NR. 19 anno XXVII DEL 31 DICEMBRE 2022
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Luca e Luana, 4 e 5 aprile 2010

di Tiziano Bullato
bullatot@tvavicenza.it

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Luca e Luana, 4 e 5 aprile 2010

La vicenda più recente, quella che in definitiva giustifica e motiva questa riflessione è quella che ha coinvolto a Pasqua due giovani padovani: Luana Bussolotto e Luca Bedore.

Lei è una ragazza davvero bellissima. Ha 27 anni e ha raggiunto una buona indipendenza economica grazie ad un lavoro alla Staff di Noventa Vicentina. Da tempo ha una relazione con Luca Bedore, tre anni più giovane di lei.

Lui è un ragazzo possessivo, per certi versi ossessionato dalla gelosia. Le telefona più volte nel corso della giornata, spesso più volte anche durante la pausa per il pranzo, la controlla, vuole sapere con chi è, chi frequenta. Lei sceglie di troncare, ma lo fa con delicatezza, senza essere troppo decisa. Si trova una bella mansarda a Noventa, edificio nuovo e sistemazione graziosa. Le consegnano le chiavi due giorni prima di Pasqua, lei si trasferisce e per Pasqua inaugura la casa con un paio di amici e fra questi invita anche Luca: forse pensa che è l'occasione giusta per chiudere quella relazione asfissiante. Dopo pranzo gli amici se ne vanno, nella mansarda rimangono solo Luana e Luca. Discutono, litigano. Lui è convinto di non poter vivere senza Luana, lei vuole tornare ad essere libera, vuole respirare. E Luca alla fine decide che Luana non deve respirare più. Le stringe le mani sul collo, stringe, cadono a terra, lei si difende, lui la colpisce fino a quando Luana perde i sensi. A quel punto prende dei sacchetti di plastica e li mette sulla testa di lei. Nella prima telefonata al Suem, più tardi, Luca dirà: «Non volevo che respirasse più». E infatti Luana cerca fino alla fine di inspirare, i carabinieri la troveranno con i sacchetti perfettamente aderenti al viso. Morta.

Il resto è quasi più banale. Luca chiama confusamente i genitori, dice di "aver fatto una cazzata", ma non spiega. Poi prende un coltello e si colpisce: alle braccia, al collo, al torace. Arriva fino a perforarsi un polmone. Cade a terra più volte, si rialza, perde i sensi. Alla mattina chiama ancora il papà, gli dice di aver ucciso e di essersi tagliato, sta male. È suo padre che gli dice di chiamare un'ambulanza ed è a quel punto che Luca, chiamando i soccorsi, in pratica confessa tutto. Ora ha parlato con i suoi avvocati, che giustamente gli hanno consigliato di non parlare per nulla e di non confessare proprio niente. Chiederanno una perizia psichiatrica. Se la giocheranno nel tentativo di non farlo condannare ad una pena troppo alta. È il gioco delle parti, al quale hanno deciso di partecipare in pieno anche i genitori di Luana che si sono rivolti ad un avvocato e hanno nominato consulenti per esaminare la scena del crimine e sembrano disposti a dare battaglia per ottenere una condanna giusta.

 

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