NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dentro la testa dell'assassino

A Thiene in scena De Sio e Danieli

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Le Signorine

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

La prima parte della stagione teatrale thienese si è conclusa con un dramedy psicanalitico portato in scena da due grandi signore del teatro: Isa Danieli e Giuliana De Sio. In “Le signorine” di Gianni Clementi con la regia di Pierpaolo Sepe ci vengono mostrate due sorelle zitelle, claudicanti a causa della scelta dei genitori di non vaccinarle contro la poliomelite, recluse nella loro vita di privazioni ingiustificate. Un rapporto logorante e grottesco che fa ridere nel primo atto per poi virare verso un registro noir e tragico. Una pièce sorprendente recitata da due strepitose attrici con un equilibrio impeccabile.

 

Queste due sorelle sono personaggi che riempiono l’ambiente, quello del teatro che noi viviamo come spettatori: è un dramma psicologico che mi ha ricordato “Che fine ha fatto Baby Jane”.

Isa Danieli: “Veramente io non ci ho pensato proprio, ce ne sono tante di storie di sorelle e non mi è arrivato proprio questo ricordo, anche perché quello è cinema, noi facciamo teatro, sono due cose completamente differenti".

Giuliana De Sio: “Giusto per la presenza delle due sorelle e di una carrozzella, c’è un legame disfunzionale tra due sorelle ma ci sono dinamiche completamente differenti: aspirazioni artistiche fallite, una competizione. Il testo l’ho scelto io, era in romanesco e l’ho tradotto in napoletano, era solo comico e ci ho fatto tantissimi aggiustamenti insieme all’autore; volevo dare al pubblico qualcosa che potesse virare verso il drammatico perché in realtà la storia la è e la buona comicità viene sempre dal drammatico: queste due donne sole, senza amici, senza contatto con l’esterno ma che vivono come se fossero povere anche per l’avarizia una dell’altra, sono due personaggi infelici. La prima parte è veramente comica poi prendiamo il pubblico per mano verso la tragedia, che si sposa molto con l’onirico con un flash delle due sorelle bambine che giocano a nascondino per casa".

È la sorella Rosaria, dominante, che gestisce la conduzione familiare: è una scelta quella di fare una vita di privazioni che l’altra subisce e c’è questa lunga scena delle “vongole fujute”con prezzemolo, senza prezzemolo. Non potrebbero mangiarsi una bistecca come dice Addolorata?

GDS: “Eh no, non possono perché quella è avara e lesina anche sul prezzemolo. Il problema è che le vongole se le potrebbero benissimo permettere ma lei gliele fa fujute, cioè scappate, un piatto povero. Quello dell’avarizia è il tormentone comico, un aspetto degenerato del carattere della sorella maggiore, un’ anziana ignorante che si sente colta perché guarda i TG, probabilmente xenofoba perché c’è tutta una tirata contro gli stranieri, le donne aliene, le Alena, che si rubano gli uomini, i cinesi che si comprano la merceria, la paura dello straniero che invade che è un tema molto forte nello spettacolo".

Le Signorine (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)ID: “La storia delle vongole fujute è divertente perché noi a Napoli le facciamo, a me le ha insegnate Eduardo, si dice che sono fujute, scappate, perché non ci sono: chissà quanti anni fa, senza neanche pensare che poteva assomigliare alle vongole, qualcuno ha fatto uno spaghetto con aglio, olio e tanto tanto prezzemolo per dare un sapore in più, e quando lo hanno mangiato hanno sentito un sapore come se fosse stato di vongole e da quel momento si dice".

E perché viene data tutta questa importanza?

ID: “Rosaria spera di fare spesso questo pasto perché veramente non costa niente. Poi tutto arriva per litigare, è un “gioco” da una parte e dall’altra".

Nel teatro napoletano spesso ci sono delle figure femminili cardinali anche conflittuali e abrasive, abbiamo visto anche in “Notturno di Donna di Ruccello e spesso vengono interpretate da uomini che non per questo le rendono meno credibili. In Notturno, la parte della mamma la interpretava proprio Ruccello.

GDS: “Anche questo potrebbe essere interpretato da due uomini, non ci ho mai pensato, mi ci stai facendo pensare tu. È un po’ una moda venuta fuori negli anni ’80 con questi autori, tutti di provenienza gay, che hanno amato trasformare le figure femminili in figure maschili quasi trans-sessuali: moltissimo in Ruccello e moltissimo in Enzo Moscato. Questo non è né Ruccello né Moscato ma è sicuramente un testo che echeggia qualcosa del genere; io volevo fare uno spettacolo meno autoriale e più pop, popolare, che piacesse a tutti e che fosse di impatto immediato".

ID: “Io ho fatto “Ferdinando” e ho avuto la grande fortuna di conoscerlo. Lui era molto portato, sappiamo che Annibale era gay, ed era circondato di queste cose qua; autore straordinario che ha scritto anche piccole cose ma belle, che ha capito perfettamente che come scriveva lui solo lui le poteva recitare. Ti dimenticavi che era un uomo, questa era la sua bravura, lo accettavi tranquillamente".

Non è l’unico, anche Mastelloni.

ID: “Mastelloni da sempre, è stato uno dei primi a Napoli, prima di Annibale e di Enzo Moscato, ha sempre fatto un tipo di figure molto fantasiose, cantava, faceva tante cose che Annibale non faceva. Le figure femminili sono una cosa eterna che si è sempre fatta anche in altri paesi, Francia, Inghilterra…”.

Poi Rosaria ha un ictus e non può più vessare Addolorata. Che strada affettiva avete scelto? Queste due non si amano.

ID: “Però sono sorelle, ed è molto importante questo, per quello che è può essere il nostro mondo del Sud. L’odio certe volte arriva e qui è arrivato perché ad un certo punto lei non ne ha potuto più, ha approfittato del fatto che lei non poteva parlare e fare. Non ha mai avuto un uomo. È chiaro che quando sogna la sorella che la istiga e le dice che vuole morire, lei si fa tutto un teatro nella testa. Però al finale si dà un significato molto preciso: non dice che l’ha uccisa, la mette in un posto dove ci può parlare, secondo lei, e quindi sogna di rivederla quando erano bambine. C’è un odio-amore fortissimo".

GDS: “Sono due recluse nella gabbia della loro casa e delle loro piccole vite, due disadattate, casi psichiatrici: quante coppie eterosessuali stanno insieme facendosi del male e continuano a non poter fare a meno dell’altro?”.

Nella parte finale ci sono richiami a un cinema feticistico e psicanalitico…

GDS: “…Eh beh, si: la madre nell’armadio…”. (da Psycho di Hitchcock, ndr)

Oppure anche Dario Argento, rituali magici. Quanto cinema internazionale c’è in questa piè-ce ?

GDS: “Tutto quello che c’è di psicanalitico, onirico, fantastico, metafisico ce l’ho messo io e ne sono responsabile con l’autore che mi è venuto dietro. Tutto il cinema che hai citato mi piace. Mi piace il teatro di Ruccello, l’ho portato 900 volte e Isa più o meno altrettante con “Ferdinando”, non a caso questa è una parabola ruccelliana. Anche baby Jane è un mio film di riferimento, però il testo era già così. Ho trovato una base per metterci delle cose che hanno portato più a fondo il testo".

C’è anche un sentore della Napoli esoterica

ID: “Certo, certo: non solo Napoli, perché per me, continuo a dire, è tutto il Sud. La cosa più bella è che al primo atto ci si diverte poi al secondo ancora ma dal momento in cui esco sula sedia a rotelle diventa un altro fatto, nessuno ride perché dici: “Ci siamo divertiti fin’adesso e che succede?”. Questa cosa importantissima per il teatro".



nr. 01 anno XXIV del 12 gennaio 2019

Le Signorine (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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