Quel desiderio di avvicinarsi alla bellezza degli affreschi di Giambattista Tiepolo dipinti nel 1757 nella Palazzina Valmarana ai Nani orienta Katia Brugnolo ad accostarsi ai volti più intensi tratti dagli splendidi affreschi dei poemi epici greci, latini e italiani Iliade, Eneide, Orlando Furioso, Gerusalemme liberata interpretandoli in uno stile personale nell’arte ceramica novese. Brugnolo sceglie per loro lo sfondo di una conchiglia, valva ospitale nel raccogliere con i tratti anche le espressioni più sentite che trasforma in sensibilità materica.
Entra una sequenza di personaggi nella ripresa della fusione tra le immagini e i versi in un cromatismo in unità con l’intensità delle passioni amorose e delle tragiche sottomissioni. Brugnolo dipinge nella superficie concava della conchiglia il bellissimo viso di Ifigenia, che già scolora per la sofferenza dell’imminente sacrificio voluto dal padre e di Briseide, la schiava amata da Achille, dallo sguardo abbassato mentre piega il capo sulla spalla nel subire la richiesta di Agamennone, consegna il terrore nell’espressione di Angelica, quindi muta in Venere, la dea della bellezza ed evolve in regalità in Didone, per risaltare nel potente fascino della giovane maga Armida. E l’intento figurativo di Brugnolo coinvolge il protagonismo di Agamennone, Enea e Rinaldo ripresi per l’interpretazione delle loro gesta. Tutto avviene nella ceramica, che Brugnolo conosce a fondo dal tempo di Conservatrice del Museo della Ceramica di Nove (Vi) e che sollecita nell’attualità delle forme in mostre nazionali ed internazionali, come l“Teapot Exhibition” di Shangai, dove è stata invitata nel 2017. La pittura si fa materia cromatica modulata nell’effige dei volti dagli azzurri ed ocra, nei passaggi del verde veronese e nelle morbide tonalità dell’oro, nei brillanti tocchi pittorici delle aristocratiche vesti.