NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle Province

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle

Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Massimo Calearo, parlamentare del gruppo Responsabili: «Sono co-firmatario di un disegno di legge per l'eliminazione delle province, insieme a Casini Udc, Versace PdL, e Donadi Idv, in quel periodo ero nel Pd. Le province vanno eliminate sono un costo troppo importante, determinati operazioni di coordinamento possono essere fatte dalla prefettura.
per ridurre le spese i parlamentari non devono avere la pensione e possono essere eletti per 2 mandati consecutivi come i sindaci».

Paolo Franco, senatore della Lega Nord: «Sarebbe tempo di sistemare la geografia giuridica ed istituzionale del Paese. A partire dalla Costituzione! Non sono d'accordo nel fare progetti sporadici e scoordinati. Nello specifico, ritengo che le Province Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)siano utili quando assumono certe dimensioni, mentre diventano realtà costose ed inefficaci quando si moltiplicano inutilmente com’è accaduto in alcune Regioni. Ma andiamo con ordine. E’ indispensabile anzitutto ridisegnare la struttura istituzionale. La nostra Costituzione è entrata in vigore nel 1948 e mentre nella prima parte sancisce principi fondamentali e di assoluta attualità (sebbene da rivedere per trasformare lo Stato in Repubblica federale), nella seconda -Ordinamento della Repubblica- mostra indubbiamente tutti i segni del tempo. Purtroppo, quando si apre il dibattito su questo tema le solite vecchie cariatidi, come l’ex Presidente Oscar Luigi Scalfaro, cominciano a declamare litanie del tipo "salviamo la Costituzione"... Insomma, dietro agli squilli di tromba continuano a difendere la vecchia Roma centralista, che non vuol saperne di mollare il boccone che tiene ben stretto tra i denti! Credo sia giunto il tempo di proporre un'Assemblea Costituente che intervenga in maniera profonda. Primo: tutte le Regioni devono godere del medesimo livello di autonomia, avvicinandosi ai modelli delle Regioni a statuto speciale. Secondo: il bicameralismo deve finire. Andrebbero istituiti una Camera nazionale (composta al massimo da 400 Deputati) ed un Senato federale (con non più di 150 Senatori, meglio se sostituiti da Consiglieri regionali indicati dai rispettivi Consigli) con competenze diverse e specifiche in base ai Parlamentari d'accordo: serve una revisione delle (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)compiti assegnati. Terzo: Province e Comuni possono esistere solo se raggiungono un certo numero di abitanti, possibilmente con limiti flessibili in relazione al contesto morfologico del territorio. Quarto: le competenze degli Enti territoriali vanno definite senza sovrapposizioni e, soprattutto, devono comprendere ed assorbire le miriadi di organismi amministrativi esistenti (Comunità montane, Consorzi, Magistrati, ecc.), nonché indicare un unico Ente preposto all'esame e al rilascio di una concessione amministrativa, qualsiasi essa sia. In conclusione, questa riforma deve perseguire tre obiettivi: decimare gli iter burocratici, ridurre considerevolmente l'apparato pubblico, e (almeno) dimezzare gli "addetti" alla politica. Per brevità, ho accennato solo alle questioni relative all'ordinamento, ma molte altre andrebbero prese in considerazione, fra cui una riforma della Magistratura più vicina al sistema anglosassone. Un esame complessivo e, ripeto, radicale di trasformazione della Costituzione è assolutamente necessario. Altrimenti sarebbe come continuare a cambiare piccoli pezzi di una vettura vecchia ed usurata, nel tentativo (destinato al fallimento) di voler stare al passo con la corsa che il resto del mondo sta già affrontando a bordo di bolidi nuovi, agili e veloci».

Daniela Sbrollini, parlamentare del PD non si vuole esprimere sulla vicenda e così Manuela Dal Lago, Lega Nord, che non considera quella di Rizzato la posizione ufficiale del Partito Democratico.

 

nr. 25 anno XVI del 2 luglio 2011

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