“Atmosfere”, il mirato titolo scelto per la mostra di Mario Longhi, anticipa le atmosfere di sospensione e distacco dalla realtà presente in numerosi dipinti. Nebulose costanti, con ondate di vapori in chiare tonalità uniscono le varie opere dove Longhi interpreta il non visibile, il senso dell’infinito, seguendo un’attitudine visionaria, che trapassa in spessori filtrati dalla luminosità e proiettati verso un’incerta profondità.
Nel tempo, Longhi ha trasformato il cromatismo vivace delle tele in un colore tenue, dalla luce diafana e chiara, sostituendo il “colore sontuoso, vivido e cangiante” in un cromatismo respirante per leggerezza. Egli apre ad un’altra visione, ad un mondo dove gli orizzonti precedenti, il lievitare di fluttuazioni colorati, i passati confini vaporizzano in membrane trasparenti, mutano fino a costituire strutture a maglie di velature volte a rinnovarsi, mai uguali, moltiplicabili per la stessa sostanza in un continuo non finito. Alcuni segni lineari appena percepibili, simili ad un ordito, stabilizzano l’opera. Longhi ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia affiancando così negli ultimi anni ai dipinti numerose incisioni.