NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Santa Chiara addio

Il comune di Bassano abbandona il progetto del polo museale dell’ex convento e cerca un nuovo teatro

di Gianni Celi

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Santa Chiara addio

S’è tanto parlato, negli anni passati, del Polo museale di Santa Chiara, voluto dall’Amministrazione guidata dall’allora sindaco Lucio Gambaretto e proseguito poi dai suoi successori Bizzotto e Cimatti. L’intento originario era quello di rivalutare una delle aree storicamente più interessanti del centro cittadino, trasformandola in un interessante richiamo culturale. Cerchiamo allora di capire dove si sarebbe collocato questo concentrato di musei e sale conferenze. La zona riguarda l’area che ruota attorno all’ex caserma Cimberle Ferrari, un tempo sede conventuale.

«Nel 1678 – scrive Ottone Brentari nella Storia di Bassano – alcune pie donne, terziarie di San Francesco, comprarono dai signori Baroncelli una casa, parte della quale era un edificio di seta e parte un’osteria, per farne un convento ed una chiesa. Questa fu cominciata nel 1681 e benedetta il 29 gennaio 1682 da don Gerolamo Stevani. Il 18 settembre 1736 mons. Baldassare Remondini la consacrò in onore di Santa Chiara».

Il convento delle Clarisse fu soppresso nel 1806 e le suore trasferite nel convento di Vicenza. L’edificio sorgeva in quella che un tempo si chiamava Contrà Rigorba, poi diventata Contrà Santa Chiara, per prendere il nome attuale di Via Jacopo Da Ponte.

Alla fine dell’Ottocento l’antico convento viene trasformato in caserma ed ospita una compagnia di cavalleria. Agli inizi del secolo scorso è affidata agli alpini e diventa la caserma per eccellenza, in attesa della costruzione della “Monte Grappa”. Nella Grande Guerra partono da qui le “penne nere” dirette verso l’Altopiano di Asiago e verso il Grappa. Nel tragico periodo della guerra civile sente le urla dei partigiani rastrellati sui monti e seviziati perché facessero i nomi dei loro amici combattenti per la libertà. Da qui partono i Martiri impiccati nel Viale loro dedicato e lungo Viale Venezia. Nel dopoguerra cala l’interesse per questa caserma che diventa magazzino di vestiario per gli alpini.

Negli anni 80, del secolo scorso, l’Amministrazione comunale, guidata dall’allora sindaco Antonio Basso, decide di acquisire la caserma in attesa di una sua destinazione definitiva. L’Amministrazione di Gianni Tasca inserisce l’area in un progetto di parcheggi a servizio del centro città, pensando, al riguardo, ad un parking sotterraneo. La Sovrintendenza ai beni artistici però non darà il via libera a tale proposta per cui il finanziamento, per la sua realizzazione, accordato al Comune di Bassano, grazie alla legge Tognoli, quasi a tempo scaduto, sarà trasferito per l’opera, ora esistente, in Piazzale Cadorna. Passano gli anni ed è il sindaco Lucio Gambaretto, nel suo mandato di fine anni 90, a lanciare la proposta della realizzazione di un Polo museale nella caserma il cui ampio cortile, nel frattempo, era stato adibito a parcheggio. L’Amministrazione di Gianpaolo Bizzotto porta avanti l’idea e, nel 2005, viene lanciato il bando di gara per la progettazione. Sono sedici i gruppi che aderiscono all’invito, alcuni dei quali con progettisti di caratura internazionale come David Chipperfield (lo stesso che progetterà più tardi il restyling urbano tra il Ponte vecchio ed il Ponte nuovo), Tobia Scarpa, Mario Botta ed il portoghese Roncalo Byrne. La gara viene vinta da una società piemontese, la Sintecna, che ha come progettista Carlo Aymonino, un architetto romano con un curriculum di tutto rispetto (morto nel 2010), assieme a Studio Pession Associato, Base Engineering, Geodes e Prodim. A fine novembre del 2009 il Consiglio comunale approva il progetto definitivo e, a vincere la gara d’appalto dei lavori, è la Adico costruzioni di Maser.

Ed ecco arrivati all’estate del 2012 con l’opera pronta a decollare e che, su una superficie di circa 5300 metri quadrati, avrebbe dovuto vedere nascere i musei naturalistici dedicati alle collezioni botaniche di Alberto Parolini, quelle naturalistiche di Ferruccio Meneghetti e quelle geo-palontologiche di Giambattista Brocchi, nonché quelle faunistiche dell’imprenditore Luca. Doveva essere questo il primo stralcio di lavori del costo di undici milioni e mezzo, che godeva di un finanziamento della Fondazione Cariverona, di dieci milioni di euro. Il secondo stralcio, nell’interrato, avrebbe dovuto ospitare invece il Museo dell’automobile Bonfanti-Vimar, attualmente aperto nella sede di un’ex azienda orafa a Romano d’Ezzelino, assieme alla Galleria del motorismo, della mobilità e dell’ingegno veneto.

Santa Chiara addio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Del secondo stralcio, del costo preventivato in circa otto milioni di euro, mancavano però i finanziamenti necessari per poterlo attuare.

A luglio del 2012, quindi,sono partiti i lavori ed ecco che cosa rispondeva alle nostre domande l’allora assessore ai lavori pubblici, Dario Bernardi.

Assessore, quando cominceranno i lavori del Polo Museale Santa Chiara?

«Il 19 luglio 2012 consegneremo ufficialmente il cantiere, ma s’è già iniziato ad operare, tant’è che il primo di questo mese abbiamo chiuso il parcheggio».

Si sentirà la sua mancanza?

«Non credo proprio perché, di fronte, ve n’è uno di 420 posti fatto con una certa lungimiranza».

Quando dovrebbe essere consegnata l’opera?

«Nel volgere di 540 giorni, vale a dire diciotto mesi».

Il Polo sorgerà in due stralci: il primo in cosa consisterà?

«Il primo stralcio, per un importo di undici milioni e mezzo, permetterà di costruire la sede del museo naturalistico e botanico di Bassano del Grappa, tutto il sotterraneo, più un percorso pedonale all’interno delle mura che collegherà il Polo direttamente con Viale dei Martiri».

Quindi da Via Da Ponte si potrà raggiungere Viale dei Martiri.

«Sì, da Via Da Ponte si entrerà nella piazza del Polo museale e si potrà uscire all’altezza della Chiesetta delle Grazie».

Santa Chiara addio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Sono sorte delle polemiche sull’utilità o meno di questo Polo. Lei che cosa risponde agli scettici o ai contrari?

«Posso dire soltanto che noi stiamo facendo un grande investimento sulla nostra materia prima che è la cultura ed il nostro paesaggio. Si pensi che duecento anni fa c’erano amanti della botanica che partivano da Londra per vedere la collezione del Parolini, che noi custodiamo in un magazzino del museo senza che nessuno le conosca. Giambattista Brocchi, inoltre, ha lasciato qualcosa come 21 mila fossili che nessuno ha mai visto. S’è poi discusso sulla collezione Luca di animali esotici, ma è pur vero che sia Venezia che Trento, i quali hanno aperto musei del genere, hanno un flusso continuo di visitatori».

E sui costi di gestione che cosa ci può dire?

«Da due anni è attivo,su iniziativa del sindaco Cimatti, un gruppo di lavoro, coordinato dal rag. Gianni Posocco, per studiare i costi e le procedure di gestione al fine di far sì che questo museo possa ottenere un bilancio a pareggio».

Così si parlava allora, ma poi le cose sono cambiate e, il 24 ottobre del 2014, la Adico costruzioni di Maser, azienda vincitrice del bando, falliva lasciando una patata bollente nelle mani della civica Amministrazione. Le aziende classificatesi nei posti successivi hanno fatto valere le loro ragioni per la sostituzione, ma, nel frattempo, le idee della nuova Amministrazione sul futuro di quest’opera sono cambiate.

Va detto, anzitutto, che la Fondazione Cariverona, quando s’è parlato di costituire questo Polo museale, aveva messo a disposizione una somma di dieci milioni di euro, due e mezzo dei quali, già spesi per l’avvio dei lavori, poi interrotti dal fallimento. Adesso mancano da investire gli altri sette milioni e mezzo ed ora l’Amministrazione Poletto cerca di capire se la Cariverona può permettere un cambiamento di investimento in altra parte della città che non sia il Santa Chiara. Qual è il problema? Il fatto che i nuovi amministratori non credono nella progettualità di quel Polo museale, bensì sulla necessità di dotare la città di un teatro all’altezza delle esigenze dell’era moderna, da ottocento-mille posti. La Fondazione ha detto sì a questa nuova richiesta di spostamento dei soldi per un nuovo intervento, ponendo però anche delle scadenze e cioè, 31 marzo del prossimo anno per decidere dove far nascere questo teatro e 30 giugno per presentare il progetto.

Adesso sorge il problema di individuare il sito del nuovo teatro e sono tre le ipotesi sulle quali discutere in questi mesi: il primo è il recupero del vecchio , storico teatro Astra di Viale dei Martiri con la proprietà pronta a rivenderlo al prezzo di tre milioni e mezzo; il secondo interessa l’acquisto del teatro Da Ponte, di proprietà della parrocchia, cedibile ad un prezzo inferiore ai due milioni; il terzo, rispolverando una proposta dell’ex assessore alla cultura ed al turismo, Luciano Fabris, da costruire sull’area dell’attuale parcheggio del vecchio ospedale. La Fondazione Cariverona, però, stabilisce che il finanziamento promesso debba riguardare opera da costruire non da acquistare da privati.

Ma del tanto reclamizzato Polo museale Santa Chiara che cosa ne sarà? L’Amministrazione vuole metterlo a disposizione di privati che vogliano realizzare un loro museo. C’è però da dire, al riguardo, che il Museo dell’automobile Bonfanti Vimar, che doveva spostarsi da Romano al cuore di Bassano, proprio su quest’area, viste le scelte diverse di questa Amministrazione, ha già preso contatti con Montecchio Maggiore, grazie al presidente , l’architetto Massimo Vallotto, estensore di un Masterplan per questo Comune, per spostare il prestigioso museo dell’auto nell’ex caserma militare della Ghisa.

Tutto in alto mare, quindi, sia per il futuro di quel Polo museale, che rischierà di restare per troppo anni un’incompiuta nella parte più storica della città, ma anche per un teatro che da troppo tempo ormai si sta cercando senza, fino ad ora, avere trovato una soddisfacente soluzione.

 

nr. 40 anno XX del 7 novembre 2015

Santa Chiara addio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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