NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Veneti in controluce

Storie di veneti laboriosi

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Veneti in controluce

Veneti in controluce (Fernandel editore) è il titolo del nuovo libro del vicentino Ausilio Bertoli, da pochi giorni in libreria. Un'antologia di 18 racconti che narrano le storie di veneti laboriosi, determinati, creativi, a volte ipocriti, ottusi o trasgressivi.

Veneti in controluce (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Una molteplicità di protagonisti con un unico filo conduttore: l’anima veneta vista “in controluce”. I pregi e i difetti di un popolo raccontato con affettuoso distacco da uno di loro. Sullo sfondo della pianura, delle balle di fieno, dei colli, della goliardia padovana e delle campagne vicentine, diciotto brevi scorci di vita che mostrano come sia cambiata questa terra negli ultimi decenni, e che fanno emergere quelle contraddizioni – una per tutte: la nostalgia del passato contadino contrapposta alla smania arrogante della modernità – che lasciano trasparire i tratti somatici della sua gente. Un’antologia che descrive un popolo nella sua concretezza, ripercorrendone i luoghi e narrandone gli aspetti caratteristici così da farne una fotografia autentica. L'autore presenterà il nuovo libro domenica 28 ottobre alle ore 17.30 al centro culturale Proti a Vicenza, in un incontro durante il quale saranno letti alcuni brani tratti dal libro. Avendo messo i veneti al centro della narrazione, non è un caso che in apertura Bertoli citi i versi di uno dei più importanti poeti e scrittori veneti, Andrea Zanzotto:

Da un eterno esilio

eternamente ritorno

e coi giorni mi volgo e mi confondo,

vado, da me sempre più lontano,

divelto per erbe prati e tempi d’ottobre

e silenzi confidati agli orecchi da stelle e monti.

 

Così come quelli del vicentino Fernando Bandini:

Ricordo una vecchia preghiera che nessuno più dice.

La mia vita ha saperi lontani ma tutto cambia in fretta,

e la città che sguscia dalla stretta delle tenebre è insieme più gremita

di note cose e insieme più straniera.

 

Veneti in controluce (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)E nelle prime pagine del libro trova spazio anche una citazione di un altro grande scrittore vicentino. Goffredo Parise: "Mi chiedevo quale cultura potesse legare la solenne bellezza delle colonne palladiane, dei mattoni e dei portici padovani, dei ponti veronesi, della scintillante Venezia con il suo ricciolo di ferro sulla punta delle gondole e i suoi pittori alla enorme quantità di piccole e grandi fabbriche del Veneto e non ne trovavo nessuna salvo una e una sola: la forza barbarica della terra, che ha prodotto lavoro dei campi fino a ieri e ora produce lavoro nelle fabbriche".

Proprio al grande scrittore vicentino, al quale la città ha da poco intitolato una piazzetta in centro storico, è dedicato uno dei 18 racconti, La quercia di Parise, dal quale estrapoliamo un breve passaggio: "Un sociologo ormai sessantenne, uscito dagli uffici di una grande azienda, raggiunge la sua auto grigio perla; legnoso, la cartella di cuoio sotto il braccio. Ha appena posto una sfilza di domande al direttore sull’occupazione in generale, specie dei giovani, per conto di un istituto di ricerche sociali. Si sfila la giacca e la cravatta e le depone con cura sui sedili posteriori: suda, l’aria è afosa. Monta come spezzandosi in due per l’altezza e sbuffa rumorosamente. Oggi il lavoro lo ha terminato in anticipo: l’intervista successiva è stata rinviata all’ultimo momento, il commendatore è dovuto partire in fretta e furia per il Brasile. Il tempo rimasto libero pensa perciò di occuparlo con una capatina all’ospedale, dove la sorella è di turno a pediatria: è da parecchio che non la vede. Guarda l’orologio stretto al polso: è ancora presto per le visite, ovvero il tempo in cui lei si rende disponibile. A casa poi, se ci tornasse, non saprebbe che fare, di leggere o consultare libri non ne ha per niente voglia e gli è venuta un po’ d’emicrania. La maledetta emicrania. Tentenna, mordicchiandosi il labbro inferiore. E se ne approfittasse per salire sul colle di Parise a dare finalmente un’occhiata alla quercia famosa? Sono settimane che si propone di andarci, dopo aver letto sul quotidiano di Vicenza che lo scrittore si recava di buon’ora sul cocuzzolo dello Zovo, in bicicletta, una decina di chilometri da dove abitava, per ispirarsi all’ombra di quella quercia secolare e scrivere a macchina Il prete bello e forse i racconti dei Sillabari. Inforca gli occhiali da sole, accende prima il motore poi il climatizzatore, e volge lo sguardo ai colli, che si rincorrono a ponente, come per individuarlo, lo Zovo. Che non conosce, non ci è mai salito, se non ricorda male. Estrae dal tascone della portiera la cartina geografica, la distende sul volante e si mette a consultarla; l’indice scorre sul foglio spiegazzato. Si porterà sullo Zovo? Sì, ha deciso. Per levarsi uno sfizio, certo, e per una sorta di venerazione nei confronti dell’illustre concittadino, non solo scrittore ma anche indagatore profondo dell’animo umano e interprete delle culture del mondo: non effettuava continuamente viaggi nei vari continenti, oltre che, da giornalista, sui campi di guerra?".

Secondo Bertoli, che in questo nuovo libro non poteva certo dimenticare di essere anche un saggista e sociologo universitario, ci sono almeno due punti di vista da cui osservare i personaggi che affollano questa raccolta. Il primo è un punto di vista diretto, senza filtri, in cui i personaggi parlano e agiscono in piena luce. A guardarli dritto negli occhi e ad ascoltare quella cadenza allo stesso tempo ritmata e melodica, la prima cosa che si pensa è: i veneti hanno la testa dura. Il secondo punto di vista da cui osservare i personaggi di questa raccolta è invece meno diretto, più sfumato. Guardando i veneti in controluce, infatti, quando il buio cala e la luna o i lampioni illuminano i profili delle cose, è possibile vedere l’anima malinconica della gente e i loro percorsi di vita accidentati.

Abbiamo incontrato l'autore e dialogato con lui.

Veneti in controluce (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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