NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ma perché la cultura è sempre più bistrattata?

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Ma perché la cultura è sempre più bistrattata?

ARTE E PESCI IN FACCIA- Chiaro che una impennata di queste proporzioni finirà per lasciare il segno. Meneguzzo non parla mai di altro livello di arte, parla piuttosto della tendenza dei grandi musei a considerare la grafica, anche quella di grandissimo valore, alla stregua di una Cenerentola se messa al confronto con i gradi capolavori che fanno da richiamo delle operazioni di promozione maggiore. La dimostrazione che questa tesi è fondata arriva da tanti segnali che vedono i musei maggiori imprigionati nella loro esclusiva capacità di lavorare sui capolavori. Efficace il confronto con l'eventuale faccia a faccia -se fosse possibile- tra il valore di un'opera palladiana e quello di una antica contrada storica: l'approccio è diverso, la fruizione anche, ma chi si sentirebbe di dire che quella contrada è priva di significati profondi per la storia della sua gente e per la descrizione del costume che ha accompagnato quella storia? Non per nulla quando Prada ha aperto a Venezia a Ca' Corner una mostra forte di oltre 700 pezzi in quelle sale è entrata trovandovi largo spazio anche una parte della collezione del Casabianca. Dopo di che è probabilmente superfluo ricordare lo stato penoso in cui in generale continua a vivere il mondo dell'arte italiana, forte è vero di oltre la metà dell'intero patrimonio mondiale, eppure continuamente afflitto o da incuria colpevole -vedi gli scavi di Pompei- o peggio ancora se possibile dal succedersi di provvedimenti legislativi nessuno dei quali sembra collegato con quello precedente contribuendo in tal modo a togliere ulteriore equilibrio alla visione di assieme o alla costruzione di un progetto che si continua a indovinare molto lontano e inadeguato rispetto alle necessità. Prendere a pesci in faccia l'arte significa anche non tener conto che una corretta e ordinata offerta su questo terreno produce con certezza risultati economici molto rilevanti, come ad esempio l'incremento del turismo. Al momento attuale, tanto per fare un esempio molto esplicito, c'è la politica del ministro Franceschini che non suscita, diciamo così, incondizionata approvazione. Basti un'occhiata ai provvedimenti che coinvolgeranno le Ville Venete...

Ma perché la cultura è sempre più bistrattata? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"CONDANNANO LE VILLE VENETE"- Con trecento soci, l'Associazione dei proprietari delle Ville Venete sta attraversando una fase a dir poco problematica della propria esistenza. Si sussurra di provvedimenti che aumenterebbero di dieci volte rispetto all'attuale il carico fiscale e questo naturalmente suscita non solo una vera e propria rivolta, ma anche preoccupazioni più che giustificate. A Thiene c'è stata l'assemblea dell'associazione. Fernando Rigon, studioso conosciutissimo, già direttore dei musei di Vicenza e Bassano, esponente di punta del mondo dell'arte nazionale e non, dice che l'operazione messa in atto dal governo con la firma di Franceschini è un attentato in piena regola alla conservazione del patrimonio in questione: "Ci stiamo domandando dove vada a parare questa operazione che distruggerà di fatto il patrimonio perché nessun proprietario sarà in grado di sostenere una impennata delle tasse di questa proporzione. Il ministro infatti ha fatto anche dell'altro, nominando D'Averio ad un ruolo che non capiamo. Io so che molti miei colleghi direttori di musei mi hanno telefonato per dirmi che avendo raggiunto i limiti della pensione fanno i loro conti e restano a casa. A Vicenza non c'è direttore, a Bassano non ci sarà tra poco. Quel che dobbiamo domandarci è se questa strada del neocapitalismo applicato all'arte e alle istituzioni dell'arte non sia destinato a provocare alla fine la vera rovina di tutto il settore. Mi domando anche se ci sia ancora la intenzione peraltro di istituto che detta la regola della conservazione e della tutela delle opere. Se tutto viene fatto in funzione di quel che ne avrà il turismo come ricaduta economica non sono d'accordo affatto. Finirà che al posto dei chirurghi andranno ad operare i barbieri, con tutto il rispetto per la categoria...". Se tutto questo è una firma posta sotto il verdetto che le Ville Venete debbono trasformarsi in macerie riutilizzabili, conclude il prof. Rigon, meglio cambiare discorso.

IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI- Difficile e ingrata la posizione di istituzioni che la crisi e le restrizioni di spesa hanno relegato in fondo alla fila di quelli che possono fare qualcosa. Soldi non ce ne sono, o meglio: ci sono ma sono bloccati, e le vicissitudini di ciascun ente parlano da sole. Lasciando da parte i Comuni che sono i più sofferenti, o la regione che qualcosa fa, rimangono le Provincie, destinate alla cancellazione. La Provincia di Vicenza sta lavorando a termine con alcuni consiglieri che affiancano la presidenza avendo deleghe specifiche, ma naturalmente disponendo di modeste possibilità, anche perché la competenza in fatto di cultura per una Provincia si accentra quasi tutta nella cura e manutenzione delle scuole superiori. Chiara Luisetto, sindaco di Nove e consigliere provinciale con delega per la cultura e l'istruzione, conferma appunto tutto ciò: "Sto prendendo uno ad uno i vari settori per conoscerli, scuole e biblioteche prima di tutto, molto avverrà quando si preciserà il ruolo dell'ente; in linea di massima penso che le iniziative culturali e i patrimoni che le caratterizzano dovrebbero essere valorizzati, diventare oggetto di strategie. Nonostante le attuali condizioni di restrizione di finanziamenti, penso che il discorso però sia politico per cui semmai è il presidente a doverne parlare". Dopo di che c'è l'altro ruolo delle istituzioni, quando ricevono in donazione un patrimonio privato. Al Comune di Schio è stata data in comodato per venti anni la collezione di Guido Cibin, morto nel 1947, collezione che consiste in migliaia di documenti e testimonianze sulla guerra del 15. Al Comune gli eredi di Cibin hanno affidato il compito di custodire, curare l'inventario, rendere fruibile tutto il materiale a cittadini e studiosi. In primavera sarà organizzata una prima mostra a palazzo Fogazzaro. In questo caso è il pubblico che viene sollecitato dal privato ad occuparsi di un patrimonio, in questo caso soprattutto storico. Ma è il percorso inverso che non funziona più: se si capisce per le scarse capacità di spesa delle amministrazioni, ci si domanda perché non esista più quella formidabile corrente culturale che in altri anni attraverso gli investimenti di imprenditori del calibro dei Marzotto o dei Rossi alimentò veramente il nuovo di qualità.

albanese (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"DOVE SONO FINITI I MECENATI"- Forse serve una visione del gioco un po' più ampia di quella provinciale, forse l'abitudine a maneggiare cose davvero importanti, cultura e spettacolo in primo piano, costruisce un livello estetico di giudizio che dovrebbe rappresentare una garanzia per tutti. Flavio Albanese è sicuramente in questa particolare condizione, è tra l'altro un estimatore della primissima ora di Giobatta Meneguzzo. Il suo giudizio è molto chiaro: "Il Casabianca è un fenomeno irripetibile tra l'altro molto bene considerato a livello internazionale, supera tutti i confini, non si ferma certo a Malo ma tanto meno alla provincia di Vicenza. Il fatto che si sia costretti a vendere i pezzi unici per potersi garantire un ulteriore periodo di attività perché altrimenti la conclusione sarebbe inevitabile, significa secondo me non che il settore pubblico è indifferente a questi problemi, ma indifferente invece è il privato. Se andiamo indietro negli anni ci accorgiamo che sono stati nomi come Marzotto, Rossi, Pellizzari a tenere alto il livello culturale di questa provincia contribuendo in modo decisivo alla sua notorietà anche dal punto di vista del patrimonio storico e artistico. Oggi dobbiamo purtroppo constatare che il mecenatismo di quella qualità non esiste più, vedo che ci si sforza di acquistare grandi opere pittoriche magari del 600/700 il cui valore secondo critica e valutazione è tutto da verificare, mentre non ci si preoccupa affatto di riconoscere la bontà vera di quel che abbiamo in casa, quel che ci viene invidiato all'estero, quel che è oggetto di ammirazione davvero incondizionata nel mondo e che invece qui è vittima di un continuo affanno. Dove sono finiti gli imprenditori illuminati?".

 

nr. 44 anno XIX del 13 dicembre 2014

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