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Ritorno su un argomento che potrebbe essere considerato superato, visto che se ne è parlato e scritto una settimana fa, ma che, a mio parere, è, al contrario attualissimo. Il tema è, evidentemente, quello del futuro utilizzo della Basilica Palladiana. Ha scritto, anzi titolato un lungo e articolato testo il Giornale di Vicenza, per la penna del giornalista Gian Marco Mancassola “Chiuso il ciclo di Goldin Vicenza ora è una meta” parola del Sindaco Variati. A parte il fatto che, non son passati, da allora due giorni che, con un strano compiacimento del Bulgarini D ‘Elci, il dot. Goldin fa sapere che non sarebbe contrario a rientrare in Vicenza, naturalmente con una mostra-evento (questa è la sua specialità) fra un paio d’anni. Dico strano compiacimento perché proprio nell’articolo sopra citato il vicesindaco assessore alla crescita, affermava che era giunta l’ora di avere attenzione alla identità culturale del territorio. Faccio una parentesi per dire che mi pare cosa assi giusta quella di organizzare in Basilica una mostra sul centenario della Grande Guerra del 1915/18.
Il Museo del Risorgimento è più che attrezzato per fare questo, sia dal punto di vista del materiale posseduto e altro certamente in grado di essere reperito, sia per le indubbie qualità culturali e organizzative dell’attuale dirigenza del museo stesso.
Il dott. Mauro Passarin, autore e coautore di molti interessanti testi, ha collaborato con altre realtà museali proprio in relazione a questo argomento. Credo che Vicenza e la sua provincia farebbe un’ottima figura nel panorama nazionale delle celebrazione della Prima Guerra Mondiale.
Tornando al futuro della Basilica ritengo incerto il modo in cui, da quello che si legge, la Amministrazione intenda affrontare questo tema. La Basilica Palladiana è di per se un richiamo straordinario e questo indipendentemente dalle iniziative che ospita. Ma se alla casualità, alla improvvisazione, anche alla serie di avvenimenti, più turistici che culturali, non per questo meno interessanti, si inserisce un ragionamento di utilizzo organico, scientificamente sostenuto, proprio in funzione di una sempre maggior conoscenza del territorio, anche economicamente (punto dolente ma non irrisolvibile nonostante i tempi difficili) e si sposa il concetto di continuità - organicità-articolazione e lo si imposta sul terreno della cultura credo che si potrebbe scrivere una pagina della storia culturale di Vicenza, e del Veneto, significativa.
L’obiettivo, a mio avviso, non sarebbe solo quello di una richiamo turistico, spesso legato al mordi e fuggi, destino comune a tutte le mostre evento in qualsiasi parte del mondo avvengano, ma comunque da non trascurare, e porre l’accento sul fatto didattico, sull’aspetto della costante ampliamento della conoscenza da parte del visitatore. Non è certamente un dato negativo, anzi, quello di una maggior presenza di forestieri nei nostri alberghi e nemmeno che si aprano nuovi locali, bar e ristoranti, in Centro Storico. Ma penso che l’ambizione di una saggia amministrazione sarebbe quella di far si che vi sia anche una crescita culturale e civica della città e di tutto il territorio vicentino. Un obbiettivo del genere è certamente più impegnativo di quello ricercato fino ad ora e che, in realtà, è stato affrontato e risolto, in questi termini, praticamente da Linea d’Ombra.
Vanno coinvolte intelligenze, culture e conoscenze scientifiche le più diverse, settori economici, entusiasmi e anche esperienze “politiche”. Quindi capacità di dialogo e di condivisione a largo raggio, anche extra provincia. Ha dichiarato il Sindaco che “….abbiamo imparato come si organizza una campagna di comunicazione, come si fa il marketing. Abbiamo idee coraggiose”. Non male, ma non è sufficiente per far crescere culturalmente una società. Ma di questo magari ne scriverò una prossima volta.
Mario Giulianati
