NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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CONVERSAZIONI 2017

Medea chiude il Festival

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Medea

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom



Si è concluso questa settimana al Teatro Olimpico il festival Conversazioni 2017- LXX Ciclo di Spettacoli Classici con la tragedia “Medea” dal testo di Seneca composta nel I secolo d.C. e che si rifà alla Medea di Euripide del 431 a.C.. In esclusiva dal Festival Teatro de Due Mari di Tindari, lo spettacolo è diretto dal regista Walter Pagliaro e viene presentato con l’esecuzione di musiche eseguite dal vivo. Risalta l’interpretazione dell’attrice protagonista, Micaela Esdra, affidando alla scenografia e agli altri personaggi un ruolo quasi di contorno. È infatti quasi una continua riflessione interiore tra sé e sé della protagonista che viene ripudiata e rifiutata da tutto ciò che la circonda portandola a cedere lei stessa e ad uccidere i figli per distruggere tutto ciò che rappresenta la sua unione col marito Giasone e la propria stirpe. Abbiamo incontrato Micaela Esdra.

 

Nelle note di regia del programma di sala c’è scritto che oggi confini geografici svaniscono e che è il confine tra coscienza e follia ad essere indebolito. la tecnologia oggi ci permette di vedere vicende tragiche che avvengono con modalità simili in zone distantissime tra loro e molte persone rimangono così colpite dagli eventi che vanno ad assistere ai processi o sul luogo del delitto a mettere dei fiori. I sentimenti che provano le persone rispetto al fatto di cronaca sono diversi da quelli che vengono a vedere una tragedia come Medea?

Medea (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Micaela Esdra: “Sicuramente coloro che mettono dei fiori dove è stata uccisa una persona compiono un gesto di solidarietà e di constatazione di quello che viviamo, che siamo e che siamo diventati. Chi va a vedere una tragedia come Medea ha prima di tutto un interesse culturale e per il teatro. Oggi il teatro si sta tentando di mistificarlo e tutti i grandi luoghi di cultura che hanno reso famoso nel mondo il teatro italiano sono stati completamente distrutti con nomine di persone che non hanno alcuna esperienza. Le persone che vengo in un tempio come questo vengono per ritrovare quei valori del classico, dello spirituale che disperatamente cerchiamo altrove ma non troviamo perché la televisione è diventata quello che è. Quindi penso che sia assolutamente diversa la molla: oserei dire che le persone che vanno ad Avetrana sulla tomba della bambina ci vanno un po’ perché i media hanno parlato per anni di questa storia; è un’andata di sentimento ma è anche un pochino succube di tutta questa mercificazione. Chi ancora va al teatro greco di Siracusa , all’Olimpico di Vicenza ci va per amore vero, per il desiderio di essere un po’ gratificato da tutto quell’orrore che siamo costretti a subire".

Medea perde il suo status poiché viene ripudiata, ha anche dei poteri sovrannaturali perché è maga. Anche nella storia antica ci sono donne che si sono riscattate attraverso l’ascesa di figli e figlie. Perché nel suo essere così privilegiata non trova altra soluzione che negare la stirpe a Giasone uccidendo i figli?

“Lei innanzitutto vuole uccidere se stessa perché uccidere i figli significa negare la propria continuazione, se stessa, il proprio DNA, la propria identità. Poi non tanto perché viene ripudiata quanto perché non è più amata da nessuno: è una donna ormai sfiorita, che si accorge di essere stata amata per interesse e tutto quello che è stato costruito da quest’uomo è stato unicamente per essere salvato e aiutato. In realtà Giasone è un uomo di grande immaturità infatti lei lo dice: non è stato neanche capace di guardarmi negli occhi questo “grande eroe”. Se riflettiamo bene, dentro di noi, quando veniamo distaccati da qualcosa che amiamo disperatamente e pazzamente pensiamo che quella creatura meglio che con noi non potrebbe stare e che possa stare solo con noi. Io penso che Medea faccia tutto questo per solitudine e disperazione".

Può essere che magari lei, proprio perché è una principessa bellissima e tutto quanto, non ammetta di aver sbagliato per così tanti anni, l’errore di valutazione nei confronti dell’uomo che lei ama?

Medea (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Assolutamente, lei si è sbagliata. Seneca ci presenta come un pensiero di Medea, all’inizio, che sarà costretta a fare questo, nella sua mente. Nel momento in cui Creonte le dice: “Tu te ne vai, i tuoi figli me li tengo io, staranno benissimo con me, mia figlia e tuo marito” in quel momento lei perde il lume della ragione, non le danno neanche un luogo in cui dormire. Credo che se la lasciassero partire coi suoi figli penso che lei non lo farebbe. Non dimentichiamoci che lei ha abbandonato tutto, il padre, il fratello, le sue ricchezze quindi è veramente sola come un cane. Io credo che accorgersi di non essere amati possa spingere a qualunque efferatezza, amati nel senso universale del termine, non certo se il fidanzato ti lascia".

Medea dice cose condivisibili, come alcune riflessioni sulla giustizia che ci portano a simpatizzare un po’ per lei. Non è terribile il fatto che quasi proviamo compassione per una donna che decide di uccidere i propri figli per vendetta?

“Io come donna cerco un po’ di giustificarla e di esporre al pubblico la verità dei fatti, anche perché Seneca non è Euripide. Non è vero che lei è tanto simpatica, qualche volta io avverto nel pubblico una spinta quasi di disappunto nei suoi confronti anche perchè il pubblico rimuove le cose sgradevoli, ci sono tanti modi per uccidere i figli, comportamenti che sono molto peggiori, però qualche volta il pubblico è ostile. È una situazione generale di emarginazione, tutti le sono ostili, il coro dice: “Vattene, oggi è un giorno di festa”. Noi spesso rimuoviamo quello che mai penseremmo di poter fare: in tutte queste trasmissioni che fanno spesso si dice che una madre è una madre; questa è anche la nostra cultura cattolica per cui identifichiamo sempre la madre con la Madonna. Prima di tutto siamo esseri umani tutti e quindi possiamo commettere qualunque follia. Se lei sente, addirittura, degli avvocati costruiscono la loro difesa sul fatto che è impossibile che la donna colpevole sia anche madre. È un po’ una forma di ghettizzazione nei confronti della donna per cui non può fare altro che quello, la MADRE prima di tutto".

È tutto estremamente spoglio e mi sembra che si sia dato totale importanza a voce e parole di Medea, come se bastasse solo ciò che dice, tra l’altro il modo in cui parla mi sembra dato da un dolore continuo che non dà tregua o come se ci fosse uno sfinimento a urlare nel vuoto, che nessuno ti sente: urli, urli, urli e vai avanti a urlare ad libitum.

“Lei avrà visto questa scenografia di letti: Pagliaro ha voluto riferirsi a un centro di emergenza, un centro sociale, un carcere o un ospedale psichiatrico. Il primo dialogo con la nutrice va un po’ verso quella falsa riga. È chiaro che ci sono anche dei valori contemporanei di accoglienza. Seneca è molto verboso, non è Euripide, non è una tragedia greca questa: è un flusso di pensieri razionali, di progetti mentali che vengono esposti. Questa che noi rappresentiamo è una povera disgraziata con questa parrucca che si riferisce ad oggi".

Poi c’è questo tappeto colorato su cui lei si siede, sembra un mantello regale abbandonato che rappresenta il clan della famiglia .

“Esattamente, e anche la magia di Medea".

Come mai c’è una parte in latino?

“Abbiamo lasciato il sortilegio in latino".

Alla fine Medea uccide i figli e dice che il delitto è compiuto ma non la vendetta. Cos’ è che non le basta?

“Prima fa il sortilegio per uccidere il re e la rivale. Il delitto lo ha compiuto ma non la vendetta su di lui che è vivo e non lo uccide, uccide i bambini: “Ora dovrò fare appello a tutte le mie forze e tutte le mie arti”. Questo è il frutto dell’abitudine al delitto. Non considerare cioè che un conto è uccidere la sua rivale, il suocero e bruciare il palazzo e un conto è uccidere i bambini. I bambini sono la vendetta”.



nr. 37 anno XXII del 21 ottobre 2017

Medea (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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