Una mostra per una stagione, quella che sviluppa nei dipinti l’ultima espressione pittorica di Daniele Marcon di tessere geometriche simili una all’atra regolari adatte ad approfondire gli esiti percettivi. Eppure nel loro sviluppo raccolgono il percorso creativo e l’esperienza di vita del pittore.
Conservano la memoria delle pennellate guidate dall’influenza vitale nell’abbandono al cromatismo pulsante e coinvolgente di Van Gogh, il passaggio innovativo all’arte astratta di Kandinsky, fino ad Piet Mondrian, che abolisce nelle superfici la prospettiva. Marcon inoltre recupera la memoria dei viaggi nei Paesi orientali, la luce dei luoghi filtrati dall’intima sensibilità. Quindi entra la memoria di brevi e passate esperienze di pittura delle figure primitive e la particolare attenzione verso la natura. La sensibilità per le stoffe, colorate strisce unite da spaghi entra nei quadri in veste di materia pittorica. Anche le visite alle mostre, fra altre, l’esposizione di Rothko a Roma nel 2007, evolve con la sensibilità per il cromatismo la sfera dell’emozione. Marcon riflette nelle tele l’intensa spiritualità e la evolve nei dipinti astratti, alimenta attraverso la meditazione, chiarisce, dove lo spirito abbandona la mente e percepisce in senso emozionale quello che ha creato. Dal silenzio inoltre, nascono le tonalità e aggiunge come siano nei dipinti numerose le stesure dei colori acrilici, le velature, fino al mutare lento delle immagini. Ogni tessera richiama antiche tarsie monocrome, nell’influenza di un’esposizione dedicata all’arte del Trecento, che lo conduce ad assimilare forme piatte in pittura per la loro proprietà di distruggere l’illusione e di rivelare la verità.
Con l’apporto di queste esperienze Marcon espone nel 2017 alla Biblioteca Internazione La Vigna di Vicenza fasce di colore-luce, su una celata griglia architettonica dove ogni campitura appare distinta senza intaccare la conformazione generale del dipinto. Le opere hanno colori dal violetto, al marrone fino al verde e all’ocra dei colori minerali e speziati, passando dalla lievità di un chiarore sopito alla rivelazione della luce. Avviene nei lavori dalle grandi misure l’aggetto di alcune superfici verso lo spazio esterno nel superamento della bidimensionalità. Nei dipinti attuali risalta la sottrazione di alcune tarsie, e la conseguente apertura dello spazio verso lo sfondo. In questo lo accompagna un rinnovo del cromatismo nella sorpresa di brillanti tonalità. Mostra a cura di Sofia Marcon.
In data 14 aprile alle ore 17.00 nella sede del museo sono in programma musiche del polistrumentista Giuseppe Dal Bianco.