NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Casse di espansione, si parte dal bacino Agno-Guā

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Casse di espansione, si parte dal bacino Agno-Guà

Diego Meggiolaro (Coldiretti): «Differenza tra proprietari terreni e aziende agricole»

Diego Meggiolaro (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Al contrario di quello che sta avvenendo a Caldogno, dove si è costituito addirittura un comitato formato dai proprietari terreni, il problema degli espropri per il bacino di laminazione del torrente Agno-Guà è stato risolto sin dall'inizio: la quasi totalità dell'area, pari a circa il 95% del totale è di proprietà demaniale e il rimanente appartiene a tre residente del posto, con i quali l’esproprio è stato risolto senza grossi problemi.

Una situazione anomala, anche se positiva, se confrontata con altre realtà. L’appartenenza di queste aree al Demanio rappresenta un pezzo di storia: in occasione della rovinosa frana del Rotolon del 1908 - una delle più devastanti della storia, riportata in molti testi storici - il materiale precipitò a valle sino a Trissino, creando un’enorme spianata di ghiaia e sabbia, più che di terra. Proprio per quel motivo le aree furono poco appetibili per gli agricoltori per tutto il secolo scorso, anche dopo l'alluvione del novembre 1966 che contribuì a portare a valle altro materiale ghiaioso.

«In effetti è proprio così - conferma Diego Meggiolaro, presidente provinciale della Coldiretti provinciale - non c'è stato bisogno di espropri, quindi da parte nostra non c'è stato nessun tipo di coinvolgimento».

Proprio la Coldiretti, nella persona del presidente Meggiolaro, è intervenuta di recente nel braccio di ferro tra gli agricoltori che si vedono costretti a procedere con l'esproprio, nel caso di bacini di laminazione, ma anche in quelli costretti a cedere i terreni per la Pedemontana Veneta, in particolare residenti nel comune di Montecchio Maggiore.

«La nostra posizione - spiega Meggiolaro - è chiara, ossia la necessità di fare una distinzione tra aziende agricole e proprietari dei terreni. Noi difendiamo soprattutto le prime in quanto siamo di fronte ad attività, spesso ben avviate, che garantiscono posti di lavoro anche per il futuro. Nel contempo riteniamo che quei terreni, seppur destinati a casse di laminazione, possano essere coltivati per cinque-sei mesi, ovviamente nella bella stagione. Riferendoci al 2011 l'ultima grande pioggia è avvenuta il 17 marzo: dopo di che gli agricoltori hanno avuto il tempo di seminare e coltivare culture come il mais e la soia, che sono state raccolte a metà settembre, in tempo per il periodo delle piogge di fine ottobre e inizio novembre».

«In generale, pur con i distinguo necessari - conclude il presidente della Coldiretti - il proprietario del terreno è spesso una persona che ha un lavoro diverso dall'imprenditore agricolo e che, in qualche caso, ha utilizzato il proprio terreno per vendere la terra alle fornaci e poi magari lo ha riempito in qualche altro modo. Ora paragonare le aree destinate ai bacini a coloro, magari agricoltori, che sono costretti all'esproprio perché una strada ci passa sopra, mi sembra esagerato».

 

nr. 38 anno XVI del 12 novembre 2011

Tav_02 (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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