NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Poetry Vicenza

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Poetry Vicenza

Quali sono le caratteristiche dell'edizione di quest'anno?

"Il festival è cresciuto per un serio e diretto coinvolgimento non solo di varie associazioni culturali, ma anche di 5 istituti di istruzione superiore, perché un festival cittadino deve porsi la domanda se e come riesca a coinvolgere le nuove generazioni alla poesia. Nel 2019, e per la prima volta, il numero delle presenze italiane pareggia quello delle straniere, perché si apra una finestra sostanziale su quello che è lo stato della poesia italiana contemporanea, e perché queste 17 voci dialoghino anche con gli stranieri. Poi, diamo un’attenzione particolare ai giovani, con un programma corposo nei 5 istituti scolastici coinvolti; quindi, un coinvolgimento di molte delle voci più toccanti della poesia contemporanea mondiale, con protagonisti da Romania, Scozia, Perù, Argentina, Lituania, Russia, Stati Uniti, ecc. e, non ultima, una presenza strategica anche di voci dialettali, come quelle di Grisoni, Ferrari, Cecchinel e De Luca. Per ciò che concerne il lato espositivo, penso che la mostra sui 100 anni di Ferlinghetti sia l’unico evento europeo di questa portata, oltre, ovviamente, a tutti i festeggiamenti che si stanno facendo a San Francisco".

Poetry Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Com'è cresciuto negli anni il festival vicentino e che ruolo ha oggi?

"Quando promuovemmo una forma embrionale di questo festival, nel 2014, non si voleva realizzare davvero un festival, ma una serie d’occasioni d’incontro con autori di varia estrazione, e comporre così una rassegna diluita nel tempo, a uso di tutti. È stato l’incoraggiamento d’un funzionario delle Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari, in collaborazione con l’amministrazione comunale, a convincerci a iniziare un festival vero e proprio, un festival del tutto anomalo, lungo un paio di mesi. Non mi piacciono le grandi aggregazioni di tre/quattro giorni nei quali non si riesce a parlare con nessuno, e ascoltare solo in parte tutti i poeti coinvolti. In quel tipo di kermesse l’attenzione cala dopo qualche ora, e gli eventi paralleli ti fanno perdere ospiti preziosi. Poetry Vicenza permette a tutti di godersi tutti gli eventi, e permette ai poeti di godersi la città, e tutte le altre attività: le mostre collegate, gli altri ospiti, gli eventi collaterali, il coinvolgimento dei giovani. Tra l’altro, un festival di lunga durata ci permette anche di captare alcuni ospiti importanti che abbiamo a Ca’ Foscari, sia in occasione della rassegna che dirigo - Incroci di poesia contemporanea - sia del festival Incroci di Civiltà, e collaborare con altre realtà locali".

Qual è il valore aggiunto degli "intrecci" con altre rassegne culturali in città?

"La contaminazione e l’interazione tra le arti e i generi richiede una continua collaborazione con una vasta rete di istituzioni di vario tipo: gallerie d’arte, istituzioni pubbliche, private, culturali ma anche di tanti altri tipi, come altri spazi associativi, laboratori d’arte, librerie, e altri festival nel territorio, capaci di aiutarci nell’organizzazione di varie tipologie di eventi, e nell’incontro di vari pubblici. Quella della musica è ormai collaborazione radicata per il nostro festival, grazie al Vicenza Jazz, ma anche alla condivisione con altre tipologie di generi musicali e professionisti, e alla naturale predisposizione della poesia alla musicalità e alla cantabilità. Poi, da quest’anno, avremo la sinergia col Festival Biblico, con i Classici Contro e con Incroci di Civiltà, a conferma che quando la poesia riesce a toccare più corde – storiche, religiose, sentimentali, formali, civili – ci si rende conto che questa può aprire altri campi di dibattito e di prospettiva, ed essere idonea anche a raccontarci dove sta andando la nostra civiltà, sia europea sia mondiale".

Perché puntare in special modo sui giovani e sugli studenti?

"Chi organizza eventi di poesia deve avere l’umiltà di rimanere in una nicchia, ma una nicchia onesta e rispettosa della dignità e della profondità del pensiero d’intellettuali seri, animali ormai un po’ rari in tempi odierni. Non tutto è svendibile, o mercificabile secondo i dettami del mercato. Questo dobbiamo insegnare alle giovani generazioni, e sono contento quando molti dei poeti invitati a Poetry dicono proprio questo, o direttamente o indirettamente attraverso i loro testi: si ha successo nel lavoro – qualunque esso sia – se si sa investire la giusta energia e il giusto entusiasmo in ciò che si fa, e in ciò in cui si crede. Se mai Poetry diventerà una realtà maggiorenne in città, mi piacerebbe riuscisse a insegnare questi semplici principi d’ogni fare artistico e poetico: non conta altro, se non l’onestà, la tenacia, e una scuola giusta con i maestri giusti. Sono questi maestri che vorremmo far frequentare ai giovani quando a Vicenza arrivano, catapultati dagli spazi di tutto il mondo, i nostri grandi poeti. L’utopia sarebbe combattere l’appiattimento dei tempi e della cultura, e invitare i giovani a vivere in un mondo più poetico".

Poesia, genere di nicchia... eppure il pubblico vicentino negli anni ha sempre risposto bene?

Poetry Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Il contributo della città è stato generoso, non solo in termini finanziari ma per la risposta entusiastica a ogni singolo evento: letture, apertura delle mostre, attività collaterali. “Poetry Vicenza” è ormai una realtà proteiforme, che alterna alle letture con i poeti tutta una serie di tributi, concerti, lezioni ad hoc negli istituti d’istruzione superiore, eventi all’aperto, collaborazioni col Festival Jazz e con le attività dei singoli spazi culturali della città, librerie, che sono oggi ormai parte attiva del festival. Un dettaglio importante da ricordare è che, poi, i pubblici cambiano a seconda delle vari luoghi: il pubblico di Palazzo Leoni Montanari non è lo stesso di Palazzo Chiericati, diverso ovviamente da quello che frequenta lo spazio TheArtsBox, o la storica Stamperia Busato, o la libreria Galla, o il Torrione di Porta Castello. Ognuno dà il suo contributo, e attira visitatori e curiosi diversi. Non potrebbe funzionare meglio, vista la dimensione piuttosto ridotta della città, che certo non può competere con i grandi fruitori di Milano o Roma. Eppure, se conteggiamo la totalità degli eventi, siamo già a parecchie migliaia di spettatori ogni anno".

Dunque un festival che vuole dare un messaggio?

"Si tratta di divertirsi e far divertire istruendo. Nulla di più, e nulla di meno. Si fa tutto con il massimo della professionalità, e il completo disinteresse economico di tutti coloro che ci lavorano per mesi: quando si è convinti che questo non è e non sarà un business, riesci a veicolare emozioni a chi sta seduto e si gode una lettura, una performance di poesia e musica, uno spettacolo. Penso alle tante storie e letture commoventi che si sono alternate sui nostri palchi: la drammaticità e l’intensità della storia del sudafricano Roger Lucey; la poeticità del canto e della poesia di Gerda Stevenson; la creatività malinconica ed esistenziale di Eric Andersen nei suoi lavori su Byron; il tributo alle canzoni di Leonard Cohen; le finestre sulle dittature del Nicaragua, del Kenia, del Cile e del Portogallo con le voci di Gioconda Belli, Abdilatif Abdallah, Raúl Zurita e Manuel Alegre. La lista è lunga, ma vedere il pubblico commuoversi è per me la prova che abbiamo scelto giusto, e che gli interpreti sono sinceri e professionali in quello che fanno".

 

nr. 12 anno XXIV del 30 marzo 2019

Poetry Vicenza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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