NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Figure in dinamica espansione

Dipinti di Miraldo Beghini presso “Schio Hotel” a Schio

di Giovanna Grossato

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Figure in dinamica espansione

Un allestimento molto ricco quello in corso negli spazi di Schio Hotel, a Schio, con opere che appartengono alla produzione pittorica degli ultimi quindici anni di Miraldo Beghini. Utile a dare conto della forza espressiva del maestro vicentino che da più di cinquant’anni opera con ampio riconoscimento nel mondo dell’arte.

Figure in dinamica espansione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La “galleria” di dipinti di grandi dimensioni nella sala principale a piano terra, nel ristorante, e i dipinti più piccoli nella hall e nei salotti, prendono l’avvio da un olio su tela del 2003 che rielabora ed interpreta con intensità espressionista i temi della famosa “Gigantomachia” che si sviluppa nel lungo rilievo marmoreo dell’altare di Pergamo, capolavoro ellenistico del II secolo a.C.

Accanto a quest’opera, in cui l’intreccio dei corpi avvinghiati spasmodicamente viene espresso con segni cromatici di grande forza, la sequenza di dipinti successivi offre altre visioni del dinamismo gestuale così tipico del pittore che spesso, partendo dalla figura umana, mette in scena nudi e danze di intensa ed elegante suggestione erotica.

Il gruppo di dipinti, che utilizza su tela varie tecniche - sebbene l’olio, l’acquerello e la tempera siano quelle privilegiate - offre la possibilità di osservare la costanza stilistica dell’artista. Uno stile molto personale e determinato fin dagli esordi, che attraversa la sua carriera pur con i cambiamenti, le evoluzioni e le maturazioni che un artista sensibile e intelligente si trova a dover affrontare nel corso del tempo.

Questa cifra così esplicita e riconoscibile è individuabile soprattutto nella qualità e nella sicurezza del gesto, molto ampio e deciso, che si muove senza pause né ripensamenti e che riesce a costruire l’intera struttura del dipinto avendo una precisa consapevolezza dei campi cromatici, delle proporzioni tra le parti e della presa di possesso delle figure nello spazio.

Altra caratteristica fondamentale dell’arte di Beghini sta nell’uso del colore. Un momento della sua poetica in cui il pittore si muove su tempi lunghi, riflessivi e ripensati, anziché sull’immediatezza, e a volte la furia, del gesto. C’è spesso nei suoi quadri l’impiego di una grande varietà e vivacità cromatica e tuttavia ogni lavoro possiede un tono di base tutto suo, evidentemente interprete di uno stato d’animo pittorico. Così, pur utilizzando molti colori, una tela appare più “rossa” o “verde”, squillante e satura oppure modulata, soffice e silenziosa.

La grande padronanza del colore è il risultato di un’empatia profonda col dato naturale ed una particolare capacità dell’artista di cogliere del mondo oggettivo le qualità intime e sostanziali del colore, quasi che fosse in grado di vedere le cose secondo le loro caratteristiche cromatiche.

Figure in dinamica espansione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)È un po’ quello che accade per molti quadri di Van Gogh, tra cui i famosi “Girasoli”: in essi l’artista vede, e sa riprodurre, le qualità ontologiche dei bruni e dei gialli, l’anima stessa che rende quei fiori ciò che essi sono nella loro esistenza e sostanza fisica.

La versatilità di Beghini include poi una grande sensibilità nella costruzione dei paesaggi e dei ritratti, specialmente ad acquerello e a tempera, e una qualità del disegno che si esprime anche nell’incisione.

La sua formazione, ampia e varia, ha preso l’avvio con la modellazione della ceramica. Un’attività che si è protratta negli anni e nel corso dei quali Miraldo Beghini ha prodotto sculture anche di grandi proporzioni, oltre che piatti e suppellettili di raffinatissima originalità. Una pratica della materia plastica che probabilmente non è nemmeno estranea al fatto che la sua pittura abbia una spiccata propensione alla volumetria, alla tridimensionalità delle figure e degli oggetti che sono solidamente collocati nello spazio. E anche alla produzione di formidabili paesaggi, figurativi ma essenziali, rapidissimamente risolti con acquerello in pennellate minime e con padronanza dello spazio prospettico.

La formazione di Miraldo Beghini prosegue a Venezia; prima a San Stae, dove sotto la guida di Miro Romagna segue l’insegnamento di tecnica della pittura e composizione, poi all’Accademia di Belle Arti, con Santomaso e con Vedova del quale egli fu anche assistente agli inizi degli anni Settanta.

Furono maestri che lo aiutarono a maturare la sua propensione già spiccata nei confronti della figura e naturalmente lo misero a contatto con le esperienze di un linguaggio artistico che, in quegli anni, era in significativo fermento.

Ugualmente importante anche sul piano della ricerca formale e sperimentale, fu

L’esperienza di Salisburgo che data all’inizio degli anni Sessanta e che lo mise a contatto con pittori affermati e in particolare con Oskar Kokoschka che teneva nella città tedesca i corsi della Sommerakademie. Kokoschka mostrava di apprezzare la particolare disposizione artistica di Beghini e in quell’ambito Miraldo ebbe modo di confrontare il suo rapporto con la figura umana, verso cui era già proteso, privilegiando lo studio del corpo e di alcuni aspetti dell’identità fisiognomica. Dato questo che appare assai efficace nei numerosi ritratti di tanti personaggi – noti e meno noti - che ancora oggi Beghini continua a realizzare e che sono così intensamente rivelatori, oltre alla “somiglianza” fisica, dell’estensione psicologica del soggetto.

Relativamente al suo rapporto con l’arte astratta si può affermare che lo stile di Beghini, pur sottraendosi in gran misura ai modi del figurativo, per molti versi ne rimane legato. Certo non involontariamente, ma anzi con una tenace volontà, quasi a voler mantenere, pur nella libertà espressiva estrema, un dialogo con la realtà e con la storia. Il suo “informalismo”, che comunque resta sempre lontano dal rigorismo geometrico di un certo filone astratto, oscilla tra l’inclusione dell’elemento oggettivo trasfigurato, e una non figuratività più insistita, praticata in alcuni collage o in opere che prendono le mosse dai collage per espandere un dettaglio particolarmente suggestivo. Qui le figure perdono quasi completamente la loro intenzione oggettiva per divenire pure forme colorate che si articolano in uno spazio piano su cui si concentra tutta la forza volitiva della tensione pittorica.

 

La mostra “Figure in dinamica espansione” allo Schio Hotel, in via Campagnola 21/A, a Schio inaugurata venerdì 5 dicembre, rimarrà allestita fino a giovedì 8 gennaio 2015.

 

nr. 44 anno XIX del 13 dicembre 2014

Figure in dinamica espansione (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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