NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il conflitto sul Pasubio
e "La caldaia delle streghe"

Il nuovo libro di Saverio Mirijello

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Il conflitto sul Pasubio<br>
e "La caldaia delle

Nel gran calderone degli eventi, celebrazioni e pubblicazioni sul centenario della Grande Guerra, che nel Vicentino ha assunto dimensioni importanti e continuerà a farlo almeno per un altro anno - un esempio su tutti la bella e importante mostra sui cento anni della strada delle Gallerie a palazzo Fogazzaro di Schio - vogliamo segnalare un nuovo libro che si distingue per contenuti e originalità. Si tratta del nuovo romanzo del vicentino Saverio Mirijello che, dopo Quello che saremmo stati, torna in libreria con un'altra storia ambientata durante la prima guerra mondiale e pubblicata dallo stesso editore. La caldaia delle streghe (Attilio Fraccaro editore, Bassano del Grappa) è una storia di azione che ha per sfondo il conflitto sul massiccio del Pasubio nel 1916, dove i due eserciti contrapposti non riescono ad avere la meglio sull'avversario.

Il conflitto sul Pasubio<br>e "La caldaia delle (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Sulle vette la guerra si è incagliata e le truppe italiane accusano varie perdite conseguenti anche ad azioni di cecchinaggio. Un tiratore scelto e dalla mira quasi infallibile sta seminando il terrore. Al sergente Luigi Bicchi viene affidata una missione speciale e dall’esito delle sue azioni dipenderà molto del suo futuro e del destino dei suoi compagni. "Un tiratore passa molto tempo in compagnia di sè stesso. Deve stare seduto, accucciato o sdraiato, molto a lungo, ha tempo per pensare a tante cose, se vuole. I suoi occhi devono alternativamente fungere da spie animali di un essere concentrato e sospettoso. Deve impadronirsi dell’attesa per evitare che essa diventi distruttiva. Una disattenzione, seppur breve, può risultare irrimediabile". Con la prefazione dello storico militare Federico Prizzi, il quale sottolinea la scelta dell'autore riguardo al tema dei tiratori scelti nelle tattiche di guerra, il libro si avvale anche della ventennale esperienza di Mirijello come ricercatore e conferenziere, che con la sua recente opera vuole in un certo senso rendere il giusto omaggio a quanti, nel tempo, gli hanno affidato racconti e storie vere, consentendogli di stendere la trama di questa, ma anche di altre sue precedenti pubblicazioni. In una lunga caccia all’uomo che finirà col riguardare anche lui, la missione del tiratore lo costringe a passare molto tempo in compagnia dei pensieri, soprattutto quando la vita sembrerà sfuggirgli. Chiamato a dare il meglio delle sue capacità per riuscire nel compito ricevuto, prima del nemico Bicchi dovrà fare i conti con un altro antagonista. "Fu lassù che mi convinsi definitivamente di come la montagna non si sia mai assoggettata agli uomini, ma ne abbia sempre evidenziato i limiti e premiato le capacità". Sul Pasubio il cecchino italiano conoscerà un ambiente estremo in cui prima dei fatti bellici contano la sopravvivenza e l’equilibrio tra la natura e ogni individuo. "Le forze della natura si abbattevano sulla montagna con inaudita potenza, annunciandosi col suono di rulli giganteschi. Mentre i profili del Pasubio assumevano una sinistra tonalità e il vento impetuoso prendeva a scorrere sollevando o abbattendo qualsiasi ostacolo, ci sentivamo sempre più indifesi".

Il conflitto sul Pasubio<br>e "La caldaia delle (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Nei tragici mesi della Grande Guerra, anche sul massiccio la vita di tutti i combattenti è appesa ad un filo molto sottile. Ed è soprattutto l'inverno il nemico peggiore: sete, fame, gelo - con temperature che sfiorarono i 30 sotto zero - morte per assideramento, continuo pericolo di valanghe. Eppure, "La montagna non divide gli uomini, ma li unisce nella sofferenza e li migliora nell’introspezione di sé e della vita. È con la montagna che ci si confronta veramente. Vivendo quel paesaggio, compresi che ci sono tante cose da imparare su noi stessi, non soltanto contemplando dall’alto suggestivi panorami, ma osservando anche gli spigoli delle rocce più aguzze. La montagna forma un modo di guardare, di ascoltare, di sentirsi; restituisce esattamente la misura di ciò che si è. Lassù incontrai ciò che più aveva senso per la mia esistenza. Lassù, prima ancora dei miei compagni, prima ancora di coloro contro i quali ero stato chiamato a combattere, conobbi me stesso". È in questo senso e in quest'ottica che va ricercato il messaggio - se un messaggio c'è - che l'autore vuole lasciare. Come lui stesso chiarisce nelle note introduttive del romanzo, nella guerra - in ogni guerra - non esiste nulla di costruttivo. Non c'è nulla da celebrare, perché tutti, da una parte e dall'altra, qualunque sia il loro nome e la loro bandiera, perdono qualcosa, anzi molto. "La guerra è una diabolica spirale che avvolge periodicamente l'uomo - scrive - inducendolo a considerare le armi come inevitabile soluzione per risolvere i conflitti". Se una via di salvezza esiste, va ricercata nella pace, nel conseguimento di essa con ogni mezzo, con ogni sforzo, politico o individuale che sia. Possono sembrare parole scontate e ripetute migliaia di volte, ma a ben vedere è proprio così. "Perché il male trionfi - scrisse il filosofo irlandese Edmund Burke nel '700 - è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione". Al di là e al di sopra di ogni manicheismo, è un'affermazione più vera del vero e su questa è necessario fondare una filosofia di pace e fratellanza. Tanto più vero se si considera che l'autore, in apertura di libro, cita le sagge e immortali parole di Plinio il Vecchio del I secolo a. c. "I leoni non lottano fra loro; i serpenti non attaccano serpenti; né i mostri selvaggi delle profondità infuriano contro i loro simili. Ma la maggior parte delle calamità per l'uomo sono causate dai suoi simili". Allo stesso modo, l'esperienza del protagonista maturerà attraverso tutti gli eventi che si succederanno e che metteranno a dura prova la sua resistenza fisica e psicologica. Sarà la guerra ad attraversare Luigi Bicchi, che misurerà sé stesso incontrando l’umanità di tanti uomini con la vita in sospeso, come la sua. "La prossimità dell’azione spaventava per lo snervamento prodotto dall’attesa che, essendo noi tutti esasperati, avremmo voluto riempire con qualunque tipo di espediente. Nonostante questo, nei profondi e lugubri silenzi dei trinceramenti, i problemi essenziali della vita si imponevano come un’esigenza immediata. Quel dover lottare ogni istante contro la morte, quel dover sopravvivere per mesi e mesi sull’orlo di un insondabile mistero, se da una parte acuiva l’istinto di conservazione che giungeva talvolta alla disumanità, dall’altra avvicinava ogni uomo alla comprensione dei veri valori della vita". Con La caldaia delle streghe Mirijello ci consegna un romanzo notevole, ricco di umanità e di amore per la vita. Una storia che nel finale, pur ricordando gli orrori della guerra, lascia aperta la porta alla speranza in un mondo migliore.

Abbiamo incontrato l'autore dialogando con lui.

Il conflitto sul Pasubio<br>e "La caldaia delle (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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