ricorda nell'introduzione che il coinvolgimento della sua famiglia con l’eremo iniziò nel 1825, quando il trisnonno Giovanni lo acquistò da Nicolò Leoni. Giovanni fu un noto letterato, uomo colto e curioso di mille cose. Ma fu anche un uomo d’affari capace, energico e prudente: ricostruì il patrimonio di famiglia seriamente compromesso dal padre Ludovico, gentiluomo simpatico ma poco avveduto. Dal punto di vista economico, l’acquisto di San Cassiano non era certo un buon affare: alcuni ulivi, qualche vite, i famosi piselli precoci di Lumignano, il tutto strappato con grande fatica ai minuscoli appezzamenti ricavati sui terrazzamenti lungo le ripide pendici. Leparole di Anna ricostruiscono la storia recente del sito e ne fanno comprendere meglio i dettagli: "Ricordo i contadini che riportavano in alto, sulle spalle, i sacchi di terra dilavata a valle durante l’inverno. Non so quale ricco profitto Giovanni potesse aspettarsi dalle 800 lire austriache investite nella compravendita! Ne deduco che si trattò di un colpo di fulmine. Infatti, i visitatori di San Cassiano si dividono in due categorie; a tutti, quando arrivano al cancello, manca il respiro: agli uni per la fatica della salita, agli altri per l’incanto del posto. Il trisnonno faceva parte di questo secondo gruppo: egli sbagliò molte cose nell’interpretazione delle testimonianze antiche, non avendo gli strumenti e le conoscenze moderne, ma quando scrisse 'O pellegrino, non è il San Cassiano un ignobile scoglio', fu un grido che gli veniva dritto dal cuore. Non so molto dei rapporti dei suoi due figli con San Cassiano; Almerico, affettuosamente detto 'il conte Balon' dedicò tutte le sue energie e la sua notevole intelligenza alla progettazione e realizzazione del primo dirigibile italiano ed è evidente che San Cassiano, con le rocce a picco, non è il luogo ideale per un dirigibile; Alvise si occupò più delle campagne e della casa di Venezia che non di ricerche archeologiche. Ma suo figlio Giulio, mio nonno, ereditò la passione di Giovanni, iniziò i primi scavi nelle grotte intorno all’eremo e chissà cosa sarebbe riuscito a fare se la prima guerra mondiale non avesse stroncato i suoi sogni e la sua vita. La sua fiaccola fu raccolta dal figlio Alvise, mio padre, il quale, orfano ad appena nove anni, era già stato profondamente toccato dal fascino di San Cassiano. Tutto quello che ha fatto in una lunga vita di studi, ricerche, scavi, restauri, lo troverete descritto in questo libro. Ora la fiaccola è passata a me. San Cassiano mi contagiò quando ero ancora molto piccola: partecipai alla scoperta della grotta Marilisa (ci infilammo dentro per gioco), partecipai a campagne di scavo, compatibilmente con gli impegni scolastici. San Cassiano diventò anche una meta di allegre scampagnate. Ricordo che il 21 giugno 1970 celebrammo l’arrivo dell’estate con alcune centinaia di ragazzi da tutto il Veneto e Lombardia. Quando ereditai San Cassiano i miei figli mi chiesero 'l’hai desiderato, e ora cosa te ne farai?', ma la domanda che mi faccio io è un’altra: cosa se ne farà San Cassiano di me? Spero solo di non deluderlo! Sono passati diversi anni da quando scrissi quanto avete appena letto. In questo tempo l'eremo ha subito, come tutta l'Italia, le conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici. Ciò che non era mai successo - comunque non così gravemente - negli ultimi sette secoli, è accaduto negli ultimi sette anni: smottamenti, frane, massi pericolanti. A ogni emergenza il Club Proteo ha reagito e provveduto con intelligenza, passione e competenza, e io ho fatto quello che ho potuto per collaborare allo sforzo. Fino ad ora, non credo che San Cassiano sia rimasto deluso.

Storia e Leggenda<br>dell'eremo di San Cassiano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)L'Eremo di San Cassiano è un sito straordinario se non unico, per molti aspetti che si sono voluti illustrare in questo libro realizzato a più mani - scrive nella prefazione Paolo Mietto - . Perché molto è stato scritto sull'Eremo in questi ultimi decenni, ma mai in maniera così esaustiva. Il contesto geologico in cui si colloca l'Eremo, a metà costa di una grande parete calcarea testimone di vicende di oltre 30 milioni di anni fa, quando qui c'erano le condizioni per lo sviluppo di scogliere coralline tropicali, si riscontra esclusivamente in questa porzione dei Monti Berici. E le innumerevoli grotte naturali che perforano le pareti, molte con importantissime tracce di frequentazione umana e animale in epoche preistoriche; la stesso edificio dell'Eremo, incastonato in una grande cavità naturale, con cui interagisce in maniera sorprendentemente efficace, e che conserva notevoli testimonianze di una precedente necropoli rupestre altomedioevale, non ha riscontri, almeno nel Triveneto. La stessa storia dell'Eremo, che si dipana con continuità dal primo millennio, è un susseguirsi di vicende legate alla devozione e alla frequentazione religiosa, al succedersi delle nobili proprietà ma anche ricca di fatti che sfumano ormai nella leggenda. E poi c’è la storia recente, quella scritta dalla volontà dei soci del Club Speleologico Proteo che, sostenuti dalla generosa disponibilità dei proprietari - il compianto conte Alvise da Schio prima e la figlia Anna poi - che hanno cercato in tutti i modi di salvaguardare questo bene prezioso dall’incuria del tempo, dalle ingiurie dei vandali e, infine, da una natura qui molto generosa ma che in questi ultimi anni è giunta quasi a minacciarne la stessa esistenza.

Abbiamo incontrato gli autori del libro rivolgendo loro alcune domande.

Storia e Leggenda<br>dell'eremo di San Cassiano (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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