L’esposizione attuale assume per Enzo Montagna un valore particolare: i materiali scelti appartengono all’esperienza e alla sua abilità di rispondere al loro vigore; il colore riflette la tensione espressiva e la forza dei dipinti astratti risponde al preciso momento dell’esistenza dell’artista. Da viaggiatore ha assimilato scenari urbani e luoghi sconosciuti, fissati nella memoria visiva per essere trasferiti nello spazio della pittura fino a testimoniare slanci immaginativi e a volte più narrativi. La frase di Pontalis «Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere se stessi» gli appartiene e riflette il suo andare alla ricerca di rapporti, di voci e momenti di vita da intrecciare non solo con la bellezza.
Ed è ciò che riflettono i quadri, nel color nero accostato ad un altro nero inchiavistati fra loro dall’intromissione del ferro; nel bianco gessoso, corroso fino a lasciar respirare sullo sfondo un tonalità di marrone bruciato; nelle risonanze di terre battute dal vento, di disperse lettere a stampatello simili a brandelli di memorie visive, di strisce di passaggi cromatici che rigenerano nel contrasto fra i rari cromatismi l’avvio della luminosità. Il suo intento è di lasciare nei dipinti una traccia della sua esistenza ed il suo fine è di non dimenticare nel passaggio d’opera in opera, le testimonianze di vita, i messaggi e le conoscenze già raccolte e riflesse nel titolo “Crocevia” scelto per la mostra. Montagna è consapevole che sarà la pittura resa in spessori, in materie consumate, altre più pregiate, nei colori pregnanti a sviluppare la sua storia fino all’attualità.