NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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L'Alta Via degli Altipiani

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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L'Alta Via degli Altipiani

Qual la bellezza, la suggestione naturalistica dell’Alta Via?

L'Alta Via degli Altipiani (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"L’Alta Via degli Altipiani è un meraviglioso percorso che si sviluppa in cresta alle cime settentrionali dell’Altopiano dei Sette Comuni. Da un punto di vista naturalistico l’itinerario consente di apprezzare lo sviluppo orografico della fascia sommitale dell’acrocoro asiaghese, mettendo in luce tutte quelle peculiarità di un ambiente carsico affascinante e suggestivo. Da quelle cime - la più alta, Cima Dodici, si eleva a quota 2336 metri - si apprezzano tanto i dolci declivi delle montagne verso sud, verso cioè l’Altopiano, quanto i ripidi e scoscesi versanti che precipitano vertiginosamente in Valsugana verso nord, e che oggi delimitano in maniera naturale, come una barriera, la provincia di Vicenza da quella di Trento".

La prima parte del libro racconta le vicende storiche legate a quel territorio di confine: è importante conoscerle per capire la realtà di oggi?

"Come ha già detto, ci troviamo in terra di confine: oggi tra due regioni, anticamente tra due stati (l’Italia e l’Austria o, precedentemente, la Repubblica di Venezia e l’Impero). Dunque queste montagne sono state per secoli un territorio dibattuto e aspramente conteso, dove non son mancati litigi, vertenze legali, rappresaglie, battaglie, guerre; sino alla più eclatante e, proprio qui, sanguinosamente combattuta: la prima guerra mondiale. Capire dunque le vicende passate permette a noi oggi di decifrare i codici della storia presente e di intendere la realtà che vediamo e le ragioni attraverso le quali essa è venuta nel tempo strutturandosi".

Scrivere di storia dell’Altopiano non può prescindere dai cruenti eventi bellici di un secolo fa: tracce ancora oggi visibili nel paesaggio?

"Dopo secoli di contese confinarie, ancora all’inizio del Novecento non era stata detta l’ultima parola su quali fossero i confini tra Italia e Austria. Allo scoppio della Grande Guerra era inevitabile che un capitolo importantissimo del conflitto che andava aprendosi si sarebbe combattuto proprio sull’Altopiano dei Sette Comuni. Dove, per l’appunto, già da alcuni anni si andavano realizzando le prime opere strutturali finalizzate al sostegno dei combattimenti: forti in cemento armato, teleferiche, acquedotti, trincee. Tutte strutture ancor oggi in buona parte rintracciabili nel territorio. Ecco allora che percorrere l’Alta Via costituisce un’occasione privilegiata per entrare in contatto anche con la storia dolorosa di questo recente passato, in luoghi che sono diventati ormai un simbolo, come ad esempio l’Ortigara. Sul quale, nella famosa battaglia combattuta nel giugno 1917 morirono in un paio di settimane oltre 30 mila soldati tra italiani ed austriaci, per conquistare o difendere una montagna che i documenti definivano “sterile e sassosa” e che una commissione bilaterale del 1905 aveva decretato “zona neutra”.

Perché un esperto ricercatore di storia dell’arte scrive un libro di escursioni in montagna?

L'Alta Via degli Altipiani (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Innanzitutto tengo a precisare che il libro è principalmente una ricostruzione storica, alla quale è collegata la descrizione escursionistica per invitare i lettori alla scoperta del territorio. La ricerca storica e d’archivio è la mia quotidiana materia d’indagine, anche perché occuparsi di storia dell’arte vuol dire fare anzitutto storia. Quindi, nel caso specifico, si è trattato solamente di applicare la ricerca storica a tematiche diverse e non meno affascinanti. In particolare, ad un territorio – l’Altopiano dei Sette Comuni – che amo, che frequento e che conosco da anni e che ho voluto io stesso scoprire più a fondo. Per cui, di base, è stata proprio l’attività conoscitiva a stimolare la scrittura di questo libro, dove ho potuto sposare le mie due grandi passioni: la ricerca d’archivio e la montagna".

Nel libro ci sono molte citazioni di scrittori vicentini legati per diversi motivi all’Altopiano: Rigoni Stern innanzitutto, ma anche Meneghello. Perché questa scelta?

"Ho sempre creduto che la lettura di un territorio non possa essere univoca, né nello spazio, né nel tempo, ma che sia viceversa frutto di una pluralità di vedute e di letture che si accavallano, si confrontano, si nutrono a vicenda. Ecco allora l’interesse nei confronti di coloro che hanno letto questo territorio anni fa con citazioni meravigliose che invitano non solo alla riflessione su quello che stiamo per scoprire, ma altresì a ragionare sulla specificità di quel territorio attraverso testi letterari che sono divenuti più o meno consapevolmente fonti imprescindibili per chi voglia oggi raccontare quel mondo quasi “a parte”, incantato e sospeso, rappresentato dall’Altopiano dei Sette Comuni".

 

Luca Trevisan, Accademico Olimpico Ordinario, è dottore di ricerca in Storia dell’arte moderna presso il Dipartimento Culture e civiltà dell’Università di Verona, dove svolge attività di ricerca dal 2005. Insegna Storia dell’arte e Storia dell’architettura presso il Centro per il restauro Mantegna di Piazzola sul Brenta. Ai suoi interessi professionali, prevalentemente orientati all’architettura veneta, coniuga da tempo la passione per la montagna e per la ricerca storica sulla sentieristica e sul paesaggio montano. Iscritto al Cai di Montecchio Maggiore, da anni frequenta le Piccole Dolomiti e soprattutto le cime dell’Altopiano dei Sette Comuni, le “montagne di casa”. Per Cierre ha pubblicato il libro Vittorio Lombardi: mecenate illuminato e tesoriere della conquista italiana del K2 (2014, con Andrea Savio) e il racconto autobiografico Sette punto otto. Aprile 2015: la mia avventura in Nepal dal trekking al Campo Base dell’Everest al terremoto di Kathmandu (2015).

 

nr. 34 anno XXII del 30 settembre 2017

L'Alta Via degli Altipiani (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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