La mostra di opere recenti di Joseph Rossi trova l’origine nella rivelazione dei reali pericoli della rete non percepibili nei bambini, scoperti attraverso le rivelazioni spontanee. Ed il rischio prende forma nelle immagini esposte nell’esposizione dal titolo “L’oggetto e la cosa” sulle pareti e negli oggetti costruiti con i mattoncini LEGO, blocchetti investiti da un richiamo pedagogico e manipolati con fantasia dall’infanzia. Le forme si richiamano a corpi maschili e femminili e appaiono in mostra risolte attraverso pezzi continuamente smontati e risistemati secondo uno schema geometrico. In articolate composizioni risaltano per il cromatismo tipico del mondo infantile nei colori rosa e celeste. Joseph Rossi nasce a Camp Derby (Pisa), ha esposto fin dal 1986 al Museo d’Arte Contemporanea Calouste Gulbenkian a Lisbona, e nel ’96 ad Innsbruck. Tra le altre esposizioni, la Triennale di Milano Contemporary Italian Graphic Design nel 2010 e a Villa Necchi, Milano nel 2011 la mostra dal titolo “La mano del grafico” 367 disegni autografi di alcuni dei più grandi grafici contemporanei a cura del FAI. Lo stile delle immagini proviene dalla grafica e dai mezzi di comunicazione di massa, come la pubblicità.
Scrive Salvatore Fazia: ” …Con Joseph di nuovo c’è che incontra la tecnologia del nipotino, sta giocando con le costruzioni Lego, gliele ruba e si isola, quando preso dalla malinconia fa il gioco del chiodo e del buco, che a memoria diventano l’oggetto e la cosa.
Ma tutto questo che c’entra con l’arte?
L’arte è l’organizzazione del vuoto, il vuoto è la porta d’entrata, l’ingresso, il buco è il vuoto, il vuoto è la cosa, la nudità del fatto è data dal nudo della geometria, i cubi sono nudi, l’articolazione avviene tra cubi, cubi maschili e cubi femminili, lo scandalo non ha luogo…”.