Il Festival raggiunge il ventennale: che importanza ha questo traguardo e che bilancio si può fare?

"Presentare un programma di oltre trenta concerti per vent’anni non è affatto banale. Al Festival sono già passati oltre cinquecento musicisti: tutte le formazioni che si esibiscono vengono accuratamente selezionate, con un occhio di riguardo verso i più giovani. È una realtà vicentina, ma che ormai è conosciuta in tutta Italia e non conosce crisi di pubblico. Ai concerti le persone ci avvicinano estasiate per quanto hanno potuto sentire. Poi il Festival non è fatto di sola musica, anche se è l’organo lo strumento principe in tutti i concerti: abbiamo la possibilità di visitare chiese poco conosciute, entrare in contatto con realtà periferiche ma piene di entusiasmo".

Quali sono le novità di questa ventesima edizione?

"La prima sarà la pubblicazione di un catalogo degli organi della città di Vicenza, con allegato un cd registrato proprio in alcuni preziosi strumenti delle chiese del centro. Avremo poi la possibilità di approfondire, attraverso delle conferenze tenute da specialisti del settore, aspetti culturali e musicali legati alla musica per organo. Da settembre a dicembre poi sedici giovani organisti accompagneranno le funzioni liturgiche in alcune parrocchie che custodiscono uno strumento prezioso. Infine, a inizio dicembre teatro e improvvisazione organistica si fonderanno assieme per intrattenere un pubblico più giovane e che in genere poco conosce l’organo come strumento da concerto".

Quali sono la bellezza e il significato dell'interazione tra Coro e Organo, inseriti nel contesto di un edificio sacro?

"Quando pensiamo a coro e a organo non è immediato il collegamento a una letteratura musicale che non sia quella liturgica. Tuttavia, compositori da secoli scrivono pagine meravigliose per entrambi. L’organo, nei secoli scorsi, soprattutto nelle nostre campagne, rappresentava una piccola orchestra a chilometri zero: ecco perché troviamo in un unico strumento così tanti suoni che richiamano strumenti operistici (tromba, corno, fagotto, percussioni). E poi il coro: esiste uno strumento più bello della voce umana? La voce è la nostra caratteristica più intima e singolare: come già ricordato per l’organo, non esiste una voce uguale all’altra".

Cosa rappresenta l'organo nella tradizione musicale vicentina?

"Le nostre parrocchie sono affezionate allo strumento che i padri hanno voluto con sacrificio costruire anche nelle zone più lontane. Come in tutte le professioni artigiane, anche Vicenza ha potuto contare su famiglie di organari dediti a un’arte che richiede passione e precisione. Come l’architettura, la pittura e la scultura che costituiscono patrimonio incommensurabile e fonte di meditazione per i fedeli che partecipano alle funzioni liturgiche, così l’organo ha una forte responsabilità meditativa. Non uso il passato perchè l’arte non ha tempo. La musica, il bello, sono arte".

Come risponde il pubblico? I concerti gratuiti sono uno stimolo in più a partecipare?

"In effetti l’Italia, patria della musica, è più motivata se può seguire degli eventi gratuiti, diversamente che all'estero. Nonostante i giovani continuino a scegliere una carriera da musicista e decidano di impegnarsi per anni nello studio della musica, la composizione del pubblico è tuttavia formata da gente matura e spesso con lunga formazione culturale. Ecco quindi perché cerchiamo di coinvolgere sempre più gli studenti e facciamo delle piccole campagne social: l’augurio che possiamo fare è che il Festival possa continuare ancora per altrettante edizioni e più, attraverso le nuove tecnologie ma passando sempre attraverso tradizione e amore per il proprio territorio".

nr. 31 anno XXII del 9 settembre 2017

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