NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il tempo di Narciso
e i fili della memoria

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Il tempo di Narciso<br>
e i fili della memoria

Ecco la nostra intervista all'autore del libro.

Il tempo di Narciso<br>e i fili della memoria (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Cosa ha significato per lei scrivere questo primo libro?

"Molti anni fa ebbi occasione di leggere I Lèori del Socialismo di Dino Coltro che narrava l'esperienza umana e politica del nonno Moro Cavallante in una corte e protagonista della ribellione contadina esplosa dopo la prima guerra mondiale; in seguito mi appassionai alla lettura di gran parte del lavoro di ricerca che Coltro aveva fatto sulla Civiltà Contadina. Tali letture avevano acceso nel mio intimo un remoto desiderio di dar vita ad un'opera che rivestita dalla fantasia, e spogliata dal linguaggio severo della storia potesse fare sintesi del bagaglio che avevo acquisito sui vari aspetti di un mondo scomparso che mi apparteneva".

Nel libro racconta i grandi eventi del '900: quale segno hanno lasciato nella società veneta?

"Le lotte contadine iniziate a cavallo del novecento e la ribellione contadina dopo la prima guerra mondiale sono stati gli eventi che hanno interrotto un rapporto secolare tra due ceti sociali siori e pitochi uniti da un delicato equilibrio di reciproco interesse tra capitale e lavoro. Questa rottura ha portato alla disgregazione dei grandi patrimoni con la nascita di una nuova classe sociale: i piccoli proprietari. La diffusa imprenditoria agricola supportata dalla rete economica delle casse rurali ha alimentato a sua volta il ceto borghese arricchendo la società di nuove culture imprenditoriali, che con l'avvento del progresso la popolazione veneta ha messo a frutto generando il nordest".

Chi era Narciso e che cosa simboleggiava la sua presenza?

"Era il patriarca che a tavola impersonava la sua autorità con il trinciapolli assegnando equamente ad ognuno la sua porzione; che sapeva premiare, dando ora a questo ora a quello la parte miglior del pollo. Un uomo allegro sempre pronto alla battuta fiero, che affrontava i potenti con il dovuto rispetto senza abdicare alla sua dignità “male non fare paura non avere”, era solito dire. Un uomo rispettoso degli umili sempre generoso con i poveri. Del viandante che bussava alla porta per un tozzo di pane e un po' di companatico. “Ricordati, mi diceva, anche se è cencioso può essere più ricco di te”, e non si riferiva alla ricchezza materiale. Narciso era mio nonno".

Il tempo di Narciso<br>e i fili della memoria (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Quali erano i valori dell'ambiente popolare contadino veneto del secolo scorso?

"L'istituto economico più diffuso che regolava i rapporti tra siori e pitochi era la mezzadria. Nelle annate difficili il proprietario spesso soccorreva il mezzadro e ciò faceva sì che il contratto tra i ceppi contraenti si tramandasse di padre in figlio. Tra i pitochi, chi possedeva poco lo condivideva con chi aveva niente. Era forte il senso di comunità non solo entro l'ambito della corte; anche il borgo era un'unica famiglia. All'anziano era dovuto il massimo rispetto così come il principio dell'autorità non veniva mai messo in discussione. I rapporti economici venivano regolati con una stretta di mano e il valore di un uomo era valutato dal suo rispetto della parola data".

Oggi questi valori sono andati perduti oppure qualcosa rimane e può essere recuperato?

"Nell'immediato dopoguerra, ubriacati dal progresso insieme con la credenza di ciliegio, la tavola in noce e i secchi di rame abbiamo buttato alle ortiche tutti i nostri valori; oggi ci ritroviamo con una società individualistica nevrotica ed egoistica; non siamo più padroni del nostro tempo, non ci fermiamo più a contemplare un fiore, un tramonto; non troviamo più il tempo per ascoltare la saggezza dei vecchi. L'insegnante non è più la guida autorevole dei nostri figli ma uno strumento che deve piegarsi alle frustrate ambizione dei genitori. Auguro ai giovani di prendere in mano il loro futuro".

 

Dino Ambrosini, nella veste di presidente del Coro delle Fontanelle di San Bonifacio, per anni si è prodigato con entusiasmo e passione per far conoscere attraverso il canto popolare di trasmissione orale questo mondo scomparso, assumendo varie iniziative di carattere culturale, come i suoi scritti sui Quaderni di Coalonga. È stato inoltre promotore di un monumento realizzato dalla scultrice Marina Bertagnin, un pregevole bronzo collocato nel Parco cittadino dei Tigli, il quale raffigura tre donne che attingono acqua ad una fontana. Da tre anni è attento organizzatore di un convegno interregionale sul canto di tradizione popolare. Infaticabile sostenitore della conservazione del canto itinerante de la Stela per i quartieri della comunità, ha portato questo antico canto per le vie di Verona affascinando i turisti provenienti da vari continenti. Ha allestito una mostra itinerante sui mestieri e lavoro dei campi, raccogliendo lusinghieri apprezzamenti da parte del pubblico e delle amministrazioni locali.

 

nr. 12 anno XXIII del 31 marzo 2018

Il tempo di Narciso<br>e i fili della memoria (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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