NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Brenta: tanti progetti pochi concretizzati

di Gianni Celi

facebookStampa la pagina invia la pagina

Brenta

L’orto botanico del Giardino Parolini, a Bassano, nasce e si evolve con le finalità della conservazione della propagazione e della divulgazione al pubblico, e quindi con compiti consolidati di natura didattica, scientifica e culturale, a cui si è aggiunto quello fondamentale di fungere da presidio della diversità biologica. Oggi, dopo aver subito nel corso degli anni un forte impoverimento e ridimensionamento, presenta chiari segni di degrado dovuti alla regressione da Orto Botanico in parco pubblico. La necessità di recuperare il ruolo di Orto Botanico si basa sul dovere di mantenere in tutta la sua originalità un angolo di storia del Bassanese. Le serre dovrebbero servire anche per la riproduzione di specie e varietà di piante destinate ad altre aree a verde pubblico, con notevole risparmio di costi per la pubblica amministrazione. Oltre a costituire un fattore evidente di miglioramento della vita e dei servizi rurali, si inserisce nella rete de progetti promossi dal partenariato, come tappa della via verde del Brenta e breve deviazione rispetto agli itinerari proposti, in particolare quello agronomico, enogastronomico, quello ad anello verso nord e la ciclabile rurale che in sinistra giunge fino all’accesso di Tezze. Si inserisce, poi, in una serie di sinergie virtuose, quali la possibilità di legare la Scuola di agraria di Bassano all’Orto botanico, promuovendo la ricerca, la sperimentazione e corsi di specializzazione che creino una figura professionale che manca, ovvero il curatore e manutentore delle aree verdi storiche, assicurando così un futuro all’Orto botanico e dando lustro alla Scuola di agraria; inoltre, può costituire un’opportunità per ottimizzare le risorse umane delle Cooperative sociali del comune di Bassano.

Brenta (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)La casetta del custode di Cartigliano altro non è che un edifico storico risalente al ‘700, innestato sulla barchessa nord di Villa Cappello, costruite rispettivamente nel XVI e nel XVII secolo. Originariamente vi era situata una colombara torriforme. In seguito, la struttura è stata rimaneggiata ed adeguata alle nuove esigenze fino alla costruzione della “case del custode”, probabilmente un opificio, evolutosi in tre piani e attualmente in stato di grave abbandono. L’intervento consiste nella messa in sicurezza e nel risanamento strutturale dell’intera costruzione, con particolare urgenza per il tetto e i solai. Lo scopo è quello di riqualificare e riaprire la “casetta” in un’ottica di fruibilità pubblica, andando a situare al suo interno in primis un centro informazioni; in seconda istanza, verrà allestito un centro polivalente, comprendente un’area adibita ad esposizioni. La casa del custode si trova in un punto strategico all’interno della mappa degli interventi progettati da Terre del Brenta. È localizzata, infatti, nella villa Cappello, nelle cui cucine verrà situato il Museo del gusto. Inoltre, è prevista la realizzazione di un accesso alla villa dalla via verde del Brenta, per cui questa, e con essa la casa del custode, sarà direttamente collegata con la ciclopedonale e l’ippovia che seguono il corso del fiume e con tutte le diramazioni preventivate, e quindi anche con gli itinerari individuati, come quello degli ecomusei diffusi della ceramica, dell’ecomuseo animato dei mestieri e dell’arte, agronomico ed enogastronomico e quello della religiosità popolare.

Si interverrà infine su sei casere situate a Vallerana, in località di Rubbio, che abbisognano di operazioni di ristrutturazione, risanamento conservativo ed adeguamento, necessari per la messa in sicurezza e la possibilità di apertura all’utenza costituita dagli eco-turisti e dai residenti. Si tratta di edifici di architettura tradizionale che vantano una posizione privilegiata dal punto di vista paesaggistico-panoramico. Da un punto di vista logistico, la loro riqualificazione è decisamente strategica, dato che sono disposte in una sorta di semicerchio lungo un percorso che connette anche tre malghe già sottoposte ad analoghi interventi, percorso (Anello del Monte Baldo) che è perfettamente praticabile da escursionisti, ciclisti in mountain-bike e cavalieri e che si configura come un’ulteriore deviazione rispetto alla variante dell’ippovia già prevista sulle colline in destra Brenta, deviazione altresì già ampiamente utilizzata, nonostante non sia stata ancora adeguatamente pubblicizzata, proprio per l’attrattività evidente dei luoghi. Ciò significa che le sei casere sono raggiungibili da tutti i frequentatori della via verde del Brenta e diramazioni che da questa si innervano in tutto il territorio interessato, e quindi riallacciabili a tutta la gamma di itinerari proposti e, infine, inseribili nel circuito dell’ospitalità agrituristica individuata e segnalata.

Parte oggi, venerdì 31, infine, un nuovo soggetto di marketing territoriale dal nome “Territori del Brenta” con l’intento di “implementare la qualità percepita dell'Identità d'area”, elevare la rilevanza della sua attrattività, promuovere l’attitudine al dialogo sulle politiche territoriali per lo sviluppo di un turismo sostenibile, favorire le condizioni perché sul territorio si faccia rete”.
A promuovere questo “tavolo di marketing territoriale” sono: l'architetto Massimo Vallotto, promotore del Distretto di sostenibilità, referente per le relazioni esterne; Roberto Astuni, albergatore e presidente degli albergatori del Mandamento di Bassano, referente per le relazioni interne e Andrea Cunico Jegary, referente del piano di marketing strategico “Territori del Brenta” e per la comunicazione.

“Scopo dichiarato del progetto – spiegano i promotori – è quello di dotare il territorio di una propria strategia condivisa di comunicazione, oggi assente, facendo squadra sotto un unico “brand” territoriale e avviando la costruzione di un'identità forte che meglio specifichi il sistema dell'attrattività dei “Territori del Brenta” e la visione del territorio come “marca” da promuovere sul mercato turistico”.

”Ci siamo posti un periodo di tempo di un paio d’anni – aggiunge Astuni – per mettere le basi di un lavoro di rete sinergico che interessi i diversi settori di attrazione del territorio, dalla pista ciclabile che arriva dal Trentino, alle bellezze artistiche ed architettoniche della città, alle mura ed al castello di Marostica, a tanto altro ancora”.

Il Brenta intanto continua a scorrere, nella speranza che qualcosa di concreto si possa realizzare dopo anni di promesse ben poche mantenute.

 

nr. 04 anno XIX del 1 febbraio 2014



« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar