Dai segni pittorici alla lievità delle tracce lineari, si sviluppa il percorso creativo di Antonia Trevisan che presenta una serie selezionata in gruppi di opere raccolte dal 2013.
Uno sviluppo significativo di un’artista incline a sperimentare tecniche e materie nuove fra l’evolversi di cromatismi alimentati da una luminosità sempre più lieve. Ispirata dalla lirica di Ungaretti consegna, nel 2012 il suo linguaggio pittorico alla poesia San Martino del Carso: ”Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro” in una Venezia essenziale, corrosa, elevata nello slancio di linee, ripresa nella dimensione lirica di fitti segni verticali, alcuni frananti,atri svettanti, combusti qua e là da più intensi tonalismi. Altri segni neri e sottili in Graffiti del 2017 ed in Intrecci, scorrono su calibrate strutture a griglia, governati dalla razionalità, evolvono in soffocati brani dal lieve chiarore.
I segni fluidi li accordano dinamicamente nel porre in risalto zone cromatiche rosse, dalla forte tensione espressiva. Scrive Robert Phillips sull’opera di Trevisan: “…Avvicinarsi all'opera non permette di vedere di più, si vede di meno. A toccarla essa non restituisce quell'evanescenza che l'immagine suggerisce al tatto, qui non è materia, né colore, ma riflesso e trasparenza. Riflesso di acque, di cieli, mari o lagune, ma celato dietro ogni apparenza il reale riverbero di una vita che pervasa da una luminosa severità emana calore oltrepassando i propri limiti fino a scendere nei più profondi rimossi del sé…”. Le potenzialità espressive dei diversi materiali conducono all’opera dal titoloRosso; un dittico segnato con energia dal roteare di segni a catrame a macchie, a strutture verticali e dal muoversi di linee curve richiamano a temi esistenziali, coinvolgenti echi di sé, consegnate ad un unitario color rosso vermiglio dello sfondo. Da qui evade fino a configurare su uno sfondo bianco lontane immagini di figure, ombre che danno più significati ad impalcature di segni, sull’eco di elementi architettonici.