NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Una storia della filosofia in versi

di Italo Francesco Baldo

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Una storia della filosofia in versi

L’Editrice Veneta ha pubblicato nella sua Collana Ricerca 2000 che raccoglie testi rari e inediti, il poemetto di Marco Napoleone Bonini, “Filosofia: versi”, una ristampa anastatica di un piccolo testo, pubblicato nel 1870 in onore del filosofo Terenzio Mamiani. In poche pagine e in versi l’Autore compendia tutta la storia della filosofia dalle origini ai suoi tempi. Un volume che ha già suscitato interesse per la modalità espositiva che ha trovato anche di recente cultori e di cui si è già parlato sulle colonne di questo giornale con la recensione “La filosofia all’inferno” nel numero 29 anno XIX del 26 luglio 2014”.

 

Introduzione

Il genere “storia generale della filosofia” nasce nel Seicento presso gli inglesi e gli olandesi (cfr. Th. Stanley, History of Philosophy: Containing the Lives, Opinions, Actions and Discourses of the Philosophers of every Sect, London, Moseley and Dring, 1655-1662, 4 voll) . Il loro terreno culturale è da ricercare in quel lavorio tra Quattrocento e Cinquecento che era stato compiuto dagli Umanisti e che è stato sondato con precisione dalle ricerche della scuola patavina di Giovanni Santinello (1922-2003) e la pubblicazione della Storia delle storie generali della filosofia in vari volumi e che comprende l’analisi degli sviluppi del genere stesso fino all’età hegeliana. Il motivo principale, per la nascita di questo “genere”, fu determinato dalla necessità di raccogliere “ogni elemento storico utile ad impostare un problema che non può essere risolto con la pura autorità del ragionamento.”

Non mancavano però nell’antichità esposizioni generali dei filosofi e delle loro concezioni, basti ricordare Diogene Laerzio con il suo De vita philosophorum o l’Historia philosophiae della pseudo-Galeno o i testi avversi alla filosofia d’Epifanio, Adversus haereses e quello d’Ermia l’Irrisio gentilium philosophorum ed in particolare quello, giuntoci in modo parziale, d’Ippolito di Roma Κατὰ πασῶν αἱρέσεως ἔλεγχος (Refutatio omnium haeresium) pubblicata solo nel 1851, Eunapio, Vite dei filosofi e dei sofisti e diversi altri. Nel corso del Medioevo non vi sono significativi esempi; il genere inizia, come abbiamo detto, la sua storia nel rinascimento e con caratteristiche precise nell’ambito inglese e con Th. Stanley che si richiama a F. Bacone e al suo concetto di progresso delle scienze, quale aveva esposto nel De dignitate et augumentiis scientiarum.

Lo sviluppo e la diffusione dei manuali di storia generale della filosofia hanno avuto successivamente importanti sviluppi nel mondo culturale tedesco, francese, italiano, ecc., fornendo testi di ricerca per gli studiosi, ad uso universitario, scolastico in particolare per i ginnasi e i licei, ma anche per la scuola professionale, le famose Realschulen tedesche. Di grande rilevanza, perché ebbe numeroso seguito fu l’Historia critica philosophiae a mundi incunabulis ad nostram usque aetatem deducta di Jakob Brucker (1696-1770), edita a Lipsia in 5 volumi tra il 1742-1744, cui si aggiungerà un sesto nella seconda edizione edita sempre Lipsia tra il 1766-1767. In Italia i primi importanti esempi li abbiano nel settecento con numerosi testi, tra cui ricordiamo, in particolare, quelli d’Appiano Buonafede, noto con il nome arcade di Agatopisto Cromaziano (1716-1793), con la sua Istoria e indole di ogni filosofia, Lucca, per Giovanni Riccomini, 1766-1781, 7 voll. 1766 e il Compendio di storia della filosofia, premesso al volume Istituzioni di logica, metafisica ed etica (Milano, Marelli, 1791-1792). Nei due secoli successivi appare una vasta mole di testi di storia della filosofia, soprattutto ad uso scolastico. Difficile è operare una recensione completa, alcuni sono stati editi a livello locale e hanno avuto scarsa diffusione come quello di G. G. Verdolini, Storia della filosofia, Ist. Padano di Arti Grafiche, Rovigo, 1953, 3 voll., pubblicato ad uso degli studenti del Ginnasio-Liceo Classico Statale di Legnago (VR) o quello, originale, di cui qui parliamo (Cfr. il mio I manuali di storia della filosofia e la riforma della scuola secondaria italiana, " Sapienza", 42 (1989), pp.56-64).

Una storia della filosofia in versi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

Giovanni Gentile

 

In Italia la riforma del 1923 di Giovanni Gentile, che sostituiva i Programmi dettati dal ministro Michele Coppino (1822-1901) nel 1867, considerava la filosofia come il fondamento per la formazione dello spirito, riformulò i programmi per i Licei. Nella visione idealistica, lo studio della filosofia era anche contemporaneamente quello della storia della filosofia e ciò era indicato senza rigidità e con la possibilità di approntare percorsi tematici. L’elemento caratterizzante il programma d’esame di Gentile era la lettura delle opere dei filosofi in relazione ai vari temi proposti. Vi fu una prima semplificazione dei programmi a cura dello storico e ministro Pietro Fedele (1873-1943) nel 1925, e una revisione nel 1936/37 dal ministro dell’Educazione nazionale Cesare Maria De Vecchi (1884-1949), che si allontanò dalla riforma Gentile nello spirito come nella lettera. La riforma di G. Bottai (1895-1959), Carta della scuola del 15 febbraio 1939-XVII, non ebbe che un parziale avvio e le vicende storiche del fascismo portano nel 1946 a riprendere il riferimento alla riforma Gentile. Tale prospettiva, nonostante numerosi dibattiti soprattutto tra il 1970 e il 1998, idee più o meno precise di cambiamento anche nella dizione della disciplina, non Filosofia, ma Scienze umane, ad esempio, e la riforma Luigi Berlinguer, legge 10 febbraio 2000 n. 30, e i piccoli cambiamenti introdotti successivamente, è ancora quella sostanzialmente in uso: si studia storia della filosofia e il voto è in Filosofia, con una serie di manuali, vastissima e di vario genere e validità scientifica, di cui i più noti, a livello universitario, restano ancora quelli curati da N. Abbagnano (1901-1990), da L. Geymonat (1908-1991), che affiancò alla storia della filosofia, la storia della scienza, e, tra i recenti, quello curato di G. Reale e D. Antiseri.

Non mancarono pubblicazione di manuali di Storia della filosofia a cura di studiosi vicentini, come Mario Dal Pra, Giuseppe Faggin e Franco Volpi per la parte contemporanea.

 Una storia della filosofia in versi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

Mario Dal Pra, Amore di sapienza, Profilo di storia della filosofia; Sommario di storia della filosofia e la cura di una Storia della filosofia con diversi autori.

Una storia della filosofia in versi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) 

Giuseppe Faggin, Storia della filosofia.

 

Una storia della filosofia in versi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Franco Volpi, vol. III della Storia della filosofia di E. Berti

 

Del dibattito intorno a nuove modalità per l’insegnamento della Filosofia è da ricordare di autori vari, tra cui lo scrivente, Modelli di ragionamento.(Roma-Bari Laterza, 1994 vol. I, Roma Aracne, vol. II e III). Non sono mancati numerosi compendi brevi ad uso del “ripasso” della disciplina da parte degli studenti, tra cui il più famoso è quello edito dalla casa editrice Ettore Bignami in 3 voll.

Meritano almeno un cenno i testi divulgativi della storia della filosofia a cura di L. De Crescenzo, un testo non privo di una certa verve comunicativa, e il romanzo/ trattato di J. Gaarder, Il mondo di Sofia (Milano, Longanesi, 1994), che ha cercato di accostare alle domande fondamentali che la filosofia pone (Chi sei tu? Da dove viene il mondo?) anche gli adolescenti; di questo testo è stata tratta anche un programma televisivo.

Accanto a tantissimi manuali, una piccola serie di esposizione della storia della filosofia in forma di poesia. I primi compaiono in Italia nel Settecento ed hanno i loro ultimi esempi, anche se non è propriamente vere e proprie storie generali della filosofia con Giuseppe Cirigliano, Filosofia in versi, Como-Pavia, Ibis, 2006 e il poema Le tribolazioni del filosofare. Comedia metaphysica ne la quale si tratta de li errori et de le pene de l’Inferno scoperta, redatta e commentata da A.C. Varzi et C. Calosi, Roma-Bari, Laterza 2014. Davvero interessante di quest’ultima opera, il canto XXVII, dove si narra della categoria dei “Cialtroni”, protagonisti non del pensiero scientifico, né di quello poetico-letterario, artistico in genere ma di quello, che ho denominato, “strazzone”. Questo, a mio giudizio, è figlio del nostro tempo, in realtà dell’incapacità di ammettere: “so di non sapere”. È spesso, purtroppo, generato dalle ideologie ad uso e consumo di abili politicanti di cui la storia sembra non poter fare a meno o dalle esigenze “pubblicitarie” di questa o quella ditta, di questo o quel personaggio televisivo o cinematografico..

La poesia è invero stata utilizzata per l’esposizione della filosofia fin dalle origini, quelle che si collocano nel mondo greco e poi in quello latino ed ha avuto, per citare solo alcuni, in Senofane, che cantava come aedo le proprie riflessioni, in Parmenide con il suo poema Sulla natura, Empedocle con il poema Sulla natura e il Carme lustrale e Tito Lucrezio Caro con il suo De rerum natura; un’opera fondamentale per la conoscenza del pensiero epicureo. Non mancano certamente altri autori e in poeti elementi di riflessione filosofica durante il corso dei secoli, tra tutti basti citare qualche verso del sommo poeta Dante, che nei primi nove versi in terzine, del I canto del Paradiso, compendia mirabilmente il cristianesimo e la filosofia di Aristotele nell’ottica di San Tommaso d’Aquino (cfr “La gloria di colui che tutto move / per l'universo penetra, e risplende/in una parte più e meno altrove”) Non dimentichiamoci di Giacomo Leopardi e altri, perché la poesia è spesso riflessione intuitiva della possibile dimostrazione e argomentazione di temi filosofici.

La poesia per l’esposizione del pensiero d’alcuni filosofi e anche della storia della filosofia, è però quasi sempre più un compendio o un’enunciazione delle principali riflessioni e non una compiuta esposizione del pensiero. Sono documenti d’interesse e sono spesso opera d’eruditi o d’elogiatori. La loro importanza, rispetto ai grandi storici della filosofia, è piccola, sono però una curiosità che desta interesse e ci apre ad un mondo di cultori, dove la filosofia era conosciuta ed apprezzata e testimonia come la poesia sappia anche essere occasione per la riflessione storico-filosofica. Ricordiamo in nota alcuni autori italiani che si sono cimentati in questo genere

 

2. Marco Napoleone Bonini

 Tra coloro che hanno scritto in forma poetica di filosofia e di storia della filosofia nell’Ottocento compare la figura di Marco Napoleone Bonini, poeta e drammaturgo, impegnato politicamente nelle vicende del Risorgimento italiano, coltivò studi di storia, di politica e di filosofia. A quest’ultima dedicò un’unica opera, quella che riproponiamo, tutta volta a celebrare il filosofo italiano Terenzio Mariani cui è dedicata.

Marco Napoleone Bonini, nacque a Parma nel 1810 e nella stessa città morì nel 1896. Ebbe modesti natali, figlio di Antonio e Rosa Oranger, svolse l’attività d’impiegato e cantò in versi argomenti politici e patriottici. Scrisse un poema lirico-epico rivendicante Roma all’Italia intitolato La Teocraziade e pubblicato nel 1869, una composizione di 200 sonetti divisi in dieci cantiche e altri testi.

La breve opera La filosofia ovvero Sviluppo e progresso dell’intelletto umano, fu composta nel 1870e fu edita nello stesso anno a Parma dalla Tipografia Armonio Sarzi. L’Autore la dedicò a Terenzio Mariani e alle sue opere più celebri: Le confessioni di un metafisico (Firenze, Barbera, 1865) e Le meditazioni cartesiane rinnovate nel secolo 19, (Firenze, Le Monnier, 1869). L’opera è composta da 28 strofe, di due sestine cadauna, in ciascuna delle quali il secondo verso rima con il quarto. Al termine vi sono alcune note,

I versi di Bonini che illustrano il progresso della filosofia nella storia pongono tra i primi filosofi gli Egizi, dopo che ebbe i primi sviluppi presso i Caldei e i Fenici, eredi di questa sapienza fu la scuola greca, in particolare Socrate, Platone e Aristotele che pur con il loro acume non risolsero tutti i dubbi che l’uomo si poneva. Emerge poi la scuola latina e il genio e l’anima di Tullio, ossia Cicerone e furono proprio i Romani a diradare le ombre del sapere con la diffusione della loro cultura nel mondo. Quando finì l’Impero, ritornarono però le tenebre, ma del genio sopito tornò ancora la voce. Ecco avanzarsi S. Boëzio (sic) e Cassiodoro. Si ebbe quindi il disfavillare delle fede di Cristo. Del Medioevo e dell’Umanesimo non si fa cenno. La ripresa della filosofia si ha con G. Bruno, G. Galilei e F. Bacone, seguono R. Cartesio, G. Leibniz e I. Kant. Una particolare attenzione è dedicata a G.B. Vico e alla sua posizione contro U. Grozio. Infine sono ricordati gli italiani A. Genovesi, V. Gioberti e chiaramente con evidenza T. Mamiani; infine Rosmini.

L’esaltazione del pensiero di Mamiani è la maggiore rispetto a tutti gli altri filosofi, occupa 4 strofe (22-26) perché è considerato l’apice della riflessione della scuola italiana. Infine tre strofe, 27-28, sono dedicate ai giovani invitati a “pascere l’alma d’onor beltà” e “ ad illustrar la patria”; l’ultima all’Italia che sappia progredire nella cultura e nella gloria.

Il testo esalta dapprima l’origine divina della filosofia “ donna eterea che tutte le cose scruta” e che indaga il vero in ciò che da Dio è mosso, poi con rapidi cenni Bonini ricorda come ella “ s’avvinse al cuore di Socrate e di Platone e s’infuse in Aristotele. Il periodo delle invasioni barbariche getta l’oscurità sul pensiero, “tenebra piombò” ed emersero solo Boezio e Cassiodoro, grande fu la fede cristiana, ma nessun cenno né alla Patristica né, recependo l’avversione d’origine illuministica, alla Scolastica, né all’Umanesimo. Furono “i potenti logici” ad iniziarono, con l’evo moderno, a dare nuova luce,

L’Autore sostiene, infatti, che dopo la scuola greca e latina, emerse quella italica con Dante, Bruno, Telesio, Campanella. Furono soprattutto G. Bruno e Galileo Galilei che subirono il rogo per le loro rivelazione e la verità dello loro dottrine, a fra riprendere il cammino della filosofia, che ebbe in F. Bacone un valido esponente nella ricerca del vero.

L’invito finale è rivolto ai giovani, essi debbono portare la mente al sapere e seguire le virtù per illustrare l’Italia, la patria recentemente unita, e portarla a gloria e ciò indica anche che la filosofia ha per scopo il bene civile.

Un’opera di celebrazione e d’invito, ma che apre ad ammirazione e a considerare che l’uomo con la filosofia progredisce e giunge alle più alte vette del sapere.

L’opera non ebbe grande diffusione, non si può certo parlare di “buona sorte”. È un’opera scritta e pubblicata per onorare e diffondere l’importanza della filosofia e per onorare un filosofo apprezzato: Terenzio Mamiani.

 

 

Conclusione

Una storia della filosofia in versi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ciò che preme rilevare è che, secondo il Bonini e noi non possiamo che accordarci, lo studio della filosofia nobilita gli animi e li spinge a cercare il vero, il bene e anche il bello nella propria vita e in quella del Patria; tutto ciò con la consapevolezza di una storia che accomuna tutti gli uomini nella tensione a fornire risposte ai grandi quesiti che ci invitano a riflettere sulla condizione umana e il suo grande valore nell’universo.

 Una storia della filosofia in versi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

nr. 41 anno XIX del 22 novembre 2014



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