“La vecchia nave, impegolata di vernice e di catrame, ingombra di sacchi e d’armi , violenta di colore, d’odori, zingaresca, sudicia la fu ”Custoza” è bivacco e cantiere…” Portano i titoli La Tradotta, La rada di Pola, Imbarco le immagini di soldati e di truppe della Grande Guerra, di Alselmo Bucci fissate cent’anni fa da un “onesto lapis” nelle litografie a colori. Non ritrae se stesso, piuttosto fissa, con un segno nero profondo ed incisivo, la cannoniera corazzata con la sua umanità, l’interno di un caffè, gli uomini slovacchi, il viandante, lo spostamento in treno di uomini rassegnati, ognuno con il proprio bagaglio ed altri diretti all’imbarco su una nave. Un’umanità rassegnata, ingobbita dal freddo, priva di un riconoscimento militare e unita da un comune destino, sullo sfondo della tragedia del tramonto dell’impero austro-ungarico.
Nella raccolta mostra “Finis Austriae. La caduta di un Impero. Litografie di Anselmo Bucci”, in ogni opera l’immagine appare simile a uno scatto fotografico, immediata e incisiva, dalla forza di una testimonianza diretta, mai retorica, unita ad una prosa poetica. Insieme, i fogli costituiscono un archivio visivo coinvolgente di figure semplici: possiedono il tratto sicuro dalla grande energia, che trasmette partecipazione e distacco; sono esempi di testimonianza e cronaca sul movimento delle masse d’uomini, di chi avanza e di chi siede, di figure raccolte e di altre solitarie, rese senza enfasi e senza protagonismo. La Guerra entra così nell’Album di un artista “totale”, pittore, incisore, scrittore e giornalista, sullo scenario della Grande Guerra. Bucci, dopo l’iscrizione all’Accademia delle Belle Arti a Brera, a diciotto anni si trasferì a Parigi, dove rimase dieci anni nella città dove vivevano Severini e Modigliani, Picasso, Utrillo e Apollinaire.
Partecipò, rileva Mauro Passarin, da volontario nel ”Battaglione Ciclisti” con moltissimi altri artisti italiani, e nel glorioso “Battaglione San Marco” dei Fanti di Marina, che difesero Venezia sul fronte del Basso Piave. Partecipò più volte, come invitato, alla Biennale di Venezia e vinse un premio Viareggio con il volume ‘Il Pittore Volante’. Partecipò al gruppo artistico di ‘Novecento’ attivo a Milano tra gli anni Venti e Quaranta. Le 12 litografie “tratte dal vero durante i giorni della tragedia del dissolvimento dell’impero austro-ungarico, oltre al loro alto valore di testimonianza, costituiscono una documentazione viva e palpitante" (Passarin) sono state acquistate dalla famiglia Bucci nel 1968 dal Comune di Vicenza in occasione del 50° anniversario della fine della Grande Guerra e trovano oggi il loro risalto in occasione dell’ultimo anno del centenario a Villa Guiccioli. La cartella è edita da Alfieri e Lacroix in Milano. La mostra è ideata da Mauro Passarin, direttore dei musei civici del Comune di Vicenza.