NR. 14 anno XXIII DEL 14 APRILE 2018
la domenica di vicenza
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Rotary e Mozart per i disoccupati

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Rotary e Mozart per i disoccupati

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom



(credits photo ROTARY CLUB VICENZA)



Il Duomo di Vicenza questa settimana ha ospitato un monumento musicale, il Requiem K626 di W.A.Mozart, I edizione di “Musica e Solidarietà” per iniziativa del Rotary Club di Vicenza realizzata con gli altri Rotary Club della provincia e in collaborazione con la Caritas Diocesana. Serata per realizzare un service raccogliendo fondi per la riqualificazione lavorativa dei disoccupati della nostra provincia. Un grande coro di giovani e voci bianche, 4 voci soliste e orchestra, diretti dal M° Moritz Guttmann, provenienti da Salisburgo, nell’ambito di un progetto internazionale che fa ripercorrere i viaggi che Mozart bambino e fanciullo effettuò in Europa e Italia per perfezionare la sua formazione. Comunità di intenti per uno strepitoso successo: il concerto ha avuto una standing ovation nel Duomo, strapieno e organizzato in ogni dettaglio dai Rotary Club con la sezione A.N.A Alpini d Vicenza; anche questa iniziativa per un servizio concreto a persone in difficoltà (ricordiamo il progetto Polio Plus per debellare la poliomelite nel mondo).

 

Rotary e Mozart per i disoccupati (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lei dirige il coro Amadeo di Salisburgo, cori giovanili e l’orchestra Hallein. Il progetto si chiama “Giovani ambasciatori lungo le vie di Mozart”: studenti di musica che fanno gli stessi viaggi che Mozart fece in Europa e Italia da bambino e ragazzino. Come vivono questa esperienza e come li coinvolge durante il viaggio?

Moritz Guttmann: “Cantare il Requiem non è facile e i ragazzi vengono preparati accuratamente per prendere familiarità con Mozart, la sua vita, vengono dati loro degli esempi eseguiti da grandi musicisti. Una volta passato lo stadio della motivazione affrontano il Requiem direttamente, che necessita di molta energia, e dopo 2 mesi di preparazione può suonare come un potente pezzo di Mozart. A questo punto vengono date le informazioni riguardo ai viaggi di Mozart: lui venne a Vicenza, Padova e Venezia quando aveva 14 anni, la stessa età di molti dei ragazzi che cantano, hanno Mozart nel cuore perché conoscono le circostanze della sua vita alla loro età ed entrano in contatto con le sue emozioni e la sua musica alla stessa età ma 200 anni fa".

Mozart fece il suo primo viaggio in Italia tra il 1769 e il 1771, visitò molte città fino a Napoli per studiare Pergolesi e nel ritorno si fermò a Vicenza nel febbraio del 1771. Che notizie avete sulla sosta a Vicenza?

“Non ci sono molte informazioni a riguardo, sappiamo che è passato per Vicenza, il padre Leopold scriveva molte lettere e sappiamo che si è fermato un giorno a Padova e che è stato molte settimane a Venezia, a Vicenza forse si è fermato o forse no. Amava molto questa regione e Venezia. Credo che a Padova abbia cambiato carrozza e cavalli per proseguire in barca verso Venezia".

So che Salisburgo ha una relazione molto stretta con l’Italia da moltissimo tempo, più di altre città austriache, come mai?

“Salisburgo è detta la “Roma delle Alpi”, il nostro arcivescovo è l’unico a cui è permesso di indossare la porpora cardinalizia e la conferenza episcopale di Salisburgo ha dei diritti particolari. L’influenza italiana è presente anche nella cattedrale di Salisburgo dove abbiamo 4 organi come a San Marco, intorno all’altare, in aree diverse, per un effetto di multicoralità che è stato inventato a Venezia ed imitato nella cattedrale di Salisburgo; ci sono 4 balconi per gli strumentisti e per cantare. Mozart amava moltissimo l’Italia, dove fece 3 viaggi e aveva molta familiarità con la musica italiana".

La struttura di un Requiem segue quella della liturgia ma alla fine del XIX secolo e nel XX alcuni compositori hanno aggiunto la parte della sepoltura. Alcuni requiem, come quello di Fauré sembrano addirittura “luminosi”: mi sembra che i musicisti abbiano espresso le loro epoche attraverso la musica anche in una struttura che non permette una grande libertà creativa.

Rotary e Mozart per i disoccupati (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“È proprio così. È come un edificio: hai porta, finestre e tetto ma ogni edificio è diverso per ornamenti e tipo di finestre. Lo stesso la liturgia: abbiamo il Kyrie o l’Agnus Dei, il testo è lo stesso ma lo spirito è completamente diverso. Ora la messa e il Requiem sono molto diversi, dopo il Concilio degli anni ’60, ma al tempo di Mozart la struttura era molto più rigida, nonostante questo lui cercò di costruire una musica molto emozionante".

C’è una specie di vuoto all’inizio del XX secolo, i grandi compositori delle avanguardie non si sono misurati con il Requiem: ce n’è uno di Ligeti e uno di Britten ma siamo già negli anni ’60; come mai le avanguardie non si sono interessate a questo tipo di composizione?

“Credo che all’inizio del XX secolo ci sia stato un nuovo orientamento in ogni parte della vita civile, con una forte influenza filosofica, è il periodo in cui viene inventata la musica dodecafonica, l’atonalità, volevano rompere con il Romanticismo e l’armonia viene completamente cambiata per creare qualcosa di nuovo; poi col Neoclassicismo tornano indietro e fanno una specie di archeologia musicale ma non ci sono molti pezzi di musica sacra perché volevano rompere con la tradizione. Credo che dopo la Seconda Guerra Mondiale sia tornati alle emozioni e forse per via delle difficoltà della vita quotidiana guardare a Dio e alla religione divenne di nuovo importante, ritornando un po’ a un tipo di musica precedente, guardando a Bach e Beethoven o al Barocco visto che non c’erano molti sentimenti nella strutturazione della musica concettuale e secondo me, in quel periodo, la musica sacra ha un po’ di rinascita".

Il Requiem è una messa cantata scritta per essere eseguita in un luogo sacro. L’architettura cambia da un posto all’altro: Mozart la pensò per un luogo specifico? Ha un suono diverso se viene eseguita in un luogo diverso dalla sua epoca?

“Mozart conosceva la cattedrale di Salisburgo, che ha un intervallo acustico lungo, come qui a Vicenza, ma conosceva anche la cattedrale gotica di Santo Stefano a Vienna, che amava molto e dove si sposò. Non sappiamo esattamente quale delle due preferisse, non gli piaceva Salisburgo, era troppo ristretta, voleva più libertà e apprezzava molto Vienna. Non sappiamo per quale tipo di spazio architettonico compose il Requiem ma lo ha scritto mentre era a Vienna e nella chiesa di Santo Stefano, che ha un’eco più corta, con un’acustica meno voluminosa, suona molto bene".

So che in Austria la tradizione dei cori e della musica classica è mantenuta da scuole private prevalentemente cattoliche, lo Stato come aiuta?

Rotary e Mozart per i disoccupati (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Le lezioni di musica e per il coro sono sempre pagate dallo Stato. I ragazzi che si esibiscono qui lo fanno come materia a scelta che selezionano all’inizio dell’anno scolastico e vengono a scuola nel pomeriggio. La Chiesa cattolica fornisce le aule, il riscaldamento e l’acqua ma gli insegnanti sono pagati dallo Stato".

I salisburghesi come vivono il contrasto tra tradizione della composizione e l’innovazione che si vede spesso al festival di Salisburgo, per esempio nelle regie d’opera?

“A Salisburgo, e credo in tutta l’Austria, si tende a guardare verso altri Paesi perché si è preoccupati dei sentimenti nazionalisti, per via della nostra storia legata al Nazismo e dopo a Seconda Guerra Mondiale la tradizione folk fu cancellata ma negli ultimi 10-15 anni i giovani sono tornati a indossare i pantaloni di pelle, sono tornate delle festività e siamo di nuovo orgogliosi delle tradizioni. Mozart è qualcosa di austriaco di cui siamo sempre andati fieri e che è non ha avuto nulla a che fare col Nazismo. Per i giovani è più comune suonare in una band e per loro cantare il Requiem di Mozart è una novità; nei 2 mesi in cui si preparano si appassionano, alcuni di loro hanno cantato il Requiem 7 anni fa quando ne avevano 10-11, ora che ne hanno 19 la loro voce è cambiata ed è stata una loro volontà cantarlo di nuovo perché gli è entrato nel cuore. Cerco di far conoscere loro le principali opere della storia della musica e per il nostro coro è stato composto da un giovane musicista (Jakob Gruchmann ndr) un oratorio che si chiama “Mosè” con armonie da neoclassicismo e l’anno prossimo avremo una produzione musicale per il Festival di Salisburgo. Come insegnante, se li porti verso tipi diversi di musica, loro ti seguono e sono in grado di scegliere il genere preferito. Dobbiamo essere aperti verso tutto e non pensare che solo Mozart è buona musica, ogni stile ha le sue difficoltà: cantare bene il pop è difficile tanto quanto lo è cantare il Requiem. Ci sono difficoltà differenti che non sono meno meritevoli di essere cantate".



nr. 14 anno XXIII del 14 aprile 2018

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