NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il "ritorno" della cara e amata bicicletta

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Il "ritorno" della cara e amata bicicletta

 Il boom delle granfondo di ciclismo, domenica si corre a Marostica. L'organizzatore Bombieri: «Un'occasione di riscoperta turistica e paesaggistica»

Il "ritorno" della cara e amata bicicletta (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)In un crescente uso della bicicletta va rilevato il successo delle granfondo ciclistiche che anche nel Vicentino, così come in tutto il territorio nazionale, stanno registrando, edizione dopo edizione, un sempre crescente numero di iscritti, sia a livello agonistico che di normali amatori.

Proprio in questi giorni, precisamente domenica 27 aprile, si correrà a Marostica la granfondo fi’zi:k, inserita nel circuito Alé Challenge, di cui l'appuntamento nella città murata rappresenta la terza tappa del circuito stesso, che ha avuto nella Granfondo Liotto-Città di Valdagno il secondo appuntamento lo scorso 13 aprile. Proprio a Marostica sono attesi alcuni "top riders" del professionismo che hanno già confermato la loro partecipazione: il siciliano della Movistar Giovanni Visconti, il trentino della Bmc Daniel Oss, l’austriaco del Team Sky Bernhard Eisel, già vincitore di una Gand-Wevelgem, oltre allo scozzese del Team Garmin David Millar che aveva già assicurato nei mesi passati la sua presenza, legata al progetto benefico An Eloquence of Movement. Assieme a questi campioni, nelle prime file della griglia di partenza, troveranno spazio anche i big del panorama granfondistico italiano in lizza: nella centralissima piazza Castello sono attesi, fra gli altri, Roberto Cunico (di cui si parla nel paragrafo in basso), fresco vincitore della Granfondo Liotto e leader del circuito, Dainius Kairelis, Alessandro Bertuola, Carlo Muraro e Marco Fochesato. In campo femminile le atlete da battere saranno le protagoniste delle prime due prove dell’Alé Challenge: Claudia Gentili e Astrid Schartmueller, quest’ultima trionfatrice del “mediofondo” sia a Cervia che alla Granfondo Liotto di Valdagno.

Per parlare del boom delle granfondo abbiamo contattato Sergio Bombieri, storico e decano organizzatore veronese, molto conosciuto anche dai ciclisti vicentini, soprattutto coloro che

partecipano alla G.F. "Cunego", gara inserita nel circuito Unesco. «Per la verità l'interesse per le granfondo è di vecchia data - ammette Bombieri - anche se effettivamente negli ultimi anni si sta registrando una crescita in fatto di numeri, anche per quanto riguarda i giovani e le donne. La formula vincente a mio parere è legato al fatto che con queste manifestazioni, in cui gli organizzatori sono abili nel proporre percorsi interessanti, garantisce maggiore sicurezza visto che le strade, a parte gli agonisti che corrono in piena sicurezza, è comunque tutelata negli incroci più pericolosi. I pacchi-gara sono sempre più ricchi e di fatto coprono il costo dell'iscrizione, mentre c'è poi la possibilità di rifornirsi ai ristori lungo il percorso».

«Io credo - aggiunge Bombieri - che nell'ambito delle granfondo sia giusto fare una distinzione: quella degli agonisti che vedono solamente il traguardo finale per puntare al

successo o a un piazzamento di prestigio e tutti gli altri che invece vivono la gara come gita in bicicletta e che quindi possono scoprire le varie località anche sotto il profilo della riscoperta turistica e paesaggistica. Proprio il fatto di non forzare troppo l'agonismo rappresenta la formula vincente per richiamare nuovi appassionati».  

 

Il thienese Roberto Cunico è in testa al ranking nazionale delle granfondo: «Guai a togliere le classifiche da queste gare, scapperebbero tutti»

Il "ritorno" della cara e amata bicicletta (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)È un personaggio simbolo del ciclismo vicentino ma anche nazionale, proprio delle granfondo. Roberto Cunico, nato il 18 novembre 1979 a Thiene, dove attualmente risiede, è infatti in testa al ranking italiano di questa specialità, che vede sfidarsi i cosiddetti amatori. «Gareggio tutte le domeniche dell'anno, con gare anche all'estero - racconta Cunico - credo di cavarmela bene a 34 anni. Amo il ciclismo al punto di aver diviso tutte le mie giornate in questo modo, pur con delle eccezioni in base agli impegni: tutte le mattine 3-4 ore di allenamento in bicicletta, poi nel pomeriggio dalle 14 alle 19 in ufficio per la mia attività part-time come consulente del lavoro (esperto nel settore contabile e fiscale, ndr.) e alle sera dalle 20 a mezzanotte altro lavoro part-time in un bar».

C'è da chiedersi per quale motivo Roberto Cunico non sia un professionista della bicicletta. È lui stesso a rispondere: «Ho corso nelle giovanili sino alla categoria allievi, quindi all'età di 16 anni, poi ho appeso la bicicletta al chiodo. Sono tornato a pedalare all'età di 22 anni, dopo aver concluso il servizio civile, e nell'arco di un paio d'anni ho raggiunto buoni livelli, disputando le prime granfondo. Mi allenavo con costanza ma ormai a 24-25 anni era impensabile poter pensare di entrare a far parte dei professionisti, troppo tardi. E così la mia sfida è stata quella di cercare di migliorarmi, mese dopo mese, spesso prendendo come riferimento il tempo dell'anno precedente. Mi sento ancora bene e sono motivato, per il momento vado avanti, senza pormi limiti».

Come si diceva Cunico è un personaggio con la "p" maiuscola, nel settore delle granfondo, conosciuto e benvoluto da tutti. Corridore, ma anche manager a tutti gli effetti. «Dirigo anche una squadra ciclistica, di cui sono io stesso un componente - racconta Roberto - si chiama Associazione sportiva dilettantistica "Team Beraldo", di cui fa parte anche l'ex- professionista Enrico Zen, che però può correre solo all'estero, in quanto le regole italiane, prevede che per correre con gli amatori, sia necessario che passino quattro anni. Una regola a mio parere assurda, perché ad esempio nell'atletica leggera si diventa master ad una certa età (35 anni, ndr.) e si può gareggiare assieme ai professionisti. Nel mondo delle granfondo esiste anche una discussione, in cui alcuni vorrebbero punire l'agonismo e quindi arrivare a togliere le classifiche: sempre a mio parere sarebbe un'altra assurdità perché sono sicuro che la quasi totalità dei partecipanti ha come obiettivo arrivare prima possibile o magari migliorare il proprio tempo. Se mai un giorno togliessero le classifiche, scapperebbero tutti o quasi. L'età massima per correre le granfondo? Non esiste, ci sono corridori che hanno oltre 60 anni. Un mio compagno di squadra ha iniziato a 32 anni, adesso ne ha 46 e talvolta mi batte».

 


nr. 16 anno XIX del 26 aprile 2014

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